Home FixingFixing “Il primo dovere della vita”, anche sul monte Titano

“Il primo dovere della vita”, anche sul monte Titano

da Redazione

ISS: il dottori Patrizia Dragani e Riccardo Guerra hanno presentato il “Rapporto sullo stato di salute dei lavoratori della Repubblica di San Marino” per l’anno 2014.

 

di Alessandro Carli

 

Il totale dei lavoratori a cui è riconosciuta una indennità per malattia professionale nel 2014 ha raggiunto la quota di 184 unità (erano 201 sia nel 2010 che nel 2011), con un costo economico per l’Istituto per la Sicurezza Sociale pari a oltre 742.277 euro all’anno. Complessivamente i costi della mancata sicurezza relativa alle indennità riconosciute per la pensione privilegiata – ovvero “malattia professionale”, “infortuni sul lavoro” e “pensione ai superstiti”, nel solo 2014 – hanno determinato una spesa complessiva per l’ISS pari a 2.579.760 euro.

C’è ancora molto da fare sul Titano, come conferma “il rapporto 2014 sullo stato di salute dei lavoratori della Repubblica di San Marino” presentato all’interno dell’ISS qualche giorno fa. Nonostante, va detto, le normative di certo non mancano (Legge 31/1998 che prevede sia presentato dalla medicina del lavoro “ex servizio igiene ambientale” ogni 2 anni un rapporto sulle malattie professionali).

I dottori Patrizia Dragani e Riccardo Guerra hanno “illustrato” lo stato dell’arte del Monte raccogliendolo in una corposa relazione. Un’analisi dettagliata, fatta di numeri, costi e percentuali, con un’attenzione sempre costante alla prevenzione e all’informazione e al futuro.

“La crisi – ha evidenziato Riccardo Guerra – ha avuto qualche ricaduta anche sulle aziende locali. In alcuni casi si è registrata la revoca della nomina del responsabile della sicurezza o del medico del lavoro”. Senza dimenticare un altro fattore poco considerato ma importantissimo “Lo slittamento in avanti dell’età pensionabile – ha rimarcato Patrizia Dragani – avrà ripercussioni gravi anche sulla salute dei lavoratori”. E l’allarme lancio dall’ILO deve preoccupare: la crisi in alcune realtà imprenditoriali, ha creato un ulteriore pericolo per la salute dei lavoratori. Nel mondo operano aziende che, per essere più competitive, risparmiano sulla sicurezza.

Prima di entrare nei casi specifici, una fotografia del sistema: al 31/12/2014 il totale dei lavoratori occupati ha raggiunto le 19.847 unità (16.209 nel settore privato, 3.638 del settore pubblico allargato). Di poco inferiore alle 1.600 unità il numero dei disoccupati, ben 2.375 le imprese senza dipendenti.

 

MALATTIE PROFESSIONALI

Lo scorso anno la Commissione degli Accertamenti Sanitari Individuali (CASI) ha ricevuto 52 richieste (-31% rispetto all’anno prima) per il riconoscimento della pensione privilegiata per malattia professionale (MP): il 27% circa, ovvero 14, sono state riconosciute mentre il 73% (38 casi) sono stati “derubricati” a patologie comuni (evidente è la profonda disinformazione dei medici che redigono i certificati). Su scala decennale comunque, la media è di 48 istanze: il picco maggiore è stato registrato nel 2006 (86), il minore nel 2011 (32). Nel 2014 sono stati complessivamente 16 i lavoratori che hanno presentato denuncia (14 maschi e 2 femmine)(ricordiamo che ogni persona può denunciare anche più di una tipologia di malattia). Per quanto riguarda il loro stato occupazionale, 10 risultavano lavoratori attivi, 3 pensionati, 2 lavoratori in mobilità e 1 disoccupato. Dei 16 lavoratori, 10 hanno ottenuto il riconoscimento di una o più MP. Due di loro sono stati indennizzati in quanto hanno raggiunto l’invalidità minima del 15%.

