Home FixingFixing Nell’anno 2011, USA e Asia prime in ricerca e sviluppo

Nell’anno 2011, USA e Asia prime in ricerca e sviluppo

da Redazione

Cina in cima per brevetti ma basso contenuto innovativo: non è nella Top 100. L’Italia non esiste, l’Europa è il terzo polo mondiale grazie alla Francia.

 

di Saverio Mercadante

 

Tempo di consuntivi, tempo di classifiche di fine anno, per un 2011 che a molti sembra il trampolino di lancio su un 2012 ad alto contenuto recessivo. Solo l’innovazione consentirà di bypassare la crisi ed entrare in un nuova fase economica. Dunque guardiamo con attenzione le indicazioni più importanti che arrivano nella classifica dei Top 100 Global Innovators stilata da Thomson Reuters per il 2011. Il rapporto mette a fuoco l’evoluzione planetaria dell’innovazione scientifico-tecnologica stilando una classifica delle aziende e degli enti che hanno ottenuto i maggiori risultati nel settore, sia tra quelli pubblici che tra quelli privati. Grandi fuochi di ricerca, sviluppo di tecnologie e soluzioni innovative che si sono distinte nella creazione di brevetti industriali, che hanno dato indubbie spinte all’innovazione di prodotto. E qui mi casca la Cina e l’Italia: il colosso orientale produce fior di brevetti ma il loro potenziale di innovazione è scarso; la classifica, purtroppo non prende in considerazione nessuna azienda o ente di ricerca italiano. Ahi, loro. Il 2011 si conferma un anno fondamentalmente di stagnazione e di crisi conclamata, ma  le 100 grandi aziende prese in considerazione hanno generato da sole 400.000 posti di lavoro a livello globale nel 2010. Significativo incremento rispetto al 2009 (e senza contare l’impatto indiretto sull’indotto). Le stesse aziende o enti hanno avuto un incremento dei ricavi del 12,9 per cento tra il 2009 e il 2010 e conseguentemente un aumento del valore delle loro azioni in borsa. L’Europa arranca, fa fatica, ma si difende con le unghie e con i denti, se conferma di essere di fatto il terzo polo d’innovazione del pianeta. Infatti, la massima concentrazione di imprese ad alta tecnologia si trovano in Nord America:hanno sede ben il quaranta per centro delle aziende in classifica). A seguire l’Asia, con il trentuno per cento per cento. E infine il vecchio continente, ancora, nonostante tutto poco distaccato dall’oriente, a quota 29 per cento. Andando nel dettaglio, nel Far East, dominus di quella parte del mondo è sempre il Giappone. Alla faccia della crisi economica e dei disastri nucleari sono presenti un ampio spettro di innovatori del Sol Levante: nel rating della TOP 100 della Thomson Reuters almeno una impresa nipponica in dodici dei 16 ambiti tecnologici presi in considerazione. L’unica altra nazione ad alto contenuto di innovazione in Oriente è proprio la Corea del Sud: quattro “grandi innovatori” su cento. La Cina come anticipato, mette molta carne al fuoco con un enorme volume di brevetti messo in campo, ma, insomma, la strada è lunga sul sentiero dell’innovazione. E’ diventata la nazione prima produttrice di brevetti al mondo ma non ha nessuna azienda o ente che sia tra le prime 100 innovatrici del mondo. In Europa, il Presidente francese Nicolas Sarkozy, in questo settore almeno, potrà solleticare la sua grandeur. I cugini d’oltralpe nel vecchio continente vantano davvero un alto profilo: è infatti l’unico paese al mondo a distinguersi per il tasso innovativo delle società pubbliche: il Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS, completamente pubblico), il Commissariato per l’Energia Atomica (CEA, parzialmente pubblico) e IFP-Energie Nouvelles (l’ex Istituto Francese del Petrolio ora riconvertito verso lo studio delle nuove fonti di energia). Gli enti francesi quotati sono ben 11, un numero davvero impressionante considerate le ridotte dimensioni geografiche rispetto, ad esempio agli Stati Uniti d’America. L’Europa è anche, cosa meno inaspettata, il continente con il numero maggiore di Stati presenti nella classifica. Oltre alla Francia, troviamo nella lista anche la Germania, i Paesi Bassi, la Svizzera, la Svezia. L’Inghilterra è presente solo parzialmente con l’azienda anglo-olandese Unileve. Un’altra sorpresa tutta europea è il Liechtenstein: 160 chilometri quadrati e una popolazione di 35.000 persone hanno prodotto una delle cento compagnie più innovative al mondo, la Hilti Corporation. L’Italia, come abbiamo già scritto in apertura, si conferma la penisola che non c’è. Nessuna azienda o ente italiano figura tra i primi 100 innovatori del mondo. Zero, nella chimica, nell’elettronica, nella motoristica, nella componentistica. Niente. D’altra parte nessuna università italiana è tra le prime cento del mondo. La Top 100 Global Innovators stilata da Thomson Reuter offre qualche spunto interessante di analisi. L’innovazione può funzionare non solo nel privato ma anche nel pubblico tanto vituperato, come dimostra l’esperienza francese: probabilmente deve questo primato anche ad uno storico altissimo profilo dei suoi dirigenti pubblici formatisi nelle migliori scuole pubbliche di Francia. L’Europa ha molte difficoltà, troppi debiti sovrani, tanta disoccupazione, sembra sempre che stia per collassare, ma il declino almeno nel campo dell’innovazione ancora sembra lontano. Le economie emergenti, i BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) non si vedono dietro Stati Uniti d’America e Giappone. Thomson Reuter, leader nel campo dell’informazione economico-finanziaria, conferma di nuovo che innovare è strategico per la crescita di un’economia e per superare la crisi. Thomson Reuters, e una società nata il 17 aprile 2008, dalla fusione del colosso dell’informazione finanziaria canadese Thomson e la Reuters. L’accordo, raggiunto per 12,7 miliardi di euro, ha dato vita ad una delle più potenti e importanti società nel campo dell’informazione economico-finanziaria: il nuovo gruppo controlla infatti il 34% del mercato, con il 33% detenuto da Bloomberg.

 

 

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