Home FixingFixing ANIS: “Così si penalizzano le imprese virtuose”

ANIS: “Così si penalizzano le imprese virtuose”

da Redazione

Tutte le categorie si schierano contro la nuova Patrimoniale e il mancato confronto. L’imposta straordinaria era prevista già in Finanziaria ma solo ora vengono svelate le “regole”.

cs patrimoniale commissione anis

 

di Daniele Bartolucci

 

Tutti contro la patrimoniale, l’imposta straordinaria che il Governo ha deciso di utilizzare per aumentare le entrate dello Stato.

 

PARTI SOCIALI CRITICHE: “MANCATO CONFRONTO”


Il Governo, in verità, aveva inserito la patrimoniale già a dicembre in finanziaria, ma in maniera molto vaga. Ed è qui il primo passaggio, fondamentale: nella legge, infatti, non venivano specificate né le aliquote né le la platea né tantomeno il volume dell’entrata totale. Ma tutto era rimandato ad un decreto che dovrà essere presentato entro fine aprile. E qui il secondo passaggio, che un po’ tutti criticano: in quattro mesi, perché non si è aperto un tavolo di confronto con le parti sociali e ci si è limitati a presentare un documento – bozza o non bozza, ormai, il documento è quello – nei giorni scorsi, a scadenza vicinissima? “Purtroppo”, spiega ANIS, ma anche OSLA, USC e UNAS hanno espresso lo stesso pensiero, “anche in questo caso, avremmo preferito confrontarci preliminarmente sul tema, portando dati e idee, mentre dovremo discutere un documento già pronto e con tempi strettissimi tra la sua presentazione ed approvazione. Documento che ci è pervenuto, così come alle altre parti sociali, solo in data 17 aprile, quando la scadenza del 30 aprile per la sua presentazione era stata già fissata a dicembre in finanziaria. Il tempo per confrontarsi c’era, ma non è stato sfruttato”.

Le associazioni di categoria (UNAS addirittura ha fatto partire una petizione contro la norma), ma anche i sindacati, fanno leva sul mancato confronto per criticare l’azione del Governo, ma anche nel merito del provvedimento non mancano le censure.

 

DAI PATRIMONI SOCIETARI ALLE CASE ALL’ESTERO


L’imposta straordinaria sui patrimoni colpirà sia le imprese che le persone fisiche, ma in maniera assai differente. Le prime verranno tassate sul patrimonio netto, mentre le altre anche sugli immobili (con un abbattimento di 350 euro sulla prima casa, però) e sugli investimenti finanziari (esclusi dunque i conti correnti). Novità dell’ultimo momento, verranno ricompresi anche gli immobili detenuti all’estero e questo anche laddove vengano già tassati dal Paese estero, come ad esempio l’Italia che applica l’IMU. Dal conto del Governo sembra si voglia arrivare a incassare circa 16 milioni di euro, divisi tra imprese (45-47%) e persone (53-55%).

 

ANIS: “PENALIZZATE LE IMPRESE VIRTUOSE”


“L’imposta patrimoniale straordinaria avrà un impatto negativo proprio su quelle aziende virtuose che nel corso degli anni si sono patrimonializzate”, ha attaccato ANIS. “Per questo motivo deve essere ridotto l’intervento previsto in relazione al patrimonio netto, che il Governo vuole tassare allo 0,6%. La nostra Associazione”, hanno annunciato in una nota gli Industriali, “ha già convocato la propria Commissione Fisco (nella foto la riunione dei giorni scorsi) e condiviso le indicazioni con il Consiglio Direttivo, incontrerà il Governo nei prossimi giorni per formalizzare la richiesta e indicare soluzioni alternative, in primis una maggiore e più incisiva riduzione della spesa corrente. Nonostante il poco tempo a disposizione, confidiamo nell’apertura a discuterne, rimodulando e redistribuendo il “sacrificio” richiesto all’intero Paese. Questo perché penalizzare eccessivamente le imprese deprimerebbe ancora di più l’economia, con la conseguenza di ridurre gli investimenti in territorio, siano essi strumentali o in termini di occupazione. Inoltre, in prospettiva, dopo la riproposizione della minimum tax alle imprese, non ci sono garanzie che questa imposta straordinaria sia “una tantum”: per questo chiediamo al Governo di dare ulteriori garanzie di stabilità, riducendo in maniera efficace e strutturale la spesa corrente, per evitare che l’anno prossimo siano necessari, di nuovo, altri sacrifici”. “Inoltre, non possiamo non rilevare come questo appaia in contraddizione con l’obiettivo, a nostro avviso prioritario, di attirare imprese e imprenditori a San Marino. Nel momento in cui con una mano si invitano a investire in territorio e poi, con l’altra mano, si tassano i loro patrimoni, sia dell’azienda che privati, e in questo caso anche quelli detenuti nel Paese di origine”. “Complimenti”, gli fa eco l’USC: “siamo sempre più attrattivi. Ci sarà un gran desiderio di investire nel nostro Paese”, ironizzano i commercianti. Infine”, avvertono gli Industriali, “pur comprendendo l’esigenza di mettere in sicurezza i conti pubblici, chiediamo che l’entrata generata da questa imposta venga destinata in maniera preventiva e trasparente in capitoli del Bilancio dello Stato definiti fin da subito, e che questi non siano inerenti alla spesa corrente o a copertura di nuovi debiti, perché ci porterebbero in una spirale senza uscita”.

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