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Cassa di Risparmio San Marino, col piano Delta 1,6 miliardi

da Redazione

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Con l’approvazione da parte del Tribunale di Bologna del cosiddetto Piano Delta, per Cassa di Risparmio è giunto finalmente il momento di voltare pagina. Il piano prevede, nei prossimi anni, il recupero di 1,6 miliardi di euro. Che verranno utilizzati per il rilancio dell’istituto.

di Loris Pironi

SAN MARINO – Finalmente Cassa di Risparmio di San Marino può voltare pagina. Più volte ci siamo trovati a raccontare che la svolta nella vicenda Delta era ad un passo, poi i tempi si sono allungati ma ora la questione è definitivamente risolta. Il Tribunale di Bologna ha rigettato tutti i ricorsi presentati e si è dichiarato favorevolmente sull’omologa del piano. Forse a questo punto è il caso di fare un riepilogo chiarificatore su una vicenda di cui si è scritto tanto negli ultimi due anni.

Il Gruppo Delta era una società in salute, con 23 società operanti nel settore al credito al consumo e nella cessione del quinto dello stipendio, più numerose società di servizi. Nel 2007 ha inoltre acquisito Sedici Banca, istituto di credito capitolino (previa autorizzazione di Bankitalia a trasformare Delta in gruppo bancario). Poi è arrivata l’inchiesta della Procura di Forlì, la decapitazione dei vertici di Delta e di Cassa di Risparmio e la conseguente amministrazione controllata decisa dal MEF su richiesta di Bankitalia. Era il 27 maggio 2009, probabilmente il picco più basso delle relazioni tra San Marino e Italia. Da allora è iniziata la lunga strada per giungere ad un accordo che ha portato di fatto alla liquidazione, pezzo per pezzo, del gruppo, che era arrivato ad avere un’importanza decisamente troppo pesante sull’equilibrio di Carisp. Ma questa è un’altra storia.

Dopo due anni di trattative tra i commissari straordinari e le banche creditrici, un centinaio circa, questa estate è stato finalmente trovato l’accordo per la ristrutturazione di Delta. Un accordo che prevede la liquidazione al 100% dei crediti vantati dai creditori non aderenti all’accordo stesso (parliamo di dipendenti, agenti, professionisti, fornitori e così via) e nel contempo assicura che i soggetti creditori aderenti al piano, ovvero le banche, saranno soddisfatte con la riscossione dei crediti in essere nei confronti della clientela del gruppo rinunciando altresì a quella parte dei crediti che alla fine non verranno recuperati.

L’accordo è stato depositato il 15 giugno scorso presso il tribunale di Bologna, che si doveva pronunciare sulla sua omologa (doveva cioè verificare la presenza dei presupposti e dei requisiti richiesti dalla legge), pronuncia che è arrivata proprio nei giorni scorsi.

Per la cronaca al piano erano stati presentati complessivamente 17 ricorsi; legati ad alcuni di questi si era scatenata anche una certa bagarre mediatica. Bene, oggi si sa che il Tribunale di Bologna ha dichiarato inammissibili le opposizioni di Estuari (la società che raggruppa gli ex manager e soci del Gruppo Delta), di Ofelia Sartini, vedova dell’ex Ad di Cassa di Risparmio Mario Fantini, e di altri quattro soggetti. Sono state tutte rigettate invece le altre undici istanze di opposizione presentate da agenti, dipendenti, soci di minoranza, eccetera. Il 17 novembre scorso il giudice ha depositato il provvedimento, procedendo nel contempo all’omologa del piano.

Spiluccando qua e là tra le oltre 90 pagine del provvedimento si legge che il tribunale ha considerato inammissibili alcune opposizioni bollando le argomentazioni avanzate come “congetture” e “ragionamenti che si fondano su un presupposto errato in diritto”, mentre ha rigettato le altre istanze ritenendo le “ricostruzioni in diritto impervie e allo stato non fondate su un solido supporto probatorio” e parlando di “incertissime pretese degli agenti”.

 

Cosa prevede il Piano Delta

A questo punto spieghiamo in che cosa consiste il cosiddetto piano Delta.

Innanzitutto prevede la creazione di una NewCo per la riscossione, di qui al 2020, di oltre 3 miliardi di crediti vantati dal Gruppo Delta. In attesa dell’omologa del piano, la società peraltro era già stata costituita nel giugno di quest’anno ed è composta da un pool di 7 banche. Con il 16% ciascuno ci sono Banca Popolare dell’Emilia-Romagna, Banco Popolare, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena e BNL. Con il 10% delle quote ci sono invece la Banca Popolare di Vicenza e Cassa di Risparmio di San Marino.

Il piano inoltre prevede la cessione della Società Bentos Assicurazioni al Gruppo Sanpaolo, e di alcuni asset di Sedici Banca, che verranno raccolte in New Sedici Banca.

In questo modo ci si avvicina anche alla conclusione dell’amministrazione controllata del gruppo, prevista per il 27 novembre, anche se è assai verosimile che si preveda una ulteriore proroga tecnica per giungere al perfezionamento dell’accordo con Intesa Sanpaolo e l’avvio del piano.

