Il fatto che sia un pesce solitario lo pone già tra le prede più sfuggenti, anche per una innata diffidenza per tutto ciò che è opera dell’uomo.
di Daniele Bartolucci
Il San Pietro è un pesce d’acqua salata molto ricercato per le sue carni, considerate tra le migliori al mondo. Preferisce vivere su fondali sabbiosi a profondità che variano tra i 50 e i 200 metri, anche se (come avviene in Adriatico), non è raro incrociarlo in acque più basse. Pur essendo quindi un assiduo frequentatore dei nostri mari, non è sicuramente facile da catturare. Il fatto che sia un pesce solitario lo pone già tra le prede più sfuggenti, anche per una innata diffidenza per tutto ciò che è opera dell’uomo. Per questo, vista la continua richiesta delle sue carni prelibate, la pesca professionale si svolge per lo più con le reti a strascico, oppure con i palamiti. E’ comunque un trofeo eccezionale per i pescatori sportivi, che sognano sempre di portarne uno a casa dopo una battuta a bollentino. Si tratta di un predatore atipico in effetti: il suo corpo non gli permette scatti rapidi come alcuni “colleghi”, ma la sua bocca può estendersi all’improvviso per afferrare piccoli pesci e crostacei, di cui si nutre. Non si sforza molto, insomma. Come si conviene ai personaggi famosi. Questo pesce, infatti, ha una storia leggendaria alle spalle: il suo nome deriva proprio da San Pietro che, secondo il mito, lo estrasse dall’acqua per zittire alcuni scettici, estraendovi dalla bocca una moneta d’oro. Lì dove il Santo lo afferrò, sono rimaste impresse le impronte, formando i caratteristici cerchi neri.