Home FixingFixing San Marino, ANIS: “Con questa finanziaria la crescita non è affatto certa”

San Marino, ANIS: “Con questa finanziaria la crescita non è affatto certa”

da Redazione

Il Segretario Generale, William Vagnini: “Evidente l’incoerenza tra i buoni propositi, come il pareggio di bilancio, e le azioni che si mettono in campo. Serve un Piano per lo Sviluppo, se si vuole far ripartire il Paese”.

WILLIAM VAGNINI NENI ROSSINI

 

di Daniele Bartolucci

 

Riforme per lo sviluppo e riduzione della spesa corrente con interventi strutturali. E’ questo che ANIS si aspetta dalla Legge di Bilancio per il 2019, ma dopo la presentazione in prima lettura della finanziaria, “anche il proverbiale ottimismo degli imprenditori viene meno”, come spiega il Segretario Generale William Vagnini.

“Le riforme più importanti non ci sono, anzi, come quella delle pensioni, vengono spostate all’anno prossimo. La spending review non appare così incisiva come dovrebbe, perché viene portata avanti con interventi a spot e non con un piano generale e condiviso da tutte le parti sociali, generando allo stesso tempo nuove tensioni e scontri, come quello con la CSU. E nonostante tutto questo si parla di pareggio di bilancio, da raggiungere con interventi di cui, oggettivamente, gli effetti sono ancora tutti da verificare e quantificare”.

 

E’ quindi una bocciatura definitiva?


“Al momento il giudizio è sospeso, ma auspichiamo che dal confronto con il Governo vengano attuati dei correttivi sostanziali in seconda lettura. A tal proposito abbiamo già fornito diverse indicazioni alla Segreteria competente. Ma soprattutto ribadiamo la proposta avanzata al Governo anche in Assemblea Generale a fine novembre, di avviare i lavori di un vero Piano per lo Sviluppo, dove tutte le parti sociali partecipino senza difendere i propri interessi ma trovino soluzioni per i problemi attuali, delineando al tempo stesso una prospettiva di crescita per il Paese. Crescita che oggi non è affatto certa, al contrario di quello che può pensare qualcuno”.

 

Si riferisce ai provvedimenti annunciati dal Governo?

 

“Alcuni interventi sono assolutamente condivisibili in linea di principio, come quelli per la semplificazione burocratica, altri meno. Ma al di là di questo, è evidente l’incoerenza di fondo tra i buoni propositi – come il pareggio di bilancio, essenziale a nostro avviso per garantire la sicurezza ai conti pubblici – e le azioni che si mettono in campo. O che non si mettono: perché il ritardo che scontiamo sulle riforme più importanti viene ulteriormente aumentato, con effetti disastrosi sia sul piano economico che su quello sociale”.

 

Come lo scontro con la CSU?


“Il livello di tensione tra Governo e sindacati è altissimo, con scioperi a ripetizione nella Pubblica Amministrazione e l’annuncio dell’ennesimo blocco generale prima di Natale, con conseguente disagio anche per le imprese. Comprendiamo le motivazioni della CSU, del resto non possiamo essere d’accordo con il metodo del Governo, che vuole scavalcare la contrattazione collettiva. Ma non possiamo nemmeno condividere la difesa a oltranza dello status quo o di interessi di parte, nel momento in cui a tutti viene richiesto un sacrificio per il Paese. Ribadiamo, con forza, l’urgenza di un Piano condiviso dove far rientrare le grandi e piccole riforme, evitando interventi isolati, peggio ancora se cambiano al cambiare delle stagioni come è avvenuto per il taglio agli stipendi pubblici: prima era l’ora settimanale, ora il contributo di solidarietà, ora si ipotizza di posticiparlo… C’era da aspettarsi una simile reazione da parte dei sindacati”.

 

Anche la spending review rientrerebbe nel Piano di cui parla ANIS?


“Tutto il Bilancio dello Stato deve rientrarci, è fondamentale. La spending review deve essere costruita assieme proprio perché si devono gestire anche i sacrifici, che non si possono chiedere sempre e solo alle imprese e al settore privato in generale. Peraltro non solo chiesti, ma già pagati, con la reintroduzione della minimum tax e della patrimoniale. Coinvolgere tutti i rappresentanti della politica, dell’economia e della comunità è fondamentale, perché di fronte a questi interventi depressivi, si devono mettere in campo interventi per lo sviluppo: tutti accetterebbero di rinunciare a qualcosa se questo servisse a costruire un futuro migliore, per loro e per le generazioni a venire”.

 

Al momento non sembra questa la situazione.


“Al contrario, a partire dal Bilancio dello Stato, si paventano tagli e tasse senza un effettivo piano di sviluppo. Le risorse recuperate, invece che per gli investimenti necessari ad ammodernare il Paese, serviranno per coprire il debito pubblico. Ma non basteranno: con questa finanziaria si dà infatti libertà al Governo di aumentare l’indebitamento, sia per l’impellenza di rifinanziare la Cassa di Risparmio, sia per esigenze di cassa, perché manca la liquidità. E’ una spirale preoccupante, perché ci stiamo indebitando per pagare altri debiti”.

 

Meno spese e più entrate, quindi?

 

“La ricetta è sempre quella, ma bisogna metterla in campo con determinazione. Sul fronte della spesa pubblica abbiamo presentato un documento condiviso con tutte le associazioni di categoria, ma non è stato preso in considerazione, e infatti nel secondo assestamento di Bilancio la spesa corrente è perfino aumentata invece di diminuire. Sul versante delle nuove entrate, premesso che contrasteremo ulteriori aumenti dell’imposizione alle imprese o ai lavoratori dipendenti tali da determinare un aumento del costo del lavoro, occorre puntare sulla crescita: delle aziende che operano a San Marino e di quelle che possono venire a investire qui. Per farlo occorrono interventi strutturali e mirati, che non sono stati ancora messi in campo. Se il quadro normativo di riferimento è rimasto lo stesso dell’anno in corso e le condizioni ambientali, a partire dal Bilancio dello Stato, sono in qualche modo peggiorate, è abbastanza difficile ipotizzare che ci sarà una crescita sostenuta nel 2019. Se al contrario, saremo in grado di attuare un serio piano di riforme, recuperando il tempo perso fino ad oggi, San Marino potrebbe concretizzare l’enorme potenziale che ha ancora inespresso e l’anno prossimo potremmo tutti ritrovarci a parlare di una situazione ben diversa”.

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