 

Il Presidente Tito Masi: “torna il sereno”

Tito Masi“Non posso che esprimere soddisfazione per le decisioni del tribunale”, afferma a San Marino Fixing Tito Masi, Presidente della Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – SUMS, che controlla la Cassa, “in quanto riportano serenità in Cassa di Risparmio e costituiscono un passaggio rassicurante per i clienti dell’istituto, per i cittadini sammarinesi e per le istituzioni. Abbiamo lavorato molto per questo risultato, superando enormi e continue difficoltà, con l’obiettivo di evitare la liquidazione coatta del Gruppo Delta, che avrebbe comportato conseguenze pesantissime per Cassa di Risparmio”.

Ma cosa rappresenta, concretamente, questo accordo?

“Cassa di Risparmio potrà riscuotere nei prossimi anni oltre un miliardo di euro di crediti che sono stati oggetti del piano, a cui si aggiungeranno altri 600 milioni di crediti legati a finanziamenti dedicati, a cartolarizzazioni e a crediti acquisiti da Cassa di Risparmio. In totale dunque si tratta di oltre un miliardo e 600 milioni di euro, che consentiranno alla Cassa di continuare a svolgere un ruolo di primo piano nella realtà di San Marino al servizio delle famiglie, delle imprese e, più in generale, della nostra Repubblica”.

Non dimentichiamo, poi, che dall’estate del 2009 è già rientrata un’altra cifra considerevole, oltre un miliardo e 100 milioni. Cassa di Risparmio ha vissuto il periodo forse più travagliato della propria storia, tra il commissariamento di Delta e lo scudo fiscale, che ha visto uscire un miliardo e mezzo di euro. Qual è la situazione oggi che la bufera è stata lasciata alle spalle?

“Cassa di Risparmio ha praticamente chiuso tutti i debiti contratti con le banche, gli ultimi termineranno a gennaio 2012, pagando tutti gli interessi richiesti. Abbiamo inoltre già dimezzato il finanziamento ottenuto da Banca Centrale di San Marino. Cassa ha dunque dimostrato di essere in grado di superare questa fase così difficile”.

In effetti più che uno stress test è stato un crash test, superato a pieni voti. L’assemblea della Fondazione nel frattempo aveva deliberato un aumento di capitale. A che punto siete?

“Innanzitutto va chiarito il concetto che l’aumento di capitale non serviva per chiudere un buco, buco che non c’è, ma era stato valutato come opportunità per il rilancio e lo sviluppo dell’istituto che, come avviene in tutto il mondo, non può non prescindere da un rafforzamento patrimoniale. Non dimentichiamo che Cassa di Risparmio ha già accantonato ingenti risorse, e altre ne dovrà accantonare per fare fronte al piano di ristrutturazione di Delta, il tutto a scapito del patrimonio che aveva raggiunto i 650 milioni di euro (oggi è di 294, dunque si è ridotto di oltre 350 milioni, ndr). Detto questo finora abbiamo incontrato notevoli difficoltà nella ricerca di banche o istituzioni finanziarie qualificate estere che potessero sottoscrivere tale aumento. I problemi sono dipesi da tre fattori. Il primo è naturalmente la crisi internazionale, tuttora in atto. Il secondo riguarda le difficoltà nei rapporti tra San Marino e Italia e la mancata firma dell’accordo con Bankitalia, che finora non ha certamente perseguito un obiettivo di collaborazione tra i due sistemi; riteniamo tuttavia che questa fase possa essere superata in tempi brevi. Il terzo motivo era l’incertezza legata alla conclusione della vicenda Delta, che oggi possiamo considerare una partita formalmente conclusa”.

Si era parlato anche di un intervento diretto dello Stato.

“Sì in effetti abbiamo discusso a lungo di un’ipotesi che preveda la partecipazione dello Stato per un aumento di capitale di 60 milioni di euro, aggiunto ad un intervento della Fondazione e della SUMS per 10 milioni ciascuna. Il dialogo è ancora aperto in tal senso e continua a riscontrare attenzione da parte del Governo nei confronti di Cassa di Risparmio, ma sono emerse perplessità e riserve facili da capire in questa fase: di fronte alle difficoltà del Bilancio dello Stato e all’ipotesi di istituire una Patrimoniale, è comprensibile che la questione venga affrontata con prudenza e cautela. E poi è convenienza anche della Fondazione valutare strade alternative. Il progetto relativo all’aumento di capitale prevedeva, anche l’emissione di un prestito obbligazionario per un totale di 70 milioni di euro convertibile nell’arco di qualche anno in azioni della Cassa. Tale progetto è oggetto di discussione con Banca Centrale e ci auguriamo possa essere attuato quanto prima. Fra l’altro prevede un rendimento molto interessante per i sottoscrittori”.

Chiudiamo con uno sguardo al futuro.

“Cassa di Risparmio, in totale accordo con la Fondazione, ha già approvato un piano quinquennale strategico e di rilancio, da qui al 2015. Il piano prevede fra le altre cose l’individuazione di nuovi campi di azione nei settori dei fondi comuni del risparmio gestito, delle assicurazioni, del private equità, della banca retail e altri ancora. Prevede inoltre la predisposizione di prodotti innovativi e di qualità da offrire alla clientela e l’acquisizione di riconosciute professionalità e competenze, con investimenti ingenti in risorse umane e formazione, perché è unanime convinzione che il futuro del sistema finanziario si giocherà proprio su questa partita. Dopo aver dismesso numerose società operanti all’estero, Cassa di Risparmio vuol tornare ad essere prima di tutto banca del territorio, riservando particolare attenzione, e le riserve che si libereranno, a sostegno dell’economia sammarinese”.

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