Home FixingFixing Poca liquidità: interventi sulla spesa corrente e più equità

Poca liquidità: interventi sulla spesa corrente e più equità

da Redazione

L’allarme sui conti pubblici può accelerare le riforme su welfare (ISEE) e PA. Ridurre il peso degli stipendi pubblici non basta, occorre rendere la “macchina” più efficace.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il Governo ha presentato nei giorni scorsi la situazione contabile del Bilancio dello Stato, avvertendo i sammarinesi di un potenziale rischio legato alla scarsa liquidità che si dovrebbe ridurre, a giugno, a circa un milione di euro rispetto alle decine a cui si era abituati negli anni precedenti la crisi economica. La situazione, oggettivamente allarmante, è invero nota da tempo, anche se non in questi termini: da diversi anni, infatti, molti indicatori sono negativi, a partire dalla diminuzione – costante – della liquidità. Il debito pubblico, ad esempio, da meno di 100 milioni nel 2012 è arrivato a 247 milioni di euro quest’anno, una cifra destinata a restare tale almeno fino al 2019 secondo gli ultimi dati resi noti dalla Segreteria di Stato alle Finanze. Tutto questo dovrebbe quindi accelerare il processo di riforma del Paese, di modernizzazione della Pubblica Amministrazione e della spending review rimasta per ora solo parole sulla carta. Ma soprattutto, qualsiasi intervento va ricondotto sul binario più giusto, ovvero il “buonsenso del padre di famiglia” e l’esigenza di rendere sostenibile la struttura. Di seguito alcune idee per il breve e il lungo periodo.

 

P.A.: MENO COSTI E PIÙ EFFICACIA


La P.A. è un elemento di competitività enorme, la burocrazia è infatti un motivo di attrazione o allontanamento delle imprese da un Paese, lo sanno bene nella vicina Italia. Oggi il solo costo degli stipendi della Pubblica Amministrazione allargata pesa per il 30% circa della spesa corrente totale dello Stato e il numero di dipendenti (circa 3.700 più glialtri) è abnorme per una realtà così piccola, proiettando San Marino ai vertici della classifica mondiale per rapporto dipendenti pubblici/residenti. Se da una parte, dunque, c’è l’esigenza di ridurre questo peso, avviando una puntuale e seria revisione dell’impianto organico della P.A. nel suo insieme, dall’altra occorre comunque investire in professionalità e competenze che possano poi rivelarsi efficaci per lo sviluppo economico del Paese. Non solo: informatizzare i processi e digitalizzare i documenti permetterebbe un risparmio calcolabile sia in termini economici che di tempo e persone. Su questa strada si attendono interventi decisivi nel brevissimo periodo.

 

ESTERNALIZZARE I SERVIZI POCO ECONOMICI


Anche San Marino, come molte realtà comunali italiane, ha deciso di garantire nel tempo una serie di servizi alla cittadinanza, nonostante questi rappresentino spesso un onere. L’esempio arriva dalle farmacie, che sono completamente statali e di cui, da anni, si chiede un’apertura al privato. Ciò in funzione di due motivi principali: attualmente solo alcune delle farmacie statali hanno una redditività tale da superare i propri costi, mentre la gestione privata non solo potrebbe garantire lo stesso servizio a costi minori, ma potrebbe anche generare ulteriori entrate per lo Stato. Del resto sarebbero imprese e le imprese puntano a fare utili. Anche in questo caso, già domani si potrebbe aprire il mercato.

 

MENO SPESA CORRENTE E PIÙ INVESTIMENTI


Anche il Segretario alle Finanze Simone Celli ha auspicato una riduzione della spesa corrente, con l’obiettivo di arrivare in pochi anni ad un rapporto 70-30 tra questa e le altre voci di spesa, tra cui gli investimenti. E’ evidente che liberare risorse per gli investimenti pubblici (in infrastrutture soprattutto) sia un’ottima strada per rimettere nell’economia reale anche nuove risorse. Ma è altrettanto evidente che per ridurre la spesa corrente occorra agire su più fronti, perché se è vero che gli stipendi pubblici sono troppi e troppo alti, rappresentano meno di un terzo della spesa corrente. Quindi intervenire qui è opportuno, ma non basterà.

 

RIFORMARE IL WELFARE: SOSTENIBILITÀ ED EQUITÀ


Il “grosso” della spesa corrente è infatti gravato dal welfare sammarinese e, nella fattispecie, dalla sua generosità. La logica del “tutto gratis per tutti”, se in passato ha rappresentato una bellissima conquista per lo Stato, oggi si scontra con differenze sociali molto più marcate di un tempo e sicuramente perde di valore di fronte all’esigenza di sostenibilità che, di fatto, mette a rischio la stessa continuazione di alcuni servizi.

Di qui la riforma, ormai inderogabile, dell’intero Welfare State, in funzione di una rinnovata sostenibilità, che si basi sul concetto – sicuramente più moderno e più equo – del “chi più guadagna più contribuisce”. E’ indiscutibile, infatti, che l’attuale situazione, per cui ogni forma di contributo e agevolazione venga elargita a tutti indistintamente dal reddito, finisca per asciugare le risorse con il rischio che non ci siano più per chi ne ha realmente bisogno. Il principio vale per ogni ambito, ovviamente, dall’accesso ai servizi sanitari (tutti ancora senza ticket) agli assegni familiari.

Come distinguere tra chi se lo può permettere e chi no? L’idea di introdurre un Isee sammarinese è vecchia di anni, ma sempre valida. L’evidenza della situazione patrimoniale di una persona e del suo nucleo famigliare è un’esigenza fortissima, proprio per poter destinare le risorse a chi ne ha bisogno e garantire, per lo Stato, un’ulteriore entrata facendo pagare un contributo a chi può permetterselo.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento