Home FixingFixing Le esportazioni rappresentano una priorità assoluta per l’economia sammarinese

Le esportazioni rappresentano una priorità assoluta per l’economia sammarinese

da Redazione

Ci sono tante aziende che hanno conoscenze da mettere in rete: vanno sfruttate.

 

di Mario Alvisi

 

Ho trascorso oltre cinquant’anni al Colorificio Sammarinese e con varie mansioni all’attività dell’Associazione Industriali. Ebbene, in tutto quel periodo non mi sono mai accorto della quantità di aziende che si dedicavano anche alle esportazioni.

Quando ci riunivamo con la Commissione Estero, eravamo sempre quattro o cinque gatti e sempre più o meno gli stessi. Oggi, attraverso Fixing, vedo che la realtà è diversa. Imparo a conoscere sempre nuove imprese che già esportano o vorrebbero farlo.

Difatti, oggi, internazionalizzare è una delle priorità dell’economia nazionale italiana, ma, in modo particolare, io penso, di quella sammarinese.

Allora mi chiedo: come mai solo oggi viene alla ribalta la necessità di San Marino di competere con tutto il mondo? Certo la Camera di Commercio si era posta il problema, ma molto larvatamente e in maniera occasionale; non per loro colpa, ma del sistema che “viveva” a mani basse con gli introiti della monofase che il mercato italiano elargiva nelle casse statali. Ora il problema è evidenziato in maniera eclatante. E non vorrei che il problema esportazioni finisse nel silenzio dopo l’interessante esperienza fatta a Dubai.

Comprendo, in questo senso, l’azione pressante del Segretario Arzilli per la realizzazione dell’incubatore d’impresa. Quando si crede fermamente in una cosa sicuramente si riesce a realizzarla. E mi auguro che possa dare i frutti sperati. Però ci vorrà tempo. In modo particolare ora che sono più le imprese che chiudono di quelle che aprono.

Nel frattempo è bene spendere energie per favorire celermente le strategie per l’internazionalizzazione del manifatturiero sammarinese. Non facciamo cadere gli entusiasmi di Dubai. Non ci si perda nell’attesa di una decisione su come usufruire i rappresentanti consolari per favorire i contatti con i mercati esteri, perché la lunga esperienza di questi anni ha dimostrato che non servono alla scopo. Non basta aspettare l’aeroporto, gli accordi con l’Italia, la Borsa delle merci e quant’altro è in cantiere. Il domani di un Paese è nella sua rapidità, a chi sa adattarsi a modelli sempre nuovi.

Già, ma in che modo? Interessante è l’idea proposta da Luka Simetovic (Hit Medica), rilanciata anche da Fixing (la ritrovate sul n. 18), anche se non se n’è più sentito parlare. È sicuramente utile anche organizzare incontri con le aziende che già esportano da anni. Ricordo quanto ho personalmente imparato durante un incontro, lontanissimo nel tempo, che avemmo con alcune aziende sammarinesi ed italiane. Non solo allora mi feci coraggio per intraprendere le prime esportazioni della mia azienda. Ma agli stessi industriali mi rivolgevo per ogni problema o suggerimento e trovavo sempre la loro collaborazione. Cioè quello che io definisco “mutualità d’impresa”.

San Marino ha aziende internazionali che possono insegnare come affrontare i mercati. Quali i canali migliori da contattare. Che tipo di rapporto avere con gli eventuali clienti: esclusivisti, compartecipazione o rappresentanza. Quali e come superare le eventuali problematiche legate ai pagamenti, ai rapporti bancari, alle strategie di prezzo e qualità.

Insomma c’è una rete di conoscenze che nessun industriale sammarinese negherà ad un altro. Una rete che naturalmente deve comprendere anche l’Anis e la Camera di Commercio, in modo strutturale e non occasionale, perché, oggi come oggi, è prioritario trovare lavoro per le aziende ed occupazione per la mano d’opera.

Lo Stato e, in generale la politica hanno il compito di trovare ed approvare con tempestività (ho letto delle ultime lamentele sui ritardi dei provvedimenti di carattere sociale e d economico) gli strumenti, gli incentivi e i contatti per facilitare questa inderogabile internazionalizzazione delle imprese sammarinesi. Ad esempio è d’obbligo presentarsi come Stato alle fiere internazionali di settore con la partecipazione di gruppi omogenei d’impresa.

E allora non deludete le aziende, tante, che possono aspirare degnamente e subito ai mercati mondiali con prodotti di eccellenza e organizzazione gestionale di ottima qualità.

La Repubblica ha perso una cospicua parte della propria finanza; il turismo risente della capacità di spesa dei cittadini in visita; il mercato italiano è tutt’ora in una crisi di stagnazione con risvolti negativi sulla monofase. Allora non resta che implementare decisamente il mercato internazionale.

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