Home FixingFixing Niente tagli siamo americani Così gli USA si automettono ko

Niente tagli siamo americani Così gli USA si automettono ko

da Redazione

Guantoni

 

Un brutto Ko reciproco. Se lo sono rifilato Democratici e Repubblicani USA sul ring della super commissione antideficit del Congresso. I veti incrociati hanno creato un disastro annunciato per l’economia statunitense.

Guantoni pugilatoE’ come se due pugili nello stesso momento avessero dato il pugno del ko al proprio avversario. Tutti e due per terra, tutti e due sconfitti. E’ la storia della super commissione antideficit del Congresso USA. I veti incrociati dei Democratici e dei Repubblicani hanno costruito un fin troppo annunciato disastro sul quale l’intera economia USA rischia di immolarsi. Dunque, niente accordo sui tagli da 1.200 miliardi di dollari per rimettere a posto i conti del bilancio degli Stati Uniti d’America. Scattano i tagli automatici della stessa cifra a cominciare dal 2013: circa la metà interesseranno il Pentagono. Oltre alla spesa militare, prevista l’accetta anche per la sanità e l’educazione. Il presidente Obama ha affermato che porrà il veto a “tutti quei tentativi di aggirare i tagli automatici alla spesa”.

Ma ha fatto notare che se i tagli entreranno in vigore nel 2013 il Congresso avrà tutto il tempo per intervenire.

L’annuncio della Commissione bipartisan, guidata dal repubblicano Jeb Hensarling e dalla democratica Patty Murray mette una volta di più a nudo l’impasse della politica americana, l’incapacità di coesione nazionale anche all’interno di una tempesta economica di così gravi dimensioni. La sfida all’OK Korral, tra democratici e repubblicani, le prossime elezioni sempre più vicine sembrano a molti la loro maggior preoccupazione, è la sfida tra due concezioni del mondo. I repubblicani sono assolutamente contrari ad alzare le tasse per i più ricchi. I democratici ribattono che senza le nuove tasse non verrà considerato alcun taglio alla spesa pubblica. L’incubo recessione è dietro l’angolo: il combinato di tagli massicci della spesa e un aumento generalizzato delle tasse genererà un ulteriore abbassamento dei consumi con tanti saluti alla crescita. Il clima è talmente avvelenato che il Congresso non ha trovato un’intesa nemmeno su un’estensione dei benefici fiscali sulle buste paga e sugli assegni di disoccupazione. Obama rassicura, d’altronde che cosa potrebbe fare: “Non siamo nella situazione della scorsa estate. Non c’è alcun pericolo di default imminente”.

Standard&Poor’s e Moody’s comunque non cambiano opinione sulla sostenibilità del debito statunitense. S&P, protagonista di uno storico downgrade degli Usa la scorsa estate, ha confermato la valutazione AA+. “L’incapacità della commissione – afferma l’agenzia di rating – di raggiungere un accordo su misure per stabilizzare il debito americano in rapporto al pil è in linea con la nostra decisione di abbassare il rating lo scorso 5 agosto. Ci attendiamo che un tetto alle spese discrezionali resti in atto” perché allentarlo si tradurrebbe in pressioni sul rating. Anche Moody’s ha confermato il rating AAA: rimangono però le prospettive negative.

Fitch ha invece spiegato che una considerazione del debito è ancora in corso. Lo scorso agosto l’agenzia aveva affermato che un insuccesso della Commissione avrebbe condotto a un probabile declassamento.

Barack prova comunque a inchiodare i repubblicani alle loro responsabilità.

“Il mio è un approccio equilibrato – ha spiegato Obama – in cui ognuno dà un poco. Il mio progetto – tagli e tasse per chi ha di più – è appoggiato da una larghissima maggioranza di americani. Democratici, indipendenti e repubblicani”.

La campagna elettorale si gioca sul filo del rasoio. Obama ha perso moltissimo del carisma iniziale proprio a causa della crisi dell’economia. E su questo campo che deve rimontare il calo verticale nei sondaggi dimostrando agli americani quanto il Congresso sia incompetente e incapace di azione.

I democratici ritengono di emergere dal fallimento della supercommissione in una posizione più forte perché proprio i sondaggi indicano che gli americani sono favorevoli a un aumento delle tasse per i ricchi.

Molte analisi mostrano che la maggioranza degli americani (il 72%, secondo un sondaggio Gallup di due settimane fa) crede che la responsabilità più pesante per il mancato accordo sia del Congresso degli Stati Uniti.

E’ cominciato dunque il “tutti contro tutti” in vista della campagna elettorale del 2012. Che coinvolge anche gli indignados americani, i manifestanti di “Occupy Wall Street”, anche a colpi di dossieraggi veri o presunti, come nella migliore tradizione USA dai tempi del Watergate. L’emittente televisiva Msnbc è venuta in possesso di un documento della Clark Lytle Geduldig & Cranford su carta intestata: è una società di lobbying che lavora per grossi clienti del mondo della finanza. Ebbene, dal documento, tre autori erano consulenti del partito Repubblicano fino a poco tempo fa, esce fuori la seguente proposta: 850 mila dollari per frugare nel passato dei manifestanti di Occupy e mettere in piedi una tentacolare operazione di sputtanamento che coinvolga anche i possibili politici di riferimento come Obama: all’inizio del suo mandato voleva far piazza pulita a Wall Street e al Big business.

 

standard_poors

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento