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Banca di San Marino, Industry 4.0: Internet Of Things

da Redazione

Rubrica “Finanza e mercati”, l’intervento di Sara Balducci.

BSM Balducci Sara

 

di Sara Balducci

 

L’enciclopedia Treccani definisce l’Innovazione Tecnologica, come “L’attività deliberata delle imprese e delle istituzioni tesa a introdurre nuovi prodotti e nuovi servizi, nonché nuovi metodi per produrli, distribuirli e usarli”.

Si ha innovazione tecnologica, quindi, ogni volta che si crea qualcosa che migliora e semplifica i processi produttivi, o semplicemente li implementa o integra di funzioni, anche già esistenti, per aumentare le prestazioni o per semplificarci la vita.

Le prime tre rivoluzioni industriali sono nate partendo da necessità oggettive, per aumentare la produttività, o semplicemente utilizzando processi industriali che prima non c’erano, mentre per la quarta il discorso è più ampio, perché l’innovazione arriverà, anzi è già arrivata, anche nelle nostre case.

La quarta rivoluzione industriale è chiamata anche “internet of things” che tradotto letteralmente significa “internet degli oggetti” ed è utilizzata per definire la rete delle apparecchiature e dei dispositivi connessi a internet, quali impianti di climatizzazione, elettrodomestici, lampadine, automobili… insomma qualunque dispositivo elettronico dotato di software che gli consenta di scambiare dati con altri oggetti, ma non solo.

Il campo applicativo di tale tecnologia è talmente ampio che è possibile connettere tramite sensori anche animali (per esempio attraverso segnalatori che ne consentono la localizzazione), piante (attraverso sensori che ne controllano l’illuminazione o il fabbisogno di acqua) e addirittura persone (utilizzando pacemaker o altri dispositivi per il controllo da remoto dei parametri biologici).

La finalità di tutto ciò è semplificare, velocizzare, migliorare la nostra vita lavorativa e di tutti i giorni, automatizzando processi o mettendo a disposizione informazioni a cui fino ad ora non abbiamo dato importanza.

Le applicazioni si possono dividere in tre macro aree. Vediamole assieme.

1 – Smart car: auto connesse per la localizzazione del veicolo e la registrazione dei parametri di guida a scopo assicurativo;

2 – Smart house: le applicazioni più utilizzate nelle abitazioni sono quelle che portano benefici tangibili, come quelle per la sicurezza o per il risparmio energetico, gestione del riscaldamento, per il monitoraggio dei consumi energetici e per la gestione da remoto degli elettrodomestici. L’interfaccia preferita dagli utenti è l’App, a dimostrazione di come smartphone e tablet abbiano un ruolo chiave nell’avvicinare il consumatore alla tecnologia.

“Nest” per fare un esempio, è un termostato intelligente che “impara” le nostre abitudini, “studia” le previsioni del tempo e regola la temperatura di casa nostra in modo che sia confortevole, ma anche virtuoso sul lato consumi.

3 – Smart city: nelle città adozione di soluzioni d’illuminazione intelligente, per la gestione della mobilità, o per la raccolta dei rifiuti.

La città di Barcellona ha avviato un progetto di pianificazione del futuro, utilizzando la tecnologia “internet of things”:

­1 – parcheggi connessi agli smartphone: grazie a sensori posizionati negli spazi dedicati ai parcheggi, l’utente attraverso lo smartphone può controllare la disponibilità di posti auto;

­2 – smart street lightning: illuminazione a led e installazione di sensori in città che “leggono” la presenza di persone e “dosano” l’illuminazione solo quando serve.

Essere sempre connessi, avere sensori in casa che riconoscono (e conoscono) le nostre abitudini, ha anche un lato negativo, legato alla tutela della privacy e al corretto utilizzo dei dati. Prima citavo “Nest”, il termostato intelligente, acquistato da Google: c’è chi teme che i dati acquisiti dal termostato sulle nostre abitudini casalinghe, quando siamo in casa, quante volte passiamo davanti al termostato, che abitudini abbiamo nel nostro gestire il caldo e il freddo, se invitiamo gente a casa a mangiare, possano essere utilizzati per creare campagne su misura per noi utenti.

Quindi rischi ma anche vantaggi, e finalmente la tecnologia “butta un occhio” anche all’ambiente.

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