Il Presidente del CdA di BN: “Lo sport aiuta a gestire il lavoro”. La crisi del 2008 è stata superata: “Siamo tornati a crescere grazie anche alla diversificazione”.
di Alessandro Carli
Abruzzese di nascita, riminese di adozione, sammarinese – da più di 20 anni – per lavoro, David Bracciale è Legale Rappresentante (Presidente C.d.A.) di B. N., azienda che si occupa di lavorazioni meccaniche di precisione.
“L’impresa è nata nel 2003. Il mio arrivo in B. N. risale alla fine del 2004 con il ruolo di capo officina, dopo sei mesi entrai come socio” racconta. Un’altra epoca, viene da pensare dopo aver ascoltato l’evoluzione di B. N. “All’inizio eravamo in pochi. I primi fatturati, e parlo del 2004-2005, si aggiravano attorno ai 50 mila euro. Oggi l’impresa fattura circa un milione e 300 mila euro e dà lavoro a 16 persone. A breve implementeremo la forza lavoro e arriveremo a 18 dipendenti, con l’obiettivo nel 2018 di arrivare ad un fatturato di 2,5 milioni”.
Dalla fine del 2005 a oggi, per l’esigenza di soddisfare sempre più i bisogni della clientela, B. N. ha incrementato il suo parco macchine con l’acquisto di tre centri di lavoro ampliando le lavorazioni con tornitura, fresatura e montaggio meccanico per dare una più larga gamma di prodotti finiti. Per andare incontro alle nuove esigenze, l’azienda ha lasciato il capannone di Rovereta 2 per trasferirsi a Galazzano, all’interno di uno stabile di oltre 3.000 metri quadrati.
Macchine, torni. Non si può non pensare ai “flessibili” e, giocando un po’ con le parole, a un termine molto conosciuto dagli imprenditori: la flessibilità. “E’ l’elemento fondamentale della nostra attività produttiva, unita alla qualità, alla puntualità nei tempi di consegna e a un prezzo concorrenziale – spiega l’Amministratore -. Sappiamo che il lavoro costa e che la rapidità e il rispetto dei tempi produttivi sono valori che nell’industria aumentano la competitività del prodotto finale”.
Flessibilità quindi, ma anche formazione. “Sono nato ad Ortona e a 13 anni mi sono trasferito a Rimini per raggiungere mia sorella e mio fratello. A 14 anni ho iniziato a lavorare nella ristorazione, poi in un bar. In quel periodo ho capito che non era il mio lavoro, e così ho deciso di cambiare. Sono stato assunto in un’azienda meccanica come montatore. Siccome non avevo alle spalle un percorso di studi così specializzato, ho iniziato a frequentare alcuni corsi serali di meccanica e computer per colmare il gap”. Dopo sei o sette anni, la crescita.
“Il titolare dell’impresa decise di far nascere a San Marino un’azienda e mi chiese di poterla seguire come capo officina”.
Successivamente decise di diventare socio di B. N.
La crescita di B. N. però non è stata costante, anzi. “Anche noi abbiamo dovuto affrontare la crisi del 2008-2009. In quel periodo abbiamo dimezzato il fatturato. Una crisi che definisco certamente economica ma anche sociale”. Poi la risalita. “Per me è strategico il confronto con le persone e con gli altri imprenditori del settore. Ogni settimana ‘ritaglio’ un’ora di tempo da dedicare al dialogo con i dipendenti per capire cosa funziona e cosa no. Se emergono alcune debolezze, cerchiamo di trovare una soluzione. Ho una ‘squadra’ abbastanza giovane che affronta il lavoro come se l’impresa fosse sua e quindi quando si ha un obiettivo condiviso, è più facile trovare risposte”. Risposte che arrivano anche da fuori. “Cerco spesso il confronto anche con altri imprenditori del settore, italiani e non”.
Ma torniamo alla crisi del 2008-2009 e al guado. “Grazie anche alla diversificazione – B. N. non ha un monocliente bensì una serie di rapporti di lavoro con aziende che operano nel settore dell’alluminio, del legno, dell’arredo e del packaging – e alla formazione del personale, che ritengo sia fondamentale per creare una vera ‘squadra’ – siamo tornati a crescere”.
Formazione che significa anche sguardo verso le nuove sfide dei mercati. “Siamo dentro l’Industria 4.0. che per noi rappresenta un’opportunità da cogliere. Anche in questo senso, la formazione aiuta a capire e a entrare meglio nell’era della digitalizzazione”.
Anche lo sport e la vita lo hanno formato. Sia come imprenditore che come uomo. “Sono sposato con Raffaella e abbiamo due figlie, Giulia e Mariachiara” racconta. Poi lo sport. “Per molti anni ho praticato sport di squadra: calcetto, pallavolo. Da 10 anni invece gioco a tennis, una disciplina che unisce la tecnica alla concentrazione. Ammiro molto Roger Federer, un tennista che come pochi altri unisce queste due definizioni. Un po’ meno Rafa Nadal, che ha un approccio più ‘fisico’ alla partita”.
Il tennis però ha anche alcuni punti di contatto con la gestione di un’impresa. “In entrambi i casi, occorre essere sempre molto concentrati. Il tennis – che per me è anche una forma di antistress – ti aiuta a mantenerla per lungo tempo”. Sport che per l’amministratore oggi non significa solo la racchetta e le palline. “Mi piace camminare in montagna in estate ma anche leggere, che per me è uno sport perché allena la mente”.