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L’impresa creativa regge la crisi

da Redazione

In Italia l’impresa creativa produce il 7,1% del Pil; 4,2 milioni di addetti lavorano nel settore. In Romagna spicca il Creative District, che aggrega più di 900 piccole imprese.

di Saverio Mercadante


La crisi morde e divora posti di lavoro. Eppure dove regnano creatività e innovazione la crisi si arresta, batte in testa. Lo dimostra la generale stabilità del comparto creativo dell’impresa italiana rispetto al 2009. Invariata anche l’incidenza sul totale dell’economia italiana: come un anno fa, l’impresa creativa pesa il 7,1%, con più di 4,2 milioni di addetti. Tra gli ambiti che evidenziano il maggior incremento si trovano l’editoria libraria (+2,3%) e quella informatica (+75%), rispettivamente con 84 e 51 nuove aziende, le attività di consulenza, il cui saldo positivo si attesta al 6,6%, e la ricerca e sviluppo, cresciuta del 5,4%. In crescita anche l’industria culturale: trasmissioni radiofoniche (+71,4%), attività di programmazione e trasmissioni tv (+64,1%), editoria musicale (+10,5%), attività artistiche e di intrattenimento (+2,8%).
La stessa Commissione Europea ha prodotto un libro verde “Le industrie culturali e creative, un potenziale da sfruttare”. Sono stati esplorati i territori delle arti dello spettacolo, le arti plastiche, il patrimonio culturale, il cinema, la televisione e la radio, la musica, l’editoria, i videogiochi, i nuovi media, l’architettura, la moda e la pubblicità.
In Italia, l’industria creativa è più radicata a Milano rispetto agli altri grandi poli economici del Paese: nel capoluogo lombardo ha sede infatti un’attività su dieci, percentuale più che doppia rispetto a Torino e quasi tripla in confronto a Napoli; superata di circa due punti percentuali la capitale (6,9%). Questi dati provengono un’elaborazione della Camera di Commercio di Milano su dati registro imprese al II trimestre 2009 e 2010 e dalla ricerca “La città che sente e pensa, creatività e piattaforme produttive nella città infinita”.
Il rapporto tra creatività e capacità di produrre si conferma un valore aggiunto strategico per Milano e risulta determinante per uscire dalla crisi.
La competitività delle imprese si gioca su tutti quegli elementi di qualità che rendono le creazioni dei prodotti unici, dall’innovazione al design. Qualità e innovazione sono elementi strategici per l’esportazione del Made in Italy e per attrarre nuovi mercati esteri, fattori decisivi per la ripresa.

 

La terra di Romagna  e il Creative District
Una ricerca sviluppata dall’Emilia-Romagna ha diviso il territorio in tre distretti economici: Emilia, Bologna, Romagna. A quest’ultima veniva legata una caratteristica vincente: la creatività. Un’indagine Istat confermava questo dato: il 20% dei suoi abitanti si occupa di questo settore. Il picco dei creativi si trova a Rimini: il 23%. La Romagna mostra un reticolo di piccole e medie imprese creative di grande spessore. In particolare sul territorio ci sono un numero altissimo di imprese culturali che si occupano di design, architettura, grafica e comunicazione. Lo sbocco quasi naturale di questo fiume di imprese è stato il “Creative district”, nato nel 2009. Oggi conta circa più di 900 aderenti.
Romagna Creative District è un sistema produttivo locale della creatività romagnola, un social business network, che intende diventare strumento di collegamento e diventare una buona prassi da condividere.
Si propone un’azione congiunta tra istituzioni locali, micro, piccole imprese e lavoratori autonomi della Romagna che lavorano nel settore della creatività (comunicazione, arte, design, architettura, teatro, musica, fotografia). L’intento è quello di promuovere la realizzazione di una rete tra designer, musicisti, illustratori, architetti, sceneggiatori, fotografi, progettisti per creare un sistema di collegamenti che promuova il territorio.
Sviluppa un’esigenza comune: un sistema produttivo locale della creatività romagnola per collegare e promuovere tutte le micro realtà che esistono. Favorendo una rete e comunicando un territorio si vuole creare un circolo virtuoso che giovi a tutta la collettività.
Obiettivo: utilizzando suggestioni, interdisciplinarietà e trasposizione dei linguaggi vuole lanciare la discussione sulle ricadute che il processo di riconoscimento di distretto creativo potrebbe avere sul territorio, sui potenziali benefici che ne potrebbero derivare su tutta l’economia locale e sulla possibilità di esportare questa prassi.
Una ricerca di Barbara Casadei e Salvatore Zappalà su 25 PMI imprese del territorio cesenate ha dimostrato che l’innovazione non è solo quella di prodotto. Si può applicare sull’organizzazione, sull’ambiente di lavoro. Sulla comunicazione. Senza grandi investimenti si possono raggiungere ottimi risultati per certi target usando YouTube. Cultura qui si coniuga in buona informazione che fa vendere.

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