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Una frase che ci esce spesso dalla bocca

da Simona Bisacchi

“Non ne posso più”. Vi è mai capitato che vi uscisse questa frase di bocca, senza che voi nemmeno ve ne accorgeste? Senza il vostro permesso? Solo per l’esasperazione del momento? Un attimo prima eravate zitti e decisi a restare tali. Poi vi siete ritrovati con questa espressione a forzare la barriera dei denti e a essere pronunciata a voce alta. A volte altissima.

Il fatto è che “Non ne posso più” non è una semplice esclamazione. È un preciso invito a dire “basta”. Non agli altri. A sé stessi. Quando non se ne può più, c’è qualcosa che va modificato.

La scuola salernitana – la prima scuola di medicina dell’Occidente, in epoca medievale – insegnava che quando si sta male, in attesa che arrivi il medico, bisogna mettere in pratica alcuni accorgimenti di base: “l’animo lieto, la quiete e la moderata dieta (dal trattato in lingua latina “Regimen sanitatis salernitatum”). Anche quando non se ne può è utile ricorrere a piccole, semplici, modifiche delle nostre abitudini.

Modifica la reazione.

Invece di gridare, invece di inveire, quietati – un istante o due giorni – per scovare quell’animo lieto, che tutti conserviamo in qualche soffitta o scantinato dentro di noi.

Modifica le coordinate della quotidianità, vale a dire modifica gli obiettivi e le priorità da seguire per affrontare le situazioni e le persone. È esattamente come quando si è in viaggio: se vogliamo cambiare meta, dobbiamo cambiare percorso. Anche Pitagora ci incoraggia: “Scegli sempre il cammino che sembra il migliore anche se sembra difficile: l’abitudine lo renderà presto piacevole”.

Se si vogliono nuovi risultati, si deve seguire una nuova rotta, nuovi modi di fare, nuovi atteggiamenti.

Modifica il tempo che impieghi per realizzare le tue idee, per finire i tuoi lavori. Non sempre la velocità ci rende liberi di fare più cose. A volte ci spinge solo a farle male e senza dare loro il giusto valore. Modifica lo spazio che hai intorno. Rendilo più semplice. Togli tutto quello che non ti rappresenta. Modifica il salotto perché possa accogliere amici e possiate parlare. Riempilo di luce, usa candele se mancano le lampadine.

Modifica le risposte che dai. I toni. Modifica il modo in cui ti mordi la lingua, perché a volte bisogna mordersela davvero forte per non creare problemi successivi.

Modifica la scala dei tuoi interessi.

Modifica il modo in cui guardi gli altri e smettila di giudicarli, perché la tua felicità non dipende da loro. La realizzazione dei tuoi sogni non dipende da loro. E non puoi far dipendere da loro il tuo umore. “Uniformità di umore, mitezza e naturale serenità fanno la felicità della vita privata” secondo Nietzsche: tutti aspetti che dipendono solo da se stessi, dalla propria volontà, dal proprio modo di porsi nei confronti del mondo e delle persone.

Modifica il peso specifico che le opinioni e le ragioni degli altri hanno sulla tua quotidianità. Considera che “La gente pensa a noi infinitamente meno di quanto crediamo” (Sandro Veronesi, “Caos calmo”). E non mettere becco sulle loro scelte: proverai una libertà che nemmeno sulla cima di un colle deserto potrai assaporare.

Modifica le tue di scelte, ogni giorno, un po’ per volta, partendo da quelle minime, apparentemente insignificanti, per poi passare a quelle importanti, in cui corri rischi e di cui sei pronto ad accettare le conseguenze. Perché a forza di compiere modifiche, avvertirai una notevole variazione in termini di forza e coraggio. E ripensando a tutto quello che ti infastidiva e ti affliggeva prima, ancora una volta non ne potrai più…

Sì, ma non ne potrai più dal ridere.

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