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Il PRG per modernizzazione il Paese e rilanciare l’economia

da Redazione

Riqualificazione: riconversioni e ristrutturazioni per garantire sviluppo soprattutto a commercio e turismo. Ma servono investimenti in opere pubbliche e incentivi ai privati.

progetti Boeri

 

di Daniele Bartolucci

 

Modernizzare il Paese per rilanciare l’economia. E’ questa la sfida che San Marino deve affrontare, insieme ad altre, nei prossimi anni: ma prima di pensare al come, occorre riflettere sul dove intervenire. Perché una cosa è creare nuove infrastrutture per collegare per esempio le aree produttive agli assi viari principali (superstrada e Marecchiese su tutti), o per migliorare il trasporto scolastico, un’altra cosa è riqualificare il territorio, ridisegnando la stessa dislocazione degli “hot spot” e delle aree specifiche. Perché San Marino subisce, oggi, più che mai, quel vestito a “macchia di leopardo” che vede per ogni Castello convivere sia i quartieri residenziali, che quelli produttivi, che i plessi scolastici, i centri servizi e gli uffici, senza contare i centri sportivi. Una confusione urbanistica che non permette né grandi spazi di manovra, né soprattutto investimenti nello sviluppo di molte aree, perché troppo piccole o perché già fortemente urbanizzate. Più che un semplice Piano Regolatore Generale, servono quindi diversi strumenti di pianificazione, da quello per il Traffico e la Mobilità, a quello per il Turismo, il Commercio e le attività sportive. Solo con una pianificazione generale si possono infatti soddisfare le esigenze di tutti i settori, dal produttivo al commerciale, oltre a tutti quelli dei cittadini (sanità, servizi, scuola, sport…).

 

NEL PRG LA PAROLA D’ORDINE È RIQUALIFICARE


“Serve un nuovo PRG”. Questa la richiesta che le imprese e i professionisti del settore hanno rivolto agli ultimi Governi. “Basta consumo del territorio”, è l’annuncio dei vari Governi che si sono susseguiti negli anni. Nei fatti, però, non è arrivato né un nuovo Piano Regolatore Generale, né si sono messe in atto le politiche necessarie a fermare la cementificazione. Semmai è la crisi economica ad avere, per il momento, bloccato le nuove edificazioni. Oltre ovviamente al fatto che senza un aggiornamento della normativa di riferimento per le residenze, difficilmente il mercato potrà soddisfare l’offerta di nuove case. Inoltre ci sono già 12.000 unità immobiliari ad uso abitativo (fonte Catasto nel 2015) e molte di queste sono sfitte.

Questo il quadro della situazione sul fronte abitativo, che non può essere però il metro di misura di un settore che potrebbe tornare a crescere, se anche la politica desse le risposte alle domande che da tempo sono sui tavoli. Con l’affidamento dell’elaborazione di un Piano Regolatore all’architetto Boeri (il famoso ideatore dei boschi verticali milanesi, nelle foto qui sopra alcuni dei suoi progetti urbanistici), la parola d’ordine è riqualificare. In questo senso, le riconversioni e le ristrutturazioni assumono un significato molto più ampio del semplice intervento su un singolo edificio. Ma, piuttosto, si tratta di ridisegnare la mappa stessa di San Marino, un territorio di poche decine di chilometri quadrati, le cui aree urbanizzate sono distanti come se si trovassero in un’altra città. Basti pensare al tempo che occorre per andare da Chiesanuova a Dogana o da Torraccia a Gualdicciolo: luoghi dove, spesso i sammarinesi magari hanno il luogo dove vivono e dall’altra parte quello in cui lavorano, oppure dove devono portare i figli a scuola o tutte le altre necessità della vita quotidiana. Necessità che, senza un vero piano dei trasporti e della mobilità, oggi, diventano un “peso” nella vita di ogni famiglia.

 

RICONVERSIONE: MOTORE PER GLI INVESTIMENTI


Come avviene in molte città italiane, anche a San Marino i siti produttivi o di servizio alle imprese (quindi non solo i cosiddetti capannoni) sono ormai circondati da case, che nel frattempo sono “spuntate” ovunque.

Non si tratta qui di condannare chi ha rilasciato tali permessi o criticare le norme che l’hanno ovviamente permesso: oggi molte delle imprese che vi operano sono fortemente limitate nella loro operatività e le dimensioni attuali non permettono più gli investimenti necessari. Oppure, è questo è anche peggio, già da tempo sono inutilizzati, più o meno per le stesse ragioni. Una riconversione di queste aree è quindi urgente, ma allo stesso tempo trasformare i siti e gli immobili inutilizzati in qualcosa di più utile, darebbe slancio al settore dell’edilizia (demolire per ricostruire, ristrutturazioni, impiantistica…) molto più che qualche singolo intervento di nuova edificazione. Che comunque, in una riorganizzazione totale del territorio, dovrebbe trovare soddisfazione, in particolare in quelle aree rurali dove la possibilità di costruire la propria abitazione non dovrebbe essere negata come lo è stato fino ad oggi (a tal proposito, si ricorda l’iniziativa del Comitato omonimo negli anni scorsi).

 

GLI STRUMENTI: INCENTIVI E OPERE PUBBLICHE


Oltre ad un Piano Regolatore, resta l’incognita delle risorse necessarie ad avviare queste riconversioni e trasformazioni. Ma anche le stesse ristrutturazioni hanno lo stesso problema. Gli strumenti in questo caso, in mano allo Stato, sono diversi, ma sintetizzabili in due ambiti: le opere pubbliche, che hanno il duplice vantaggio di far lavorare le imprese e di modernizzare il Paese, e gli incentivi, siano essi di natura fiscale o contributi economici. E’ chiaro che per entrambi servano risorse, quelle che nel Bilancio dello Stato oggi non ci sono, se non in minima parte (si veda Fixing numero 36). Per questo è necessario ridurre le spese correnti e aumentare quella parte di spesa, oggi inferiore al 10%, per investimenti e incentivi. Risorse che potrebbero essere utilizzate sia per le opere pubbliche, per le infrastrutture, per progetti di mobilità e trasporto pubblico più moderne, ma anche per agevolare investimenti privati, vincolati a rendere più attrattivi gli alberghi, i ristoranti e i centri benessere.

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