In un sistema elettorale che prevede il doppio voto, una delle stranezze della legge elettorale sammarinese risiede nel fatto che ci sia in verità una sorta di “tempo di recupero” tra il primo tempo e il secondo, tale da annullare il secondo del tutto. In pratica, dovesse mancare il numero minimo per poter governare alla lista singola o alla coalizione risultata prima nel conteggio dei voti del 9 giugno, c’è comunque modo di evitare il ballottaggio con il secondo classificato (come avviene nei Comuni italiani superiori ai 15mila abitanti per l’elezione del Sindaco): occorre però accordarsi con altre liste o coalizioni in modo da raggiungere almeno 35 Consiglieri, che saranno poi la maggioranza per sostenere un Governo.
Questa cosa non è poi così strana e trova la sua ragion d’essere nell’esigenza di governabilità del Paese, laddove la politica sia molto frammentata e si corra il rischio, concreto, che a al secondo turno esca una maggioranza che è una piccola “minoranza” del Paese.
Detto, questo, la stranezza è nel meccanismo alla base di questo “secondo primo turno”, perché le liste e le coalizioni devono dichiarare prima del voto con chi eventualmente sono disponibili a trattare per formare una maggioranza di governo. Ed è in queste dichiarazioni che si comprende anche la possibile evoluzione, che era comunque chiara anche un mese fa: PDCS (con gli alleati di AR) e Libera (con PS e PSD) sono disponibili a trattare con tutti, in primis tra di loro ovviamente. Ma anche con RF (questa forse l’unica novità). Mentre RETE e Demos hanno escluso la coalizione a guida DC. O con Libera o niente.