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IAM srl, perché è così importante classificare i rifiuti prodotti

da Redazione

Può rappresentare – e in questo caso mi rivolgo in particola modo alle imprese –, attraverso la conoscenza e la cultura, una buona strategia che permetterà di tagliare alcuni costi.

 

di Mattia Marinelli

 

Con una certe frequenza, come i nostri lettori ben sanno, abbiamo trattato la classificazione e identificazione dei rifiuti. Torniamo volentieri sull’argomento perché, oltre ad essere la base di tutto, può rappresentare – e in questo caso mi rivolgo in particola modo alle imprese –, attraverso la conoscenza e la cultura, una buona strategia che permetterà di tagliare alcuni costi. Ma andiamo con ordine.

Per “classificazione e identificazione” non intendo semplicemente suggerire di mettere la carta assieme alla carta e la plastica assieme alla plastica (pratica comunque lodevole e non ancora del tutto assimilata nelle imprese anche del nostro territorio) e di mescolare tutti gli altri rifiuti sotto il nome di “indifferenziata”, ma piuttosto di prendervi qualche minuto in più per attivare azioni che, oltre a fare bene alla salute delle persone e dell’ambiente, possono permettere alle aziende di trasformare un segno “meno” (quello delle spese che si devono sostenere per lo smaltimento) in segno “più”, ovvero in entrate. E questo lo dico andando forse un po’ contro i nostri interessi: per le imprese che lavorano in questo settore, come la IAM srl, maggiore sono i rifiuti “indifferenziati”, maggiore è il business.

Ma torno a quanto affermato poco fa: il passaggio dalla spesa al guadagno. Molto spesso, per pura praticità, le realtà imprenditoriali e produttive della Repubblica di San Marino sono dotate di un contenitore in cui inserire i rifiuti misti. Nulla da dire o da replicare, per carità. Però una piccola pulce nell’orecchio la voglio mettere lo stesso. Una scelta di questo tipo, tradotta in costi, significa che per lo smaltimento si possono esborsare anche 6-700 euro. Ovviamente parliamo di cifre che non muovono le montagne, però credo anche che a tutti possa far piacere tenerli nel portafogli e magari spenderli per qualche hobby, o un viaggio, o solo per una cena. Perché quindi invece di pagare per lo smaltimento, non provare a trarre qualche profitto?

In maniera snella, vi do una classifica dei materiali più preziosi: per quel che concerne gli imballaggi, la carta e il nylon. Parlando invece di metalli, ottone, rame, piombo e alluminio, se suddivisi, possono trasformarsi in un discreto gruzzoletto.

Ma al di là dei possibili guadagni, un ruolo assolutamente centrale spetta alla salute delle persone e dell’ambiente. Mentre per la “schedatura” di alcuni rifiuti basta anche una valutazione visiva – mi riferisco per esempio alla plastica e al vetro –, per altri l’analisi diventa più difficile. E’ il caso dei rifiuti pericolosi, come i fanghi e i liquidi. Non mi stancherò mai di dire che, se non si è certi al 100%, è sempre meglio chiamare chi si occupa di gestione dei rifiuti: basta una telefonata, una visita in loco, per avere tutte le risposte e soprattutto una corretta procedura di smaltimento.

L’argomento mi dà l’occasione per tornare su uno dei nostri “cavalli di battaglia”: il pericolo che deriva dall’amianto. Nonostante circolino documentazioni che attestino che una determinata lastra sia esente da fibra di amianto, il mio consiglio è sempre quello di far fare un’analisi chimica. Con una spesa di poche decine di euro, si ha la certezza della sua composizione e della sua pericolosità o meno per la salute dell’uomo.

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