Home FixingFixing Dalla crisi idrica alle risorse energetiche: un Paese poco autonomo

Dalla crisi idrica alle risorse energetiche: un Paese poco autonomo

da Redazione

Esaurita l’emergenza siccità, si riapre la discussione su come evitarla in futuro: dalla riduzione dei consumi alle infrastrutture all’avanguardia, compreso il bacino imbrifero.

 

di Daniele Bartolucci

 

Revocato lo stato di emergenza idrica, ora San Marino ha l’obbligo di sviluppare un piano di azioni (compresi gli investimenti in infrastrutture, nel caso), che permettano di evitare in futuro nuove crisi. Che non riguardano solo l’acqua. E’ infatti noto che San Marino non dispone di risorse energetiche ed è costretto ad acquistarle all’estero. L’autonomia totale, sia chiaro, è una chimera per un territorio così piccolo, ma è indubbio che tale dipendenza dall’esterno è un fattore di rischio e riduce anche la competitività del sistema imprenditoriale. Il quale, non va dimenticato, è impossibilitato ad approvvigionarsi autonomamente sul mercato estero.

 

ACQUA, DOPO L’EMERGENZA UN PIANO PER IL FUTURO


Nell’ultimo Consiglio Grande e Generale è arrivata una buona notizia per San Marino, quando Marco Podeschi, segretario di Stato per l’Istruzione e la Cultura, con delega ai Rapporti con l’Aass, ha annunciato l’arrivo della richiesta dell’Aass per revocare lo stato di emergenza idrica: “Abbiamo già fatto la relativa ordinanza. Il clima è infatti cambiato, sono iniziate le precipitazioni. Vorrei ringraziare le forze dell’ordine e i cittadini che hanno collaborato per il rispetto dell’ordinanza e hanno consentito a non interrompere mai i servizi”. E per il futuro? “L’Azienda ha avviato un confronto su interventi nel breve periodo per iniziare a riflettere su scenari più a lungo termine relativi a questi aspetti”, ha spiegato Podeschi, stimolando il suo predecessore, Teodoro Lonfernini (Pdcs), a rilanciare il tema: “Bisogna che l’azienda di Stato sia in grado di portare sul tavolo della Segreteria competente più attività progettuale che riguarda la gestione di una risorsa fondamentale come l’acqua. Siamo in presenza di consulenze e personale preposto a quella attività, io la invito Segretario a lavorare con insistenza affinché i progetti diventino realtà. Se farà questo avrà da parte mia tutto il mio supporto”. Del resto, proprio Lonfernini aveva riavviato l’anno scorso il dibattito sul tema, quando in Aula c’era da discutere un’Istanza d’Arengo per la realizzazione del bacino imbrifero di Gorgascura, che fu bocciata, pur rimarcando la condivisione dell’obiettivo del testo, ovvero “l’autonomia relativa al fabbisogno idrico nel territorio”. Tramontata dunque – forse per sempre? – la scelta dell’invaso per i troppi dubbi sulla tenuta di una diga in quella zona (questa la motivazione principale, oltre al costo ritenuto eccessivo, ndr), quali soluzioni ci sono? Al tempo si parlò di “riserve d’acqua contenute” a uso irriguo, ma anche di “avviare il miglioramento delle prestazioni relative alla qualità delle acque distribuite, a consolidare con enti pubblici non sammarinesi le collaborazioni in corso per collaborazioni strutturali finalizzate al fabbisogno interno, ad avviare campagne di sensibilizzazione volte a risparmio dell’acqua potabile”. Va detto che, stando agli ultimi dati, San Marino importa annualmente circa l’80% dell’acqua che utilizza (oltre 3 milioni di metri cubi), di cui la maggior parte dal Marecchia e il resto principalmente da Ridracoli. Non è quindi impossibile alzare quel 20% annuo di acque captate in territorio. Ma il problema resta e viene acuito quando non piove abbastanza: cosa che negli ultimi anni è successa spesso e che, stando alle ricerche scientifiche sui cambiamenti climatici, accadrà ancora.

