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Wikileaks a rischio, ma tutta la Rete tira su scandali. Chi sale, chi scende

da Redazione

Wikileaks a rischio chiusura: embargo statunitense, stop alle donazioni. Intanto Anne Sinclair, ovvero Madame Strauss-Kahn, candidata in Francia per la direzione dell’Huffington Post, il più importante blog news del mondo.

di Saverio Mercadante

Storie d’innovazione e scandali planetari s’intrecciano in questi giorni sulla pelle di Julian Assange e di Anne Sinclair, la giornalista e moglie del direttore del FMI Dominique Strauss–Kahn.

Il primo, accusato, tra l’altro, anche lui di un presunto stupro, rischia di chiudere per sempre Wikileaks a meno di un mese dal primo anniversario della pubblicazione del “cable-gate”, l’archivio della diplomazia Usa.

La seconda, invece molto probabilmente tornerà a fare il suo vecchio mestiere, dopo essersi dedicata per anni alla carriera del marito, era il favorito delle prossime presidenziali francesi, immolata sull’altare della sua ingordigia sessuale.

Anne Siclair dovrebbe dirigere l’edizione francese dell’Huffington Post, il più importante blog news del mondo da decine di milioni di visite al giorno, fondato dalla zarina greca Arianna Huffington.

 

Bank of America contro Assange

Senza le risorse finanziarie negate da Visa, Mastercard, Paypal, Bank of America e Wester Union, Assange chiude i battenti, WikiLeaks non può andare avanti.

Il blocco delle donazioni è stimato attorno al 95%.

L’organizzazione cerca di difendersi come può dall’embargo: si è impegnata in una nuova campagna di finanziamenti attraverso canali alternativi e ha annunciato per novembre il lancio di un nuovo protocollo, alternativo all’Https, per la sicurezza delle transazioni on line.

Julian Assange, ha una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti per la pubblicazione dei cables diplomatici americani, Kristinn Hrafnsson – giornalista d’inchiesta islandese e portavoce di WikiLeaks dal febbraio 2011 – insieme ad un rappresentante della Wau-Holland-Stiftung, la fondazione tedesca che da tempo sostiene finanziariamente WikiLeaks, si sono dunque dichiarati “costretti” ad annunciare la sospensione della pubblicazione di ulteriori documenti. Gli americani hanno dichiarato guerra all’hacker australiano soprattutto sotto la spinta di Bank of America: Julian Assange aveva annunciato di essere in possesso di materiale compromettente riguardante proprio la più grande banca commerciale degli Stati Uniti. La media delle donazioni a Wiki è di 25 dollari a persona. La rete sembra credere molto in questa sorta di paladino della libertà d’informazione, non privo di molte ambiguità.

“WikiLeaks ha potuto finora essere un’organizzazione politicamente indipendente. Abbiamo avuto 50.000 o forse 100.000 persone che ci hanno supportato. Non abbiamo mai avuto gruppi politici dietro di noi”, ha scandito Assange. Per continuare la sua attività di pubblicazione e whistleblowing, WikiLeaks avrà bisogno di almeno 3,5 milioni di dollari; 10 milioni di dollari (o anche più) per poter far crescere l’organizzazione. Il colpo al portafoglio per WikiLeaks, d’altra parte, è stato molto doloroso.

Secondo Hrafnsson, l’organizzazione ha infatti perso “40-50 milioni di euro”.

In discussione non solo la vita di Wiki, ma “la libertà di parola” in generale, e l’operatività di associazioni, come Amnesty International e Greenpeace, che basano la loro capacità operativa sulle donazioni.

WikiLeaks intanto ha presentato anche un esposto agli uffici antitrust della Commissione Europea.

 

Lady Dsk, la moglie coraggio torna al giornalismo

Madame Strauss–Kahn, celebre giornalista della tv francese negli anni ottanta e novanta, con le sue interviste teneva incollati allo schermo milioni di spettatori, tornerebbe dunque al suo antico mestiere.

Sono sempre più insistenti le indiscrezioni sulla sua candidatura da parte del banchiere Matthieu Pigasse, azionista di Le Monde, socio dell’Huffington Post.

Sembra che la giornalista francese, tre settimane fa, abbia incontrato Arianna Huffington durante il suo viaggio a Parigi per i preparativi dell’edizione francese del Post che dovrebbe partire nel mese di novembre: sarebbe molto interessata alla guida di questa nuova avventura editoriale in Rete.

Che d’altronde già frequentava quando era a Washington: scriveva un blog, interrotto a maggio, pochi giorni dopo l’arresto di Strauss-Kahn: “Capirete che le circostanze m’impongono il silenzio”, aveva scritto nell’ultimo post ai suoi lettori, la “moglie coraggio”. La notizia non ha avuto però una buona accoglienza da parte dei suoi futuri colleghi: il nome della Sinclair ha già creato qualche malumore nella redazione del sito, collegata indirettamente allo storico quotidiano Le Monde. In ogni caso la vicenda Strauss-Kahn, rimane ancora molto complicata e potrebbe tagliare le ali a tutte le buone intenzioni della giornalista. Sull’esponente socialista ancora nuove accuse. Dopo l’archiviazione dello scandalo del Soffitel a New York, e la denuncia della giornalista Tristane Banon per un altro tentativo di violenza, l’ex direttore del FMI è stato citato nell’inchiesta sul giro di prostituzione organizzato da “Dodo la Saumure”, il soprannome di un famoso sfruttatore di donne arrestato in Belgio.

Secondo i magistrati, oltre ad aver frequentato alcuni alberghi con squillo a Lille e Parigi, Strauss-Kahn avrebbe anche chiesto a “Dodo” di mandargli alcune escort direttamente a New York.

Il vizio del giornalismo di Anne Sinclair potrà ancora coniugarsi con il vizietto di Dsk?

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