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Fondo Monetario Internazionale: l’unica strada giusta? Quella dei sacrifici

da Redazione

Plauso al Governo per aver portato a casa la ratifica (italiana) dell’accordo bilaterale, per la riforma del fisco, le scelte inerenti. Cassa di Risparmio e per i tagli decisi. Ma ancora non basta: l’imperativo è continuare così, per non accumulare debito pubblico.

 

di Loris Pironi

 

La missione del Fondo Monetario Internazionale si è conclusa, ed ha lanciato da un lato messaggi confortanti, dall’altro ha evidenziato problemi e lacune per i quali si devono prendere i necessari provvedimenti quanto prima.

Niente di nuovo sotto il sole, dunque.

Il FMI ha giudicato positivamente alcuni passi (non diciamo neanche passi avanti) compiuti da San Marino nel 2013: la riforma tributaria, l’inizio di un’azione di spending review, gli interventi per la messa in sicurezza di Cassa di Risparmio, banca sistemica considerata di importanza capitale per l’intera economia del Titano.

Malgrado ciò, hanno spiegato gli esperti di Washington, la strada è ancora lunga e erta, e non ci si può fermare a riposare.

Occorre mettere in sicurezza il bilancio pubblico, continuare a sostenere il settore bancario per evitare guai peggiori in futuro, proseguire sulla strada della trasparenza costi quel che costi (anche in termini economici).

Le misure richieste dal Fondo Monetario sono impietose e richiedono sacrifici, sacrifici, sacrifici. Finché San Marino non sarà fuori dal tunnel, e ce ne vorrà ancora, sono necessarie, indispensabili, improcrastinabili, diversi interventi impopolari. Il FMI traccia la rotta, non discostandosi da quella che è la filosofia a cui ci ha abituato in questi anni: tagli alla spesa pubblica toccando non solo gli sprechi ma anche gli stipendi, una riduzione delle pensioni per preservare l’equilibrio del fondo che garantisce un futuro ai più giovani.

Naturalmente c’è già chi ha sollevato (amare) perplessità su questa formula, ma del resto – oggettivamente – in una simile fase di difficoltà dell’economia sammarinese, non ci si poteva aspettare altro che questi consigli. Vedremo ora quanto coraggio avrà il Governo, e la politica tutta, nell’applicarle.

 

Bilancio in sofferenza. Ora serve l’IVA


Il Fondo Monetario si è detto soddisfatto del cammino percorso dal Titano nell’ultimo anno, anche (ma non solo) in virtù delle misure adottate nella Legge di Bilancio. In primis, naturalmente, la riforma tributaria, “che renderà il sistema più efficace e porterà un gettito maggiore”. Approvazione senza condizioni anche per la decisione di tagliare i salari pubblici, “una misura dolorosa ma indispensabile soprattutto in questo periodo di recessione”. In tale contesto vi è un segnale positivo di contenimento di perdita del PIL, dal momento che è passato nell’ultimo anno dal -2,3 al -1,3%. Certo, l’inverno ancora è tutt’altro che passato.

Per il FMI inoltre “è necessario giungere a un consolidamento delle finanze pubbliche, affinché sia possibile evitare che aumenti il debito pubblico”. Questo anche perché San Marino ha un assai limitato – per non dire nullo – accesso al credito internazionale.

In virtù delle varie misure adottate, tasse e tagli, l’auspicio è il recupero di una cifra pari al 2,5% del PIL, ovvero un risparmio di circa 30-40 milioni di euro.

Il secondo passo, dopo la riforma tributaria, è l’introduzione del sistema IVA, che “porterà maggior gettito nell’ambito di un sistema fiscale più moderno”.

 

Spending review: dalle parole ai fatti


“È necessario intervenire con una decisa riduzione della spesa pubblica, a partire da determinati settori”. Che sono stati individuati precisamente dal FMI in: pensioni, ammortizzatori sociali, benefici sociali.

“È in atto una profonda trasformazione strutturale per quanto riguarda l’economia di San Marino. Tutti i nostri interlocutori (sammarinesi, ndr) in queste giornate di confronti hanno dimostrato di capire chiaramente come sia necessario puntare a una maggiore integrazione con l’Italia e con l’Europa, a partire dalla trasparenza”.

San Marino ha due vantaggi: un sistema di fiscalità ancora competitivo e una legge sul lavoro relativamente flessibile. Come stanno dimostrando ampiamente le vicende bilaterali con l’Italia, questa trasformazione strutturale necessita di tempo per poter diventare effettivamente convincente. Ma il FMI dà atto a San Marino di “essersi impegnato molto sul fronte della trasparenza, un lavoro lodevole compiuto finora che vogliamo prosegua così”.

 

Non solo Carisp. E tutti gli altri?


A parte la Cassa, come se la passano gli altri istituti di credito del territorio? Per l’FMI tutte le altre banche sammarinesi hanno “soddisfacenti requisiti di solvibilità, ma c’è un numero elevato di crediti dubbi che si ritiene possano produrre rischi per il sistema”. La ricetta è semplice: “spingere e stimolare le banche affinché identifichino con chiarezza l’entità di questi crediti dubbi e far sì che intervengano con i necessari accantonamenti”.

Di pari passo per l’FMI è indispensabile che si mettano “a disposizione di Banca Centrale maggiori risorse per potenziare l’attività di vigilanza”, e la Missione auspica che si mettano in atto “meccanismi di revisione esterna”.

Il sistema bancario sammarinese è sovradimensionato (prima il 900% del PIL, oggi siamo a un +400%), ma la solidità è un requisito fondamentale. Per il FMI gli interventi di questi anni in favore del sistema bancario, che a molti non sono andati giù, sono stati necessari: “Risparmiare oggi sugli interventi di sistema in questo ambito inevitabilmente avrebbe significato per lo Stato di San Marino doversi accollare costi decisamente più alti un domani.

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