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L’IVA sammarinese sarà “eurocompatibile”

da Redazione

In Commissione emergono le prime preoccupazioni: commercio e turismo. Aliquote tarate come “un vestito” su San Marino e controlli sui prezzi.

 

di Daniele Bartolucci

 

Il passaggio dalla monofase all’IGC (o IVA, come preferiamo chiamarla per non fare confusione), prosegue il suo iter. La relazione del professore Paolo Centore, consulente della segreteria di Stato per le Finanze, sulle linee di indirizzo della Riforma Icg, ha tenuto banco in Commissione Finanze, dove i Consiglieri hanno potuto discuterne direttamente con l’esperto della Commissione europea. Come è emerso dal dibattito, di cui riportiamo una sintesi, i punti fondamentali di questa riforma sono sostanzialmente due: dato per scontato che tutti ritengono la monofase ormai obsoleta, soprattutto in una fase di internazionalizzazione del sistema sammarinese sempre più rapida, è ancora tutto da valutare l’impatto che questa riforma avrà sui diversi settori economici (industria, commercio o turismo)e, soprattutto, sul consumatore finale.

 

SARÀ “EURO COMPATIBILE” E ALL’AVANGUARDIA

Valutazioni che, però, ha ricordato Centore, non possono prescindere dalla “flessibilità” della legge e quindi dalle scelte che la politica farà. “Una parte del sistema normativo è inflessibile. E’ la parte che riguarda i principi generali, ossia chi è il soggetto, chi è l’oggetto, chi è il territorio. Tutte le altre disposizioni che ho chiamato “di funzionamento” tra cui anche le aliquote vi è una flessibilità massima. La Commissione europea segue con particolare attenzione e con affetto questa probabile evoluzione di San Marino. La Commissione europea apprezza l’intervento normativo in itinere senza andare a formalizzare la questione se l’aliquota sia sopra o sotto il 5%. In termini più concreti la flessibilità riconosciuta per gli Stati matricola (Croazia o Bulgaria) viene riconosciuta a San Marino. Io credo che se questo è lo spazio di manovra il dibattito è davvero aperto”. “Il nostro sistema non è dissimile a quello che viene utilizzato in Australia o in Nuova Zelanda. Ci sono situazione bordeline per le quali ci siamo dovuti chiedere, ad esempio, se la cessione di un frigorifero riparato fosse la cessione di un bene oppure una prestazione di servizio. Posso rassicurare sulla costruzione attualizzata. Non è una costruzione anziana ma al contrario la definirei avanzata, che intravede e anticipa quelle che possono essere le evoluzioni normative. Ho la fortuna di lavorare come esperto nella Commissione europea e dunque mi occupo della costruzione delle norme del futuro. E allora posso dirvi di aver utilizzato questa fortunata esperienza per immettere il vostro progetto di legge in un canale avanzato così da non essere obsoleto il giorno dopo essere stato introdotto”. In ogni caso, “è evidente che il vestito che viene confezionato, noi diamo l’input poi è la politica a decidere, è confezionato su misura di San Marino”. E, ha ribadito Centore, “non con un occhio di sudditanza nei confronti del sistema normativo italiano, ma maggiormente verso un sistema normativo transnazionale e persino extra europeo”. Anche se il contesto principale, che interessa alle imprese sammarinesi, è quello dell’Ue. E in tal senso, ha garantito il Segretario di Stato alle Finanze, Giancarlo Capicchioni, “la nuova imposta è un’imposta euro-compatibile”. “Con questa proposta”, ha aggiunto Capicchioni, “poniamo un altro pilastro dell’economia sammarinese rivoluzionando l’impostazione indiretta”. E, come ha ricordato Roberto Ciavatta (Rete), si avrà “un vantaggio enorme: rendere dialogante il sistema fiscale sammarinese con quello estero ed in primis con l’Italia”.

 