Interessante è l’analisi del confronto suddiviso in gruppo di patologie: mettendo sotto la lente gli anni 2013 e 2014 emerge una sostanziale diminuzione delle “neuropatie da compressione” (discopatie, sindrome da tunnel carpale, eccetera), passate da 21 (2013) a 9 (2014 e delle otopatie (ipoacusia da rumore), in discesa di ben 9 unità (erano 12 nel 2013, 3 nel 2014). In sostanziale equilibrio invece le “patologie varie” (vertigini, ernia inguinale, eccetera): 10 lo scorso anno, 9 l’anno prima, così come quelle delle affezioni alle vie respiratorie (3). In lieve crescita le “osteo atropatie” (10 nel 2014, 8 nel 2013) mentre si sono dimezzate le denunce per le patologie muscolo tendinee (da 14 a 7). Infine, nel 2014 è comparso il primo caso di patologia professionale neuropsichica. Ne scaturisce che resta comunque alto e al primo posto il numero delle” patologie muscolo scheletriche complessive” che si hanno dalla sommatoria delle neuropatie da compressione, osteo-artropatie, muscolo tendinee che comprovano il fenomeno dilagante anche in Repubblica.

 

RAPPORTO TRA LAVORO E MP

Non tutte le professioni hanno lo stesso grado di rischio. Le industrie di costruzioni conferma essere la tipologia di lavoro che presenta il maggior numero di patologie riconosciute (6 su 14), seguite dalle imprese dei trasporti e delle pulizie (2 su 14). Tra le singole patologie, quella più frequente è l’ipoacusia professionale, seguita dalla bronco pneumopatia da calcare e silicati. Complessivamente con 9 casi riconosciuti, le patologie muscolo-scheletriche si confermano quelle più riconosciute.

 

GLI STATI MORBOSI

Le segnalazioni nel 2014 sono state 11, con una diminuzione percentuale rispetto al 2013 del 60%.

“Un risultato – ha spiegato l’esperta Patrizia Dragani – positivo ma ugualmente sottostimato, che deriva dall’attività di sensibilizzazione costantemente rivolta ai medici del lavoro e contenuta nelle prassi indicate nelle linee guida di sorveglianza sanitaria” anch’essa redatta e aggiornata dalla stessa Patrizia Dragani e Riccardo Guerra”.

 

GIUDIZI DI INIDONEITÀ

Secondo quanto riporta la Legge 31/98, sono previste cinque tipologie di giudizio di idoneità: idoneità alla mansione specifica, inidoneità parziale temporanea, inidoneità parziale permanente, inidoneità totale temporanea e quella totale permanente. Lo scorso anno sul tavolo dell’UOS Medicina e Igiene del Lavoro sono arrivati 202 certificati (erano 333 nel 2011 ma, lo sottolineiamo, 191 nel 2013). Entrando nei dettagli del 2014, il 23% del totale (46) ha interessato i dipendenti della pubblica amministrazione. Percentuali che salgono vertiginosamente alla voce “inidoneità totale permanente o temporanea: circa il 70% (46 casi).

 

ASSENZA TEMPORANEA

Anche sul Titano ogni anno vengono perdute molte giornate per inabilità temporanea a causa di patologie causate dal lavoro. Tra le tipologie più presenti, le dermatiti da contatto e irritative, quelle asmatiche e le sempre più numerose patologie a carico dall’apparato muscolo-scheletrico. “Purtroppo – ha spiegato il dottore Riccardo Guerra – è presente anche nel nostro sistema assicurativo, la certificazione di assenza temporanea per malattia professionale, negli ultimi anni non è mai stato compilato alcun certificato con la dicitura ‘astensione temporanea dal lavoro a causa della malattia professionale’. Si è provveduto a rilevare nella cartella informatica dell’ISS i certificati di assenza per malattia nel periodo 2010-2014 dei sei lavoratori ai quali è stata riconosciuta una malattia professionale a carico dell’apparato muscolo-scheletrico”. Nel lustro preso in esame, ai sei lavoratori sono stati assegnati complessivamente 534 giorni di malattia.

