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La superstrada di San Marino, l’infrastruttura principale

da Redazione

SS 72, accorciare le distanze riducendo gli incidenti.

 

La SS 72, più conosciuta come Superstrada per San Marino, ha appena compiuto 50 anni. Fu infatti il Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat il 25 novembre 1965 a inaugurarla con una cerimonia italo-sammarinese a Dogana. La strada fu realizzata sulla base di un accordo italo-sammarinese del 21 novembre 1958 e gestita interamente dall’ANAS. I lavori iniziarono il 10 agosto 1959. Fra espropri e lavori veri e propri occorsero oltre 5 anni per vederne l’ultimazione. I lavori di restyling sono partiti a settembre 2015, ma riguardano solo il tratto italiano, come hanno potuto notare i sammarinesi, che quasi invidiano – forse per la prima volta da tanto tempo – le strade del Belpaese. Ma soprattutto, in una visione complessiva di San Marino, sta emergendo con forza il pensiero che un Paese senza infrastrutture è un Paese fermo o comunque destinato a rallentare, e questo a dispetto del fatto che San Marino, con la sua dimensione ottimale e la dinamicità che contraddistingue il suo sistema, potrebbe accelerare, molto più di altri, a partire dall’Italia. Invece, nonostante tutto, la superstrada è nuova ed efficiente per il tratto riminese, vecchia e anche un po’ pericolosa in quello sammarinese. Il problema però non è solo la sua pericolosità (è la strada con più incidenti di tutto il territorio), ma anche la sua utilità, che dovrebbe essere al servizio dei cittadini e delle imprese, perché si possano spostare da un luogo all’altro nel minor tempo possibile ma anche nella maniera più certa, anche a livello di tempistica. Venendo meno a questa funzione, la vecchia consolare ha contribuito a distanziare, e non avvicinare, i vari Castelli che attraversa, tanto che in molti – basti pensare al Polo della Moda oggi – criticano ciò che si fa in una zona perché sarà “lontana” da quell’altra zona. Lontano perché non c’è una strada efficiente? Perché non ci sono collegamenti continui e rapidi? Per quanto sia interessante anche la seconda, alla prima domanda si può rispondere subito: sì, quella strada non è efficiente. Per questo diventa determinante investire in un’infrastruttura così importante, per ricollegare sia a livello logistico che “sociale” tutte le parti del territorio. E’ chiaro che da quella che potrebbe tornare ad essere “l’arteria” principale, occorrerà poi pianificare diramazioni con gli altri Castelli, in maniera più semplice e capillare di quanto avvenga oggi. Insomma, per ridisegnare San Marino, qualsiasi sia lo strumento urbanistico scelto, basterebbe partire dalla superstrada. Un’infrastruttura che potrebbe anche rilanciare l’immagine di San Marino: sulla mobilità interna (a tal proposito in Consiglio si aprirà finalmente il dibattito sul tema), un tema all’ordine del giorno in tutti i Paesi occidentali; sulla sicurezza stradale (in questo, il guard rail è considerato quasi “medievale” tanto è vecchio); sull’impatto visivo, con ammodernamenti all’avanguardia. Tutti asset in cui l’antica Repubblica potrebbe anticipare tutti gli altri Paesi con progetti ultramoderni, a vantaggio della propria cittadinanza ma anche rendendosi di conseguenza molto più attrattiva verso l’esterno.

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