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Consorzio Terra San Marino, orgoglio sammarinese per il rilancio

da Redazione

Il Presidente Flavio Benedettini: “Dobbiamo valorizzare la nostra qualità”.

 

Ci sono diverse prospettive per osservare lo skyline di San Marino. Da un lato si può ammirare la rocca che si eleva austera, con le sue torri, la sua storia e le tradizioni racchiuse da una cinta muraria solida e capace di resistere a millenni di eventi di ogni genere. Se si sposta lo sguardo invece l’occhio si appoggia dolcemente sui verdi declivi che circondano il monte, un paesaggio idilliaco, quasi, che racconta di un rapporto con la terra che non è mai stato dimenticato del tutto e che oggi torna a essere considerato un valore, come è giusto che sia.

Il comparto agricolo per la Repubblica di San Marino vale molto di più di quanto rappresentato da quella piccola fetta di Prodotto Interno Lordo che viene rappresentata nelle torte economiche. Rappresenta infatti un punto di riferimento importante per tante persone, un investimento nella salute e nel benessere dei cittadini – non a caso tra i più longevi al mondo in assoluto – ma anche un biglietto da visita importante per il Paese.

La qualità dei prodotti della terra di San Marino infatti racconta, e dovrà raccontare sempre più in futuro, di un territorio che nutre le proprie tradizioni e le trasforma in qualcosa di cui potersi vantare. In qualcosa che può essere conosciuto e riconosciuto. Un vero e proprio valore aggiunto, insomma, per San Marino, che deve ritrovare la propria immagine scomparsa in questi anni di acque così agitate. Da qui si deve ripartire, da qui si è giù ripartiti.

Ne facciamo una questione di sentimenti prima ancora che economica, ma i due aspetti sono strettamente correlati. È una questione di orgoglio, di orgoglio sammarinese, ferito e bistrattato in questi anni, oggi appiglio a cui aggrapparsi con forza per poter ripartire.

Questo concetto lo sottoscrive in pieno Flavio Benedettini, Presidente del Consorzio Terra di San Marino. Lo sottoscrive e lo ripete più volte nel corso dell’intervista.

“Dobbiamo finalmente incominciare a valorizzare quello che abbiamo, il futuro del Paese dipende proprio da questa nostra capacità. Personalmente mi sento di poter parlare di tutte le buone tradizioni che vengono tradotte in fatti concreti dalle tante persone che ruotano attorno al nostro Consorzio. Ma sono convinto che in questo discorso possano sentirsi rappresentati tanti altri soggetti del mondo economico sammarinese. Mi vengono in mente i nostri tanti artigiani o commercianti in gamba che con il loro lavoro quotidiano valorizzano le nostre migliori risorse”.

 

In effetti anche al tavolo per lo sviluppo si parla di rilancio dei singoli comparti. Ma senza una vera e propria svolta culturale e anche morale, sarà difficile voltare pagina.

 

“In questo senso faccio appello alla mentalità agricola che noi coltivatori e allevatori conosciamo molto bene. Il fattore tempo è importante, ma in tutti i sensi. Occorre agire quando serve, ma è necessario anche sapere aspettare. Quando si semina non ci si può attendere che all’indomani il campo sia già pronto per il raccolto. Occorre saper aspettare, guardando avanti sapendo che non ci possono essere scorciatoie, che non si può avere tutto e subito. Talvolta nella programmazione politica non è così facile. Ci sono esigenze diverse e si deve portare a casa qualche risultato rapidamente, e per questo si finisce per non raccogliere, al momento opportuno, per quanto seminato”.

 

È un concetto che difficilmente si può mettere in discussione. E che ci riporta alla necessità di una maggiore semplicità e genuinità.

 

“Quando pensiamo alla nostra Repubblica pensiamo alla nostra storia e alla nostra tradizione, che sono fatte di sacrifici e di caparbietà. Noi ci siamo sempre riferiti al nostro passato per poter attingere alle forze necessarie per andare avanti. Da un po’ di tempo a questa parte, da troppo tempo, forse ci siamo un po’ smarriti. Ora è giunto il momento di tornare a chiederci chi siamo, nel profondo. Perché il futuro di San Marino è fatto per le persone oneste e di buona volontà”.

 

La filosofia di fondo è chiara. Ora, come ritenete sia possibile mettere in pratica questi principi? E quale ritorno ci potrà essere in termini economici?

 

“Io credo che la qualità paghi sempre. Poiché c’è molta più qualità di quanto siamo soliti considerare, in questo Paese, dobbiamo imparare a valorizzarla nel modo migliore. A partire dai nostri prodotti tradizionali. Parlo dei prodotti che fanno parte del paniere del Consorzio Terra di San Marino, il nostro vino riconosciuto e apprezzato anche all’estero, l’olio d’oliva, le farine e di conseguenza i prodotti da forno, la nostra buona carne, di qualità e dalla filiera garantita. E poi il miele, la frutta e la verdura e quant’altro. Ma mi ricollego a quanto detto prima e parlo anche dei prodotti della tradizione, del nostro artigianato di qualità, le ceramiche tanto per fare un esempio. Parlo anche dei servizi, così chiudo il cerchio con un altro esempio: ci sono chef di cucina molto in gamba che sono cresciuti conoscendo e valorizzando i prodotti enogastronomici del nostro territorio. Per questo auspico una presenza sempre maggiore sulle tavole dei ristoranti sammarinesi”.

 

Dicevamo dei prodotti tipici come biglietto da visita di San Marino.


“Come Paese stiamo pagando anni di campagne mediatiche contrarie. L’immagine di paradiso fiscale non si sposa con i nostri paesaggi rurali, chi viene in Repubblica è la prima cosa che pensa. E allora io dico che quando il turista, il visitatore, si porta a casa prodotti artigianali o enogastronomici di qualità, l’immagine del nostro Paese ne esce accresciuta e arricchita. Il nostro è un comparto trasversale. Se vogliamo puntare sull’immagine non possiamo non sforzarci a valorizzare la nostra qualità. Che poi sarebbe il nostro punto di forza, se ce ne rendessimo davvero conto…”.

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