 

DOPO IL CASO “BOILERONE” C’È ATTESA PER IL PEN


Abbinato all’acqua c’è il tema dell’energia, perché come detto, San Marino importa tutti gli energetici, dall’elettricità al gas. Proprio in queste settimane è atteso il PEN3, ovvero il Piano Energetico Nazionale sviluppato dall’Autorità della Regolazione per i Servizi Pubblici e l’Energia, il cui presidente Paolo Tartarini, ha recentemente presenziato in Consiglio per spiegarne dinamiche e problematicità. Perché il PEN3 doveva arrivare già nel 2016, ma per diversi motivi non è stato possibile. Oltre alla cronica mancanza di personale, infatti, “no dei motivi per cui il Pen è stato rimandato lo scorso anno è stato l’incertezza del progetto Dundee-Mitsubishi”, ha spiegato Tartarini. “Dal punto di vista tecnico non c’era dubbio sulla qualità dell’opera in sé, una centrale sì a gas, ma per caratteristiche termo-fisiche del ciclo combinato non avrebbe prodotto polveri sottili, dalle analisi sugli inquinanti. Era dunque una centrale ideale per la transazione verso un futuro green tutto a rinnovabili, oltre che di autonomia. A lungo termine infatti ritengo San Marino abbia potenzialità per diventare il primo paese del mondo ad essere indipendente e a emissioni zero grazie a fonti rinnovabili e alla capacità di legiferare in modo snello. Ma ciò non è possibile in tempi rapidi, la transizione dal vecchio a ‘tutto fossile’ e carbone al ‘tutto rinnovabili’ occupa in tutte le analisi un periodo che può andare dai 20 ai 40 anni. Farlo con le centrali nuove che hanno una vita media ottimale di 20 anni è una soluzione geniale per incentivare il passaggio al ‘tutto rinnovabile’. Tecnicamente quindi, è fuori discussione la positività dell’investimento. Ciò che ha lasciato perplessi è stato il ruolo del soggetto finanziatore della Dundee Corporation, società canadese, di per sé azienda solidissima”, ha spiegato Tartarini, soprattutto per il comportamento dei protagonisti della vicenda: “La cosa è finita nel nulla, sono scomparsi come contatti Bloom, Minna e la Dundee Corporation. Il mio suggerimento personale è che il governo riprenda contatti con gli interlocutori più seri, che sono quelli della Mitsubishi Hitachi – il loro team ha mobilitato il presidente – e si ristabiliscano contatti per vedere se si può portare avanti un progetto anche rivisto per sostituire la dipendenza energetica dall’esterno in una transizione verso fonti rinnovabili. Le dimensioni del vecchio progetto prevedevano la produzione di 580 MW, rispetto al fabbisogno sammarinese di 50 MW, i rimanenti 530 MW dovevano essere trasportati nel territorio circostante a basso costo, sarebbe stata energia molto richiesta da piccole e medie imprese. Certo, se sia un sovradimensionamento eccessivo, è da discutere”.

 

IL MERCATO DEL GAS E DELL’ENERGIA ELETTRICA


Come ha spiegato Tartarini, è finita l’era dell’energia da combustibili fossili, come sanno bene anche le industrie manifatturiere: ormai è tutto elettrico o a gas. Entrambi, però, sono gestiti a livello monopolistico dall’AASS, come noto, impedendo alle imprese di approvvigionarsi autonomamente. Soprattutto sul gas è in atto un acceso dibattito da anni, soprattutto perché in Europa la soglia di libertà è fissata a 200mila mq di gas all’anno, mentre a San Marino è dieci volte superiore (di fatto, solo due aziende possono acquistare all’estero a prezzo di mercato). Una penalizzazione enorme rispetto ai competitor degli altri Paesi. Lo stesso dicasi dell’energia elettrica e dell’acqua, ovviamente. Da una parte, quindi, c’è l’esigenza di aumentare la produzione e ridurre i consumi (o sprechi), ma anche quella di garantire a chi genera lavoro, reddito e gettito fiscale di poter avere, letteralmente, la “benzina” per correre.

 

COGENERAZIONE: UN ASSET DA SVILUPPARE NEL PRG


Tutti temi che potrebbero venire discussi nel PEN3, che il Segretario Podeschi si è impegnato a portare in aula al più presto: “Il Pen arriverà in Consiglio a settembre- ottobre. Quando però si va ad elaborare il PEN 3 vorrei parlare del costo dell’energia elettrica, di come abbatterlo. Dal 2008 l’Aass si è accreditato sul mercato italiano grossistico di energia e partecipa alle aste per massimizzare il profitto. Prima Aass non lo faceva. Ma ritengo si debba andare oltre. Il discorso della cogenerazione può essere un aspetto da considerare, c’è gas metano a costi attrattivi. Come Paese non possiamo continuare a pensare di comprare energia come e quando vogliamo e che l’energia arrivi sempre. Come possiamo avere un minimo d’indipendenza a livello energetico? Ci sono impianti di microcogenerazione a San Marino mai sviluppati, è un problema che può essere affrontato sia da parte dello Stato sia da aziende private”. Il problema, però, passa all’urbanistica, visto che molti di questi progetti richiedono delle varianti al PRG. In dirittura d’arrivo, come noto, c’è proprio il nuovo Piano Regolatore affidato allo studio Boeri: probabilmente PEN e PRG dovranno dialogare, e molto, tra loro.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento