Home FixingFixing Accordo ANIS-CSU. Contratto industria: Referendum al traguardo

Accordo ANIS-CSU. Contratto industria: Referendum al traguardo

da Redazione

Tra le novità principali c’è una maggiore flessibilità. Prima l’azienda poteva disporre di appena 20 ore annue, con una maggiorazione del 18% nella retribuzione e un limite massimo di 45’ al giorno.

 

Nei prossimi giorni, forse già la prossima settimana, la Centrale Sindacale Unitaria darà annuncio ufficiale del fatto che il referendum nelle fabbriche sammarinese ha visto prevalere i sì: il contratto industria sottoscritto con l’ANIS lo scorso 27 luglio presto sarà dunque formalmente valido. Numerose assemblee nelle aziende hanno visto i responsabili sindacali spiegare i termini di questo accordo che è andato a chiudere una lunga fase di vacanza contrattuale e che è stato redatto con l’intento di dare concrete risposte all’attuale situazione di difficoltà. L’annuncio del via libera definitiva verrà dato quando ancora non saranno terminate le consultazioni, ma quando l’esito sarà ormai incontrovertibile. Questione di giorni, insomma, ma di fatto possiamo già dare per acquisito il risultato.

Ma cosa prevede il contratto? Sul nostro sito www.sanmarinofixing.com, nella colonna di destra, abbiamo dedicato un ampio Focus al contratto, in cui è possibile scaricare il testo integrale ufficiale e capire nel dettaglio i singoli aspetti. Qui proviamo comunque a fornire una sintesi.

Partiamo dal periodo di validità. Il contratto ha effetto retroattivo e parte alla scadenza del precedente accordo, ovvero il 1 gennaio 2009, e scadrà al termine del 2014.


Retribuzione

 

La retribuzione è chiaramente l’aspetto che più interessa i lavoratori. Dal 1 gennaio 2009 al 1 gennaio 2011 sono già stati erogati aumenti annuali rispettivamente dello 0,765%, 1% e 0,90%, per l’anno in corso è stato deciso un aumento del 3% (già consolidato), per il 2013 verrà anticipato un aumento del 2% e per il 2014 dell’1,50%. Un ulteriore 0,50% è stato fatto ricadere all’interno del premio di produttività (legato comunque alla presenza, o meglio al tasso di assenteismo). Nel periodo di validità contrattuale (dal 2009 al 2014) gli aumenti complessivi superano di poco il 9%, così come l’altro contratto industria sottoscritto la scorsa settimana da Osla e Usl.


Flessibilità

 

Tra le novità principali c’è una maggiore flessibilità. Prima l’azienda poteva disporre di appena 20 ore annue, con una maggiorazione del 18% nella retribuzione e un limite massimo di 45’ al giorno. Da oggi è prevista invece la possibilità di impiegare 140 ore “flessibili” senza maggiorazione e con un limite massimo aumentato a un’ora al giorno. L’obiettivo della flessibilità è quello di offrire alle aziende una maggiore competitività, ma nel contempo anche di ridurre i costi della Cassa Integrazione Guadagni. Il meccanismo è stato semplificato notevolmente: l’azienda che ha esigenza di ricorrere alla flessibilità può comunicarla al lavoratore con 5-10 giorni di anticipo (5 o 10 a seconda della motivazione) senza preventivo accordo sindacale. Le ore flessibili saranno retribuite come ordinarie. Fino a un massimo di 100 ore, quelle non recuperate a fine anno saranno trattate come straordinario obbligatorio (paga maggiorata del 30%).


Regime 39 ore

 

La più importante novità di questo contratto è una novità di “prospettiva”. Quando le cose andranno finalmente meglio e i mercati richiederanno maggiori carichi di lavoro (è un auspicio per tutti) l’azienda che lo riterrà opportuno potrà “accendere” l’opzione delle 39 ore settimanali, superando l’orario attuale (37,5 ore). Per i lavoratori varrà un ulteriore aumento del 4%. Per l’azienda basterà dare comunicazione semplice entro il 30 novembre per farlo partire per il 1 gennaio dell’anno successivo: si tratta di un orario reversibile, nel senso che se le condizioni non lo permettono più si può tornare alle 37,5 ore normali. Questo avviene per forza anche se l’azienda si trova a dover richiedere il ricorso agli ammortizzatori sociali.


La posizione di ANIS

 

E’ indubbio che la sottoscrizione del secondo contratto industria, quello tra OSLA e USL, arriva a complicare il quadro giuridico: meno certezza c’è della legge e più soffrono le imprese.

ANIS spiega, ma forse è quasi superfluo, che per le imprese proprie associate c’è una regola di buon senso che impone di dare continuità all’applicazione del contratto, quindi non c’è una vera “scelta” alternativa. Però non si può negare che il rischio di una vertenza, da parte di un qualsiasi lavoratore che chiede di applicare un contratto diverso da quello stabilito dal proprio datore di lavoro, c’è per chi decide di sottoscrivere un accordo piuttosto che l’altro. Un problema normativo che dipende dalla politica, che una volta per tutte dovrà dare una risposta sul tema della rappresentatività, evitando le attuali distorsioni dovute alla legge del 1961 che mette in discussione il principio democratico che dovrebbe essere alla base di tutto, compresa la rappresentatività sindacale e datoriale. Anche in questo però, fanno sapere da ANIS, la scelta di continuità rappresenta una garanzia in più contro le eventuali – e non auspicabili – vertenze.

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