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“Awakening”, il “risveglio” di Federico Mecozzi: un viaggio nel mondo barocco

da Redazione

Il primo album del violinista verucchiese che da quasi 10 anni accompagna Ludovico Einaudi nei live in tutto il mondo uscirà a inizio del 2019.

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di Alessandro Carli

 

“Awakening” vuol dire “risveglio”, ed è – anche e soprattutto – il titolo del primo album di Federico Mecozzi (foto di Chico De Luigi), il violinista verucchiese che da quasi 10 anni accompagna Ludovico Einaudi nei live in tutto il mondo e dà il suo prezioso contributo nei lavori da studio del Maestro torinese. Uscirà a inizio del 2019 – verrà presentato a gennaio anche a Rimini – ma già a fine 2018, come spiega lo stesso Federico, “verrà lanciato il ‘singolo’, accompagnato da un videoclip firmato da Daniele Quadrelli”.

 

“Risveglio” quindi. Quanto è durato il “sonno”?


“Non c’è un momento preciso in cui ho iniziato a pensare a un mio disco anche se da diverso tempo sentivo l’esigenza di occuparmi di un album totalmente mio. In questi anni ho incontrato grandi professionisti. Collaborazioni bellissime che poi si sono ‘incontrate’ in ‘Awakening’: il percussionista Riccardo Laganà per esempio, ma anche il violoncellista Redi Hasa, due musicisti che lavorano con Ludovico Einaudi. Poi Massimo Marches, Tommy Graziani, Anselmo Pelliccioni e Cristian Bonato. Cristian è la mia metà artistica, abbiamo prodotto il disco assieme lavorando giorno e notte nella sua sala di registrazione, ‘Numeri Recording Studio’. Negli ultimi tre anni ho iniziato a scrivere qualche brano, ma senza pretese: i tempi, visto il lavoro che faccio, sono abbastanza dilatati. Alla fine è uscito un disco strumentale. Quasi tutto strumentale: in un brano c’è la voce di Giuseppe Righini, utilizzata però come strumento. Lo stesso violino, nei pezzi, viene utilizzato come una voce”.

 

Un album quindi… “classico”?

 

“Intorno ad ‘Awakening’ – il titolo è in inglese perché è più musicale – ci sono moltissimi mondi: non è un cd classico e nemmeno pop, anche se contiene alcuni passaggi piuttosto ballabili. Spesso il violino è al centro della musica, accompagnato da altri strumenti come la viola, gli archi, il pianoforte. Ho sempre ‘fatto da spalla’ a qualcuno, forse anche per un senso di protezione. Con questo album mi metto al centro”.

 

A che ora del giorno nasce la musica?

 

“In diversi momenti. Spesso la notte, prima di addormentarmi: con il buio escono le cose migliori. Altri pezzi sono nati, a livello embrionale, durante le serate musicali trascorse assieme a Stefano Zambardino. Scrivere non è un’esperienza solitaria, non sempre almeno. Prendo appunti sul telefonino, poi li sviluppo. A Verucchio, a Rimini ma anche in altri luoghi”.

 

“Awakening” a raggi infrarossi.

 

“Il cd è composto da 11 tracce (oltre a quella che dà il titolo al disco, anche ‘Spring song’ e ‘Birthday’ e altre ancora), a cui si aggiungono un paio di ‘collegamenti’. La durata dei pezzi è più o meno quella delle canzoni cantate, dai tre minuti e mezzo a sei. Si sente la mia base classica, barocca, con gli archi, ma anche le influenze etniche del Nord Europa e del Medio Oriente”.

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