 

AMMORTIZZATORI SOCIALI

In applicazione all’articolo 9 del DL 118/2014 (“Interventi urgenti in materia di ammortizzatori sociali e di trattamento previdenziale temporaneo”) e alle disposizioni della circolare 1/2014, i lavoratori per i quali il medico ha espresso un giudizio di inidoneità totale alla mansione specifica hanno diritto a usufruire dei benefici previsti per legge. Il lavoratore con inidoneità totale temporanea ha diritto a percepire l’indennità economica per un periodo massimo di 365 giorni previa conferma dello stesso giudizio da parte dell’UOS nella fase di avvio dell’ammortizzatore e periodicamente ogni tre mesi. Alla scadenza dei 365 giorni il lavoratore viene ammesso allo stato di mobilità beneficando della sola indennità di disoccupazione. Il dipendente inidoneo totale permanente – se non viene ricollocato nell’azienda -, viene ammesso alla mobilità e accede, previo licenziamento dalla stessa azienda, all’indennità economica speciale. Nel 2014 sono state attivate le procedure a 27 lavoratori: 25 per inidoneità totale temporanea e 2 per quella permanente. La responsabile dello studio epidemiologico Dragani ha affermato e ha ribadito che l’informazione e la divulgazione generale relativa all’argomento “salute e alle denunce delle malattie professionali” è “carente quanto grave” in quanto impedisce al lavoratore di godere di un diritto fondamentale e di scegliere come agire e a chi rivolgersi. Non si può parlare solo di “costi” senza comprendere da “cosa siano stati generati” e dai disagi e dalle problematiche che vive nel quotidiano chi ne è coinvolto. Come pure è evidente l’assenza di una strategia organizzativa che intervenga, contenga e argini l’insorgenza di certe patologie e i relativi costi.

 

EX LAVORATORI ESPOSTI AD AMIANTO

Da sette anni l’UOS ha predisposto uno specifico interventi di sorveglianza sanitaria in ex lavoratori esposti ad amianto. A fine 2014 il registro apposito conteneva i nominativi di 141 persone appartenenti all’industria della gomma, del cemento e delle costruzioni di prefabbricati. Nel 2014 non ci sono stati nuovi casi di riconoscimento di malattia professionale per esposizione all’amianto: i lavoratori a cui attualmente è stata riconosciuta una malattia professionale per esposizione sono 21.

Nel 2014 si è registrato a San Marino un decesso a causa di insufficienza respiratoria determinata da neoplastia polmonare, che può essere correlata con il grave stato dio asbestosi (già riconosciuto come malattia professionale) e di un lavoratore per silicosi.

Complessivamente negli ultimi sei anni i decessi “legati” alle sostanza cancerogene sono stati 9.

Il sistema sammarinese di rilevamento però – si legge nel report presentato – è penalizzato dall’assenza di un registro degli esposti a sostanza cancerogene e dall’impossibilità a reperire informazioni sui lavoratori frontalieri.

 

GRAVIDANZA, 27 DOMANDE PRESENTATE

La “Tutela delle lavoratrici gestanti, puerpere e in periodo di allattamento” è normata dalla Legge 118 del 2008.

Altre disposizioni, che hanno comunque reso un po’ più “compiuta” la tutela, erano già state adottate attraverso il Decreto Legge numero 137 del 2003.

Le normative in vigore, in estrema sintesi, spiegano che “il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare i rischi che possono ledere la salute e la sicurezza della lavoratrice gestante e dal nascituro, integrando il documento di valutazione dei rischi con l’analisi e l’identificazione delle mansioni a rischio”.

In caso di rischi lavorativi quindi il datore deve adottare specifici provvedimenti, come ad esempio la modifica temporanea degli aspetti organizzativi, lo spostamento della lavoratrice a una mansione non a rischio e l’attivazione della pratica per astensione anticipata.

Nel 2014 sono state presentate 29 domande: 27 sono state accolte e due archiviate (una per interruzione spontanea della gravidanza e una per successiva ricollocazione a una mansione più adatta).

Non risultano inoltre ricorsi né astensioni anticipate per allattamento.

All’UOS Medicina ed Igiene del lavoro sono stati poi comunicati 58 provvedimenti adottati dall’azienda a tutela della lavoratrice.

Le richiesta di posticipo – il proseguimento del lavoro sino all’ottavo mese di gravidanza – sono state complessivamente 67.

Tutte le richieste sono state inoltrate nei tempi previsti e sono state accolte attraverso specifica certificazione.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento