Home FixingFixing Il 2015 chiude quasi pari 2016: deficit a 10,8 milioni

Il 2015 chiude quasi pari 2016: deficit a 10,8 milioni

da Redazione

Cresce il costo dei dipendenti PA e preoccupa la spesa per le pensioni. Capicchioni (Finanze) lancia il Programma Economico 2017 e spinge sull’IVA.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il Programma Economico per il 2017 è pronto. Il Segretario per le Finanze, Gian Carlo Capicchioni, l’ha presentato in Commissione, convocata a metà del Consiglio Grande e Generale di luglio.

 

PAREGGIO DI BILANCIO SFIORATO PER POCO

Pur riconoscendo che “i dati relativi alla chiusura del Consuntivo 2015 sono ancora provvisori in quanto mancano i dati definitivi relativi alla categoria l dell’entrata riguardante il cap. 20 Imposta generale sui redditi”, ha spiegato Capicchioni, “il consuntivo finanziario 2015 chiude con un disavanzo d’amministrazione di € 403.024,09 a fronte di un disavanzo stimato in sede di variazione al bilancio di previsione pari a € 7.710.266,77”.

Insomma, l’auspicato pareggio di bilancio, anche nel 2015 non è arrivato, ma si è arrivati talmente vicino che “il positivo risultato della chiusura del bilancio consuntivo 2015 si auspica sia confermato o addirittura migliorato in seguito della riscossione del conguaglio IGR 2015”.

E comunque, “l’obiettivo è raggiungere l’equilibrio di bilancio, da perseguirsi nel corso della gestione 2016 a cominciare con la prossima variazione al bilancio”.

Anche se, va evidenziato, non saranno più 400mila euro come da Consuntivo 2015, bensì di nuovo 10.846.427,15 di euro, che, annuncia Capicchioni, “in sede di Variazione al Bilancio 2016 sarà prioritario ridurre il disavanzo previsto attraverso entrate aggiuntive (ad. esempio derivanti da confische) e con la riduzione delle spese mediante la clausola di salvaguardia (è ipotizzabile che solo una parte sia recuperabile come possibile economia di spesa) o la diminuzione di ulteriori spese non obbligatorie”.

 

ALLERTA PENSIONI: TROPPO ALTA LA SPESA DELLO STATO

In tal senso, spiega Capicchioni, “la voce di spesa che richiede una maggiore attenzione e monitoraggio riguarda la spesa a carico dello Stato per il sistema previdenziale, in quanto in assenza di interventi correttivi da introdurre già dall’anno in corso rischia di raggiungere nei prossimi esercizi livelli di spesa difficilmente sostenibili per il Bilancio dello Stato, (spesa prevista per il 2016 €17 milioni, spesa preventivabile per il 2017 ulteriori 8/10 milioni). Un impegno preciso è stato assunto con l’articolo 61 della legge 22 dicembre 2015 n. 189 che prevede la presentazione entro il prossimo 30 settembre di una proposta complessiva di riforma del sistema previdenziale.

 

INTERVENTI PER RIDURRE IL DISAVANZO

Come detto, obiettivo del Programma Economico è anche quello di riequilibrare i conti dello Stato, per cui quei 10,8 milioni di disavanzo vanno azzerati. Per farlo occorre proseguire sulla strada della spending review, ma anche Capicchioni ammette che su tale strada qualche ostacolo c’è stato e ci sarà. La voce più consistente è quella per i dipendenti pubblici, che sono diminuiti nel corso degli ultimi anni, ma nonostante questo “la spesa per il personale dipendente al 31 maggio 2016 rispetto al maggio 2015 registra un lieve aumento del 0,17%”. E non finisce qui, perché “dovrà essere valutato per il 2017 il costo per il reperimento di nuovo personale con bandi di selezione e di concorso a seguito dell’approvazione del fabbisogno”. Insomma, su questo fronte, la spesa dello Stato non verrà ridotta, anzi. Economie di spesa, comunque, si possono fare in altri modi, ad esempio cambiando la strategia di finanziamento dello Stato, oggi totalmente appoggiato sul sistema bancario interno.

Tra le linee guida, Capicchioni prevede infatti anche il “prestito obbligazionario Internazionale”, ma è una “soluzione da valutate attentamente perché presenta costi di emissione molto onerosi”. Meglio invece il “finanziamento per il tramite di una banca internazionale: possibilità da verificare anche attraverso la governance di BCSM. Gli attuali tassi bassi di interesse sui mercati internazionali potrebbero presentare un’opportunità e una gestione più semplice.

Il reperimento di finanziamenti esterni dovrebbe essere coordinati con una ristrutturazione del debito pubblico, mediante la chiusura di quei finanziamento a tassi elevati”.

Abbinato alle uscite, c’è il capitolo delle entrate, per cui “la riforma delle imposte indirette (passaggio dalla monofase all’IGC) è a parere della Segreteria di Stato per le Finanze necessaria al completamento e al consolidamento strutturale delle entrate fiscali”.

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