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“Doing Business 2018”, San Marino scende di 14 posizioni

da Redazione

World Bank ha pubblicato il report annuale: il Titano è passato dalla 79esima posizione del 2017 alla 93esima. Peggiorano l’avvio di un’impresa, il pagamento delle tasse l’accesso al credito, l’allacciamento elettrico e la protezione degli investitori.

DB2018

 

di Alessandro Carli

 

Non si può dire che le iniziative portate avanti dal Governo – alcune di esse prese d’imperio – abbiamo portato quei benefici di cui il Paese ha urgente bisogno. A sfogliare il copioso documento di World Bank, il “Doing business” edizione 2018 difatti la Repubblica di San Marino ha perduto in un anno ben 14 posizioni, passando dal 79esimo posto al 93esimo su un totale di 190 Paesi analizzati. Nel 2016 il Titano aveva “marcato” la 77esima posizione. Paesi che sino al 2017 erano dietro alla Repubblica, oggi “hanno messo la freccia” e hanno effettuato il “sorpasso”. Ne citiamo solo alcuni: Ucraina, Bosnia ed Erzegovina, Vietnam, Qatar, Vanuatu, Tonga, St. Lucia, Uzbekistan e Zambia.

 

COS’È E COSA SPIEGA IL “DOING BUSINESS”


Il report di World Bank misura la facilità per un imprenditore di aprire e gestire una piccola o media impresa sulla base delle normative, delle procedure di riferimento, dei costi e delle tempistiche. Sulla base dello studio delle 10 aree settoriali, che riguardano le principali fasi del ciclo di vita di un’impresa, il programma di analisi “Doing Business”, basandosi su ipotesi standardizzate di rilevazione, calcola un ranking settoriale e complessivo (che dipende dal proprio andamento e da quello degli altri Paesi) e un indice diretto che misura quanto è distante in media un’economia dalle migliori performance raggiunte. E’ questo secondo indice che analizza la performance dei singoli Stati.

Nello specifico, i 10 punti del “Doing Business” di WB raggruppano i tempi e la facilità per avviare un’impresa, ottenere un permesso di costruzione, l’allacciamento dell’elettricità, il trasferimento di proprietà, il pagamento delle tasse, le controversie commerciali in tribunale, la risoluzione delle insolvenze, l’accesso al credito, la protezione degli investimenti, il rispetto dei contratti e le operazioni commerciali “transfrontaliere”.

 

FORZA E DEBOLEZZA DI SAN MARINO


I punti su cui il Titano ha aumentato la distanza dai vertici (DFT, “the distance to frontier”) – oltre all’overall (come detto, dalla 79esima alla 93esima piazza) – sono l’avvio di un’impresa, i permessi per costruire (complessivamente sono state recuperate alcune posizioni ma per effetto del peggioramento di altri Paesi) e la registrazione della proprietà.

Entrando nei dettagli, in termini “assoluti”, due sole “voci” ha scalato la classifica. Per i rimanenti otto indicatori invece le performance (poche) sono state riconfermate oppure, rispetto al 2017, sono peggiorate (la maggior parte).

Partiamo dai due miglioramenti “assoluti”. I “permessi di costruzioni”, scrive World Bank, sono passati dalla 72 esima posizione alla 68esima (nel 2016 la Repubblica di San Marino occupava la 92esima piazza, ndr). Un dato molto interessante in quanto il comparto è, assieme al manifatturiero, uno dei volani dell’economia del Monte.

Lieve crescita (una posizione) anche per la risoluzione delle insolvenze, passate dalla 110esima alla 109esima piazza.

Il “Doing Business 2018” ha poi confermato anche per quest’anno la 78esima posizione sia per le “registrazioni di proprietà” che per il “rispetto dei contratti”, così come la 20esima per le “operazioni commerciali transfrontaliere”.

E’ purtroppo abbastanza lungo l’elenco degli indicatori che sono peggiorati. In prima battuta l’avviamento di un’impresa (vengono considerate le procedure, tempi, costi e capitale minimo versato per avviare una società a responsabilità limitata) che ha perduto ben 14 punti, attestandosi nel 2018 in 112esima piazza (era 98esima nel report del 2017 mentre nel 2016 San Marino occupava la 86esima posizione).

Giù di tre posti rispetto al 2017 anche l’allacciamento elettrico: per questo indicatore, quest’anno il Titano risulta 14esimo (11esimo nel 2017).

