Home FixingFixing Asset banca: come si guadagnavano la reputazione i Romani

Asset banca: come si guadagnavano la reputazione i Romani

da Redazione

La grande lezione del ruolo fondamentale della fiducia nell’economia.

 

Al punto in cui siamo tutti avremmo dovuto apprendere la grande lezione del ruolo fondamentale della fiducia nell’economia. Ce lo hanno insegnato in molti in quasi tutte le epoche collegate a crisi economiche, le quali – va detto – si sono manifestate ciclicamente. Né ne è stata immune l’antica Roma dove la fiducia veniva ripristinata anche per il tramite delle monete (un po’ come si vorrebbe fare oggi coniando la nuova versione degli euro). Ciò che serve al buon andamento del commercio è – oggi come allora – una buona dose di sicurezza e fiducia. Securitas era dunque il termine latino che compariva sul retro delle monete che Costantino fece coniare con l’effige di sua madre, Flavia Julia Helena. L’Imperatore affidò a una donna il compito di diffondere fiducia e sicurezza in tutto l’Impero. Ella non era peraltro una donna qualunque. Pur essendo di famiglia plebea piacque al tribuno militare Costanzo Cloro al quale ella dette un figlio che poi diverrà l’Imperatore Costantino. Ciononostante Costanzo Cloro considerò sempre Elena una concubina e solo quando Costantino divenne Imperatore pretese per sua madre il titolo di “Nobilissima Foemina” e poi di Augusta, qualifica questa che sino a quel momento era stata riservata soltanto alle mogli degli imperatori. Ma questa donna dall’apparenza tanto pacifica ancora all’età di ottant’anni veniva scelta per visitare le provincie orientali per conquistare securitas per l’impero e fiducia per suo figlio, da vent’anni imperatore dopo un secolo d’instabilità. Dopo la crisi tornava dunque la sicurezza grazie soprattutto a Costantino e a sua madre alla quale la cristianità attribuisce il ritrovamento della vera Croce di Cristo. Costantino da parte sua pose fine alle persecuzioni dei cristiani con il famoso editto di cui l’anno prossimo ricorre la celebrazione del diciassettesimo centenario. Ma torniamo a questa grande donna, ad Elena l’imperatrice e all’isola che porta il suo nome, Sant’Elena, terra dell’ultimo esilio di Napoleone dove egli dopo le tante umiliazioni subite trovò di nuovo la pace. Ce lo racconta Manzoni in quel prodigio di versi che è il Cinque Maggio “Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota giammai non si chinò. Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò”. Versi che come si vede hanno il potere di curare l’anima e fornire utili spunti per la rinnovata necessità di una rinascita.

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