Home FixingFixing “Solo sul ‘campo’ si capiscono i meccanismi di un’impresa”

“Solo sul ‘campo’ si capiscono i meccanismi di un’impresa”

da Redazione

Giorgio Tini, amministratore unico della “Tini Autotrasporti” tra lavoro e motori. Il primo cinquantino, e poi i ricordi in motocross con Roberto Benedettini. Mentre nel rally…

Giorgio Tini 38

 

di Alessandro Carli

 

Se nasci tra i motori, con l’odore dell’olio e dei pneumatici che ti fanno compagnia e il rumore dei pistoni al posto dei carillon (licenza poetica ovviamente), può accadere che quello che hai vissuto nell’età dell’imprinting poi si possa poi trasformare in lavoro e passione.

“La Tini Autotrasporti è un’azienda che mio babbo Tito aprì negli anni Sessanta e che è sempre stata a conduzione familiare. Agli inizi il parco-mezzi era composto da un solo camion, poi con il tempo l’impresa è crescita. Oggi disponiamo di 15 veicoli e uno staff composto da 13 persone”. L’imprenditore si ferma un attimo e poi sorride. “Io sono nato nel 1962 e quindi il mondo dei trasporti è sempre stato molto presente nella mia vita. Già a 14-15 anni, in estate, ho iniziato a lavorare facendo il meccanico nell’officina di Giovanni Gatti. Un’esperienza che si è rivelata davvero molto utile, e che ho trasmesso anche ai miei figli Alex e Matteo. Il lavoro ‘sul campo’ aiuta a capire i meccanismi di un’impresa”.

“Poi appena ‘ho raggiunto l’età’, come si dice in gergo, sono salito sui camion e ho iniziato a effettuare i trasporti”. I chilometri percorsi sui camion sono stati tantissimi. “Ancora oggi, che mi occupo dell’organizzazione del lavoro, macino chilometri con la mente. Il nostro non è un lavoro da ‘giacca a cravatta’, ma molto pratico: all’occorrenza devi rimboccarti le maniche e fare”.

Un “fare” che è diventato una bandiera e un modus operandi. E che ha permesso alla Tini di affrontare la crisi del 2008. “Ci ha toccato, non c’è dubbio. Nonostante tutto, i nostri dipendenti non hanno fatto nemmeno un’ora di Cassa Integrazione Guadagni. Un imprenditore ha anche una responsabilità sociale molto grande verso i propri lavoratori e le loro famiglie. Non abbiamo ricette: grazie a un buon lavoro di squadra, abbiamo lavorato tutti assieme, cercando di trovare nuove opportunità, mantenere i clienti e ottimizzando i costi, e anche, perché no, anche mettendoci in gioco e accettando qualche sfida”.

Il passaggio del testimone in azienda è avvenuto nella seconda metà degli anni Ottanta. “Nel 1987 – precisa Giorgio – mio padre si è fatto in disparte e ho preso le redini della Tini. Lui e mia mamma mi hanno insegnato a lavorare ma mi hanno anche lasciato il tempo per divertirmi”.

Assieme all’amministratore unico lasciamo la stanza dell’ufficio. Al piano terra della sede dell’impresa è parcheggiato un mezzo. Sulla fiancata appare un nome: Del Conca. “Abbiamo iniziato a lavorare con il Gruppo circa 30 anni fa. Anche grazie alle loro richieste, ci siamo ingranditi”. Uno dei segreti della Tini è il tempo. Una sorta di “Canto alla durata”.

“Abbiamo una buona clientela con cui operiamo da decenni” spiega. Come detto, una di queste è il gruppo Del Conca.

Non si può non parlare dell’ingegnere Enzo Donald Mularoni. “Un vero imprenditore: per lui una parola data era data. Non aveva bisogno di scrivere. Gli bastava una stretta di mano”.

La sua espressione si fa un po’ triste: “Sono certo che la sua presenza mi mancherà ma sono convinto che chi prenderà in mano il Gruppo sarà all’altezza e contribuirà, come ha fatto l’ingegnere, a farci crescere tutti”.

Dopo questo “pit stop”, torniamo al mondo dei motori. Quelli dei camion naturalmente, ma non solo. “Ho da sempre la passione per le automobili e le moto. Ho corso anche con Roberto Benedettini, ricordo ancora oggi le nostre discussioni e le nostre gare su due ruote. Poi io ho un po’ mollato, lui invece ha proseguito”. Prima di chiedergli chi andava più forte, parliamo di moto, ieri e oggi. Motocross. “Bisogna essere un po’ ‘pazzi’. Quella sana ‘pazzia’ che si ha in gioventù. “Ho iniziato con un Aspes 50 da cross, poi sono passato alla TGM 125. Assieme a Benedettini ho partecipato anche a qualche prestigioso campionato, io con la TM, lui con la Suzuki. Spesso – aggiunge ridendo – andavo più forte di lui…”.

Montiamo due ruote in più. “Mi piacciono le auto sportive”. E quelle da rally? Giorgio si prende qualche secondo e poi risponde: “Ho partecipato a una sola gara, nel 2008, al volante di una Subaru. Si correva a Chiesanuova. Il primo passaggio è andato bene, al secondo invece sono andato a sbattere contro il muretto di una casa e mi sono ribaltato. Ho capito che forse non faceva per me”.

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