ALIQUOTE DA DEFINIRE, MA DIVERSIFICATE PER SETTORE

“L’imposta monofase ha fatto il suo tempo”, ha spiegato Capicchioni, “contribuendo all’economia del nostro Paese, ma è giunto il momento di mandarla in pensione in quanto è diventata un’imposta unica nel suo genere. La nuova imposta avrà un impatto graduale su quelle attività economiche su cui la monofase attualmente non incide. L’introduzione in questi settori sarà sicuramente graduale e saranno previste aliquote ridotte o agevolate”. Proprio sulle aliquote, il dibattito si è acceso in Commissione, dove le domande di Andrea Zafferani (Civico 10) riassumono un po’ tutti i dubbi emersi: “Il tema del differenziale tra Italia e San Marino ma anche tra San Marino e paesi europei è un punto centrale della questione. Saremo ancora vincolati al mantenimento di un differenziale specifico? Sono state pensate delle politiche di incentivazione mirate a specifiche categorie di beni e servizi per favorire i consumi interni?” Per Capicchioni si parte comunque da un dato certo: “Le aliquote saranno ridotte rispetto a quelle attuali della monofase”, mentre si auspica che “il nuovo gettito dell’Igc dovrebbe almeno garantire quello della monofase: intorno ai 63/64 milioni di euro”. E su questa strada si proseguirà, “lavorando sull’individuazione di un’aliquota ordinaria. Come riferimento”, ha spiegato ancora Capicchioni, “avremo i dati Smac per quello che è l’anno 2015. Su quello tareremo le aliquote che dovranno avere il minore impatto possibile”. E comunque, “ci saranno aliquote ridotte, presumo per i settori della ristorazione e alberghiero”. Perché è questo l’altro terreno di battaglia (e se dopo tanti anni che se ne parla ancora non si è passati all’IVA probabilmente è perché qualcuno non la vuole), su cui i Consiglieri (e i loro partiti) stanno discutendo. Innanzitutto, l’idea che l’IGC, al pari dell’IVA negli altri Paesi, avrà maggiore o minore impatto a seconda del settore di attività dell’impresa è ben nota anche a San Marino, come ha palesato in Commissione prima Massimo Cenci (Noi Sammarinesi), ricordando che “il nostro Paese ha fatto scelte politiche strategiche verso alcuni settori come il Commercio al dettaglio e i Servizi. La preoccupazione forte che ci sentiamo è quella di riuscire con una normativa anche nuova a mantenere quel vantaggio competitivo che la monofase oggi garantisce ai nostri operatori”, poi Tony Margiotta (Sinistra Unita): “Le aziende più grosse sono contente di questo strumento perché permette loro di potersi relazionare in maniera molto più chiara e veloce con l’esterno. Le aziende più piccole invece vedono come un pericolo l’introduzione di questa Igc perché potrebbe portare a un aggravio dei costi”. Sulla competitività punta anche Gerardo Giovagnoli (Psd): “considerando che già adesso abbiamo una competitività ridotta e che con l’Iva potrebbero chiudere varie attività. In primis, chiediamoci perché, pur non avendo l’Iva, non riusciamo a essere competitivi”. Ovviamente si parla di diversi settori, e qui entrano in gioco le diverse opinioni: “Su questo passaggio i commercianti hanno manifestato forti perplessità, mentre gli industriali si sono detti favorevoli”, ha avvertito Paolo Crescentini (Partito Socialista), auspicando “un punto di mediazione e di incontro per far sì che l’Igc possa andare nella direzione di essere il più indolore possibile per tutte le categorie”. “Questa è un’opportunità che San Marino deve prendere perché la monofase non può più reggere nel contesto internazionale”, mette le mani avanti Giovanni Francesco Ugolini (Pdcs), ribadendo al contempo che “il sistema industriale sammarinese è agevolato perché si uniformerà agli altri mercati. Invece il settore del commercio e del turismo avranno maggiori difficoltà”. Quindi è “importante che si cerchi di costruire su misura un abito che tenga conto delle peculiarità del settore commerciale e turistico sammarinese”.

A tal proposito, il collega di partito, Luca Beccari, ha chiesto di ragionare anche su delle proiezioni, ovvero “analizzare dei casi-tipo, provando a immaginare attraverso appunto dei casi reali (un’azienda media, un’azienda piccola e un’azienda di import/export) per capire gli effetti”.

 

CONTROLLI SULL’AUMENTO DEI PREZZI, NON ALL’EURO-BIS

“E’ chiaro”, ha spiegato lo stesso Centore, “che questo provvedimento avrà un impatto sul consumatore. Ma sta ai tecnici e alla politica limitare al massimo l’impatto. E credo che la flessibilità prevista nel testo di legge possa consentire di agevolare l’impatto”. Sempre Beccari (Pdcs) ha ricordato che “il regime monofase è un regime che nella sua anomalia lascia un pochino più bassa la pressione nelle vendite sul privato e lascia scoperta un’area come quella dei servizi. Nei rapporti con il privato c’è dunque una tassazione più blanda. Che invece viene riversata nei materiali di consumo, nei beni strumentali per le grandi aziende. Soprattutto quelle che praticano import/export. Come riusciamo a passare dal modello attuale a quello Iva, senza che questo vada a incidere eccessivamente sui prezzi? Il dubbio che regna nella nostra comunità intorno al sistema Iva penso sia proprio questo”. Senza citarlo, in Commissione è quindi tornato ad aleggiare il progetto di un organismo indipendente, un osservatorio dei prezzi, ma non è detto che si concretizzi. In ogni caso, ha garantito il Segretario Capicchioni, “l’attenzione verrà posta perché non possiamo accettare che l’ingresso della nuova imposta possa comportare un aumento dei prezzi. Quando siamo passati dalla lira all’euro il controllo dei prezzi è stato blando mentre in questo caso saremo più vigili”.

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