Per quel che concerne il “pagamento delle tasse” (quindi i pagamenti, i tempi e l’aliquota fiscale totale a cui deve fare fronte un’impresa per rispettare tutte le normative fiscali e processi di post-archiviazione), il Titano ha perduto 26 posizioni, passando dal 14esimo posto al 40esimo. Il DTF però è rimasto invariato: questo significa che 26 Paesi sono migliorati e hanno scavalcato il Monte.

Per quanto riguarda l’accesso al credito da parte delle aziende, la Repubblica di San Marino è tra gli Stati peggiori al mondo. La preoccupante e poco invidiabile 181esima posizione (su 190) del 2017 quest’anno è si ulteriormente aggravata, scendendo in 183esima piazza. Un parametro, questo, tenuto in grande considerazione da chi decide di fare un investimento in un territorio.

Un dato, quello dell’accesso che, se messo a sistema con un’altra voce importate – “Tutela degli investitori”, soprattutto quelli di “minoranza” e che vede il Titano perdere altre 14 posizioni rispetto al 2017 (dal 161 posto si è arrivati al 175esimo) – fa capire che è necessario lavorare e mettere in campo le giuste misure per risalire la china.

 

ANIS, IL SEGRETARIO GENERALE WILLIAM VAGNINI: “MIGLIORARE LA REPUTAZIONE INTERNAZIONALE”

 

“È innegabile che la perdita di 14 posizioni in un anno sia un segnale che non deve essere preso sottogamba. Soprattutto se parliamo del ‘Doing Business’, il rapporto stilato da Banca Mondiale che monitora la facilità di fare impresa in 190 Paesi”. Con queste parole William Vagnini, Segretario Generale dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, commenta il report.

“Leggendo il documento – prosegue il Segretario Generale dell’ANIS – constatiamo che ci sono stati alcuni Paesi che hanno messo in campo una serie di riforme che gli hanno permesso di risalire la classifica e di superare la nostra Repubblica”.

Già da diversi anni gli Industriali rimarcano l’importanza del rapporto di World Bank. “L’obiettivo che si deve dare il Paese è quello di migliorare le performance in cui risulta essere debole. Risalire significa consolidare la fiducia di chi già è presente sul territorio e acquisire una certa visibilità e un certo appeal agli occhi degli investitori e quindi stimolare in loro la voglia di conoscere meglio il Paese”.

Per la Repubblica di San Marino “è ineludibile l’obiettivo di intraprendere la via della modernizzazione” al fine di “diventare più efficiente e più attrattivo”. L’importante, aggiunge il Segretario Generale, “è prendere consapevolezza dei punti in cui siamo carenti e poi individuare le azioni corrette per raggiungere questi obiettivi”.

Solo se la Repubblica di San Marino sarà capace di mettere in campo interventi e riforme lungimiranti e innovative, “aumentando l’efficienza del sistema con l’obiettivo di risalire la classifica di Banca Mondiale, potremmo finalmente migliorare l’attrattività internazionale del Paese e rendere sempre più competitivo il nostro sistema economico. In questo senso ANIS già da tempo evidenzia gli ambiti in cui è necessario intervenire ed auspica una maggiore volontà politica al fine di migliorare e semplificare l’operatività di chi fa impresa in questo Paese”, conclude il Segretario Generale.

 

“DOING BUSINESS 2018”: I MIGLIORI PAESI DEL MONDO


Per il secondo anno consecutivo la Nuova Zelanda è i miglior Paese in cui fare business. Il “Doing Business 2018” prosegue con Singapore (2°) e Danimarca (3°). Nelle prima dieci posizioni ci sono Repubblica della Corea, Hong Kong, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Norvegia, Georgia e Svezia.

Brunei Darussalam, Tailandia, Malawi, Kosovo, India, Uzbekistan, Zambia, Nigeria, Gibuti e El Salvador sono state le economie che rispetto al 2017 sono maggiormente migliorate. Le economie di tutte le regioni, commenta World Bank, “stanno attuando riforme che allentano il processo di fare impresa, ma l’Europa e l’Asia centrale continuano ad essere le regioni con la più alta percentuale di economie che attuano almeno una riforma: il 79% dei Paesi hanno implementato almeno una regolamentazione aziendale riforma, seguita dall’Asia meridionale e dall’Africa subsahariana”.

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