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San Marino: Bramante Lazzari, l’accrescitore di bellezza

da Redazione

Sulla figura (ma soprattutto sulla sua nascita) del grande architetto del Cinquecento esistono molte tesi. Più di una (e non proveniente solamente dal Monte, anzi) lo vogliono nativo di Domagnano.

 

di Alessandro Carli

 

Urbino, Castel Durante (oggi Urbania), Fermignano, Monte Asdrualdo, Città di Castello e la Repubblica di San Marino. Sono davvero tantissimi i paesi che rivendicano la nascita del grande architetto Donato Bramante Lazzari. E il monumento che è stato posizionato tra l’ambasciata d’Italia e la nuova sede dell’Associazione Nazionale Industria San Marino (e di San Marino Fixing) è il punto di partenza della nostra curiosità e della nostra indagine: il Bramante, concretamente, non ha lasciato opere artistiche sul Titano, eppure il Monte gli ha dedicato un ricordo, tangibile e visibile, eretto su un disegno di Amos Lucchetti Gentiloni dal sammarinese Aldo Volpini. Possibile? Sembra proprio di sì. Perché per i sammarinesi – e le teorie sono appoggiate da una serie di studi molto approfonditi e variegati – il Bramante è nato proprio in Repubblica, esattamente a Domagnano. In occasione del 525esimo anniversario della sua nascita (1968), la Rupe ha omaggiato l’architetto attraverso una serie di iniziative: come detto, un monumento, ma anche un’emissione filatelica commemorativa e la pubblicazione di un libro, a cura di Francesco Balsimelli, che contiene le teorie di Giuliano Gozi (che gli dà i natali in una villa suburbana di San Marino e che lo dice figlio di Lazzaro di Franceschino), Marino Enea Bonelli, Pietro Franciosi e Onofrio Fattori (l’argomento quindi, a leggere i nomi degli studiosi, ha appassionato molto).

Proviamo a ripercorrere quanto viene sostenuto. Si crede che Bramante Lazzari sia nato a Cà Giannino di San Marino a metà del XV secolo (quando il Titano non aveva ancora preso il nome di Repubblica), dove esiste “la famiglia di tal cognome, indicata anche con il soprannome” di “Censoni”.

La più valida delle argomentazioni locale però è quella che si avvale della solida testimonianza di un contemporaneo del Bramante. E proviene dal Nord. Il cavaliere Gerosolimitano Mons. Sabba Castiglione, nell’edizione veneta dei “Ricordi” (1562), al capitolo 111 scrive testualmente: “Onde avviene che Fra Bramante delle Penne di San Marino, uomo di grande ingegno, cosmografo, poeta volgare et pittore valente come discepolo del Mantegna, et grande prospettivo, come creato di Piero del Borgo, ma nell’architettura grande eccellente”.

Che si tratti di quel Bramante (ovvero di quello sammarinese), quindi, non ci sono dubbi. Ricordiamo, quasi a voler dare vigore alle parole di Sabba Castiglione, che il Monte, ai quei tempi, veniva chiamato con il nome di “Penne di San Marino”.

La testimonianza scritta da Sabba Castiglione è piuttosto preziosa: è contemporanea al Bramante, e soprattutto è stata fornita da un uomo e studioso così noto da non poter essere messo in dubbio.

I sammarinesi poi supportano le proprie teorie su un’altra circostanza, molto significativa. Il maceratese padre Orazio Civelli, ministro provinciale delle Marche, nel 1596 marcò visita nella Repubblica di San Marino per un incontro all’interno del Convento dei suoi Frati Minori Conventuali.

Nelle sue annotazioni, pubblicate postume da un tale Colucci nel 1795, il marchigiano Civelli rimembra di aver visitato il Convento “nell’antica sammarinese Repubblica, patria di uomini illustri e di Bramante Lazzari architettore”. Bellissima la scelta di questa parola, andata in disuso, che ci riporta a un celebre aforisma di Leon Battista Alberti: “Architettore chiamerò io colui che saprà con la opera recare a fine tutte quelle cose, le quali mediante movimenti dei pesi, congiungimenti, e ammassamenti di corpi, si possono con gran dignità accomodare benissimo all’uso de gli homini”.

Certo è che Bramante fu un artista indiscusso, come ben si può leggere nell’opera “Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri” (1568) di Giorgio Vasari: “Perché se pure i Greci furono inventori della architettura et i Romani imitatori, Bramante non solo imitandogli con invenzion nuova ci insegnò, ma ancora bellezza e difficultà accrebbe grandissima all’arte, la quale per lui imbellita oggi veggiamo”.

 

Il monumento


Le tesi su cui si affidano i sammarinesi, come riporta la scritta che accompagna il monumento (“Al Sommo architetto Bramante Lazzari – da più Patrie conteso – la Repubblica del Titano – che – sulla fede di Sabba Castiglione – reputa nativo delle Penne di San Marino – nel 525esimo anniversario della nascita – questo ricordo marmoreo – dedica”), fanno riferimento alla pubblicazione veneta del Sabba Castiglione del 1562.

Il 20 febbraio del 1968, scrive l’architetto Leo Marino Morganti, “avvicinandosi l’anniversario della nascita, il Congresso di Stato deliberava di ‘rendere onore al genio dell’artista’. Per quanto riguarda il monumento, già nella prima riunione del Comitato, avvenuto il 25 aprile, si proponeva all’attenzione del Congresso di Stato il nome dell’architetto Amos Lucchetti Gentiloni, soprintendente alle Antichità e ai monumenti della Repubblica di San Marino. Sul fronte del monumento è posto un bassorilievo, opera della scultore anconetano Sanzio Blasi, che raffigura il Bramante come appare in un affresco di Raffaello. Il bassorilievo si trova fra gli stemmi di San Marino e del castello di Montelupo, località di provenienza della famiglia Lazzari, opera dello scultore sammarinese Aldo Volpini”.

La cerimonia inaugurale si svolse il 30 marzo 1969 alla presenza dei Capitani Reggenti e con l’orazione tenuta dall’ingegner Salvatore Rebecchini, docente della facoltà di architettura di Roma.

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