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La Consulta avrebbe bocciato anche la Legge sammarinese

da Redazione

Il confronto dopo il deposito delle motivazioni della Corte Costituzionale contro l’Italicum. Risultato ribaltato: ballottaggio incostituzionale, premio a SMPDT. In arrivo la riforma?

 

di Daniele Bartolucci

 

La Corte Costituzionale italiana avrebbe dunque bocciato anche la Legge elettorale sammarinese, soprattutto nella parte in cui prevede un premio di maggioranza determinato dall’esito del secondo turno, ovvero il ballottaggio. Di più, se fosse stato in vigore anche a San Marino l’Italicum, anche nella parte “salvata” dalla Consulta, la coalizione vincente sarebbe stata San Marino Prima di Tutto già al primo turno, giovando del premio di maggioranza avendo superato il 40% dei voti.

La recente pronuncia della Consulta, quindi, avrebbe di fatto negato all’attuale Governo targato Adesso.sm di insediarsi, ma giustamente questo non inficia assolutamente la legittimità dello stesso, per ovvie ragioni di sovranità nazionali. Però pone degli interrogativi e, visto che entrambe le coalizioni concorrenti al ballottaggio l’avevano messo in agenda, apre la riflessione ad una revisione delle “regole del gioco”, in funzione anche di una probabile riforma istituzionale. Cosa che, del resto, era stata abbinata da Renzi proprio alla nuova legge elettorale italiana: un tentativo infrantosi contro il referendum, come noto. E come un referendum, allo stesso, moto, ha innescato nell’antica Repubblica un anno fa, limitando il voto dei cittadini ad una sola preferenza ciascuno. Una piccola rivoluzione – che forse ha avuto già i suoi risultati nella composizione dell’attuale Consiglio Grande e Generale – che potrebbe continuare con l’introduzione della figura del Primo Ministro o del Presidente del Congresso, che assolverebbe, per certi versi, anche i dettami della Corte Costituzionale (laddove assomiglierebbe in parte all’elezione dei Sindaci). Ma prima, occorre istituire questa figura.

 

LA CONSULTA: NO A QUESTO BALLOTTAGGIO


E’ finalmente stata depositata la sentenza con cui la Corte costituzionale spiega perché, il 25 gennaio scorso sancì la parziale illegittimità dell’Italicum. In 99 pagine ci sono tutti i punti bocciati dalla Consulta che riguardavano, in particolare, il ballottaggio e la libertà di opzione per i capilista eletti in più collegi. Si tratta delle sentenza n. 35/2017, relativa alla legge n.52/2015, firmata dal presidente della Corte, Paolo Grossi e dal giudice relatore Nicolò Zanon. Tra i punti principali c’è, come detto, il no al ballottaggio come è congeniato nell’Italicum, perché determinerebbe una lesione della rappresentatività degli elettori. Però, la Consulta dice anche sì al premio di maggioranza, premettendo che si può considerare “non irragionevole” per la lista che raggiunga almeno il 40 per cento dei voti. Questo in funzione della “stabilità del governo del Paese e della rapidità del processo decisionale”. Da qui l’assunto secondo cui il premio attribuito al secondo turno dall’Italicum “resta un premio di maggioranza e non diventa un premio di governabilità”. Secondo tale assunto, alle elezioni 2016 a San Marino, al primo turno sarebbe stato assegnato il premio di maggioranza alla coalizione PDCS-PSD-PS, che oggi governerebbe il Paese.

 

“BOCCIATO” ANCHE IL PREMIO AD ADESSO.SM

 

Insomma, il premio di maggioranza deve sottostare all’esigenza costituzionale “di non comprimere eccessivamente il carattere rappresentativo dell’assemblea elettiva e l’eguaglianza del voto”. Una compressione che invece si realizzerebbe con l’Italicum, secondo la Consulta, perché “una lista può accedere al turno di ballottaggio anche avendo conseguito, al primo turno, un consenso esiguo, e ciononostante ottenere il premio, vedendo più che raddoppiati i seggi che avrebbe conseguito sulla base dei voti ottenuti al primo turno”. Il caso di Adesso.sm è emblematico: al primo turno ha raccolto il 31,43% e ottenuto 20 seggi, mentre, vincendo il ballottaggio, i seggi sono diventati 35, il 75% in più di quelli iniziali.

 

SÌ INVECE AL DOPPIO TURNO PER ELEGGERE IL SINDACO


Quindi il premio, se dato alla lista che raggiunga il 40% al primo turno, per la Consulta va bene. Ma se dovessero essercene due? Allora il secondo turno di ballottaggio andrebbe bene, ovviamente. Così come andrebbe bene, comunque, il ballottaggio anche in assenza di un 40% – come è il caso di San Marino odierno – se questo fosse costruito sulla falsariga dell’elezione dei Sindaci, perché essa “avviene in maniera diretta e riguarda una carica monocratica”. In pratica, basterebbe modificare la struttura istituzionale per rendere anche San Marino “in linea” con i dettami della Consulta italiana, prevedendo l’istituzione di un Presidente del Congresso di Stato e la sua elezione o indicazione al secondo turno (al primo, invece, sarebbe un presidenzialismo schietto che forse a San Marino non avrebbe senso e sarebbe in antitesi con la sua millenaria storia di Repubblica). Dettami che non sono vincolanti, ovviamente, ma offrono una valutazione di merito – e terza, in questo caso – sulla rappresentatività degli eletti e sulle regole con cui essi possono e debbano essere appunto eletti.

 

PREMIER O COORDINATORE: LE IDEE DEI PARTITI


A lanciare l’idea di un Premier è stato il Presidente ANIS, Stefano Ceccato: prima della campagna elettorale l’Associazione Nazionale Industria San Marino, come noto, ha presentato un documento a tutti i partiti che si sono presentati alle elezioni, coinvolgendoli e invitandoli a ragionare qualsiasi azione o riforma in funzione di un sistema economico e sociale integrato, dove ogni parte interagisce con l’altra (esempio: lavoro e pensioni, P.A. e sviluppo economico…). Questa visione sistemica è accompagnata quindi ad un’esigenza, fondamentale, di coordinare tutti gli interventi necessari al sistema. Un coordinamento che sarebbe ancora più efficace, e responsabilizzerebbe maggiormente chi lo deve attuare, se fosse affidato ad unico interlocutore, per il Governo ovviamente, ma anche per l’esterno.

Su questo punto i partiti hanno tutti convenuto sull’esigenza di maggior coordinamento, ipotizzando diverse ricette per l’attuale struttura istituzionale. Se nel Pdcs, che nonostante la sconfitta è comunque il partito più importante per numero di voti, addirittura qualcuno ha cavalcato l’idea del premier in tutto e per tutto (Lonfernini, Mussoni e lo stesso Gatti), anche nella coalizione la linea sembra essere quella, tanto che nel programma elettorale di Adesso.sm si legge che per “rendere più efficace e tempestivo il processo decisionale” serva (capitolo 6.5) “una figura di coordinamento in seno al Congresso di Stato che tracci l’agenda politica, definisca priorità e modalità di attuazione, evitando inutili sovrapposizioni”. Va detto che questo coordinatore non è ancora stato individuato, ma c’è nel programma.

Per cui quando verrà fatto, si potrebbe aprire una riflessione anche sull’istituzionalizzare questa figura.

Che si chiami Premier o Segretario coordinatore cambia poco.

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