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Accordo di associazione con l’Ue: le richieste delle imprese

da Redazione

L’ANIS si fa portavoce delle necessità del sistema economico del Paese: dalle “quattro libertà” al passaggio dalla monofase all’IGC, passando per le dogane e in “made in”.

 

La Repubblica di San Marino ha da mesi iniziato il percorso di avvicinamento all’Unione europea. Dopo i colloqui tra la primavera e l’estate, dal 22 settembre inizierà concretamente l’avvio della trattativa per la stipula dell’accordo di associazione con l’Ue. Un passaggio epocale, che aprirà nuovi orizzonti e nuove prospettive di mercato. Una scelta, come rimarca l’Associazione Nazionale Industria San Marino in una lettera inviata al Governo, “necessaria e inevitabile” per partecipare al futuro dell’Europa, nella consapevolezza che l’adesione all’Ue imporrà al Monte di non prescindere dalle sue quattro libertà fondanti, e che riguardano la circolazione dei lavoratori e delle persone; delle merci; dei capitali, di prestazione dei servizi e di stabilimento. Per l’associazione “essere liberi di vivere, risiedere, studiare e lavorare in uno dei Paesi dell’Unione europea” è un obiettivo politico-culturale da perseguire con determinazione. E’ una nuova e importante prospettiva, proseguono da Piazzetta Bramante – Lazzari, “particolarmente stimolante soprattutto per i giovani sammarinesi, che saranno sempre più interessati a studiare ed a svolgere esperienze di vita e di lavoro nei Paesi dell’Unione.

Essere “cittadini Ue”, annota ANIS, “significherà poi avere rapporti preferenziali con la maggior parte dei Paesi nel mondo”.

Un Paese chiuso è di fatto condannato ad avere difficoltà, dovute alla mancanza di un mercato competitivo, e costretto a sostenere maggiori oneri in ogni forma di relazione, da quelle economiche a quelle culturali. “Aprirsi all’esterno – conclude ANIS – implica adottare un sistema di regole trasparenti ed efficaci strumenti di controllo del territorio e delle sue attività economiche. Noi siamo fermamente convinti che il benessere dei cittadini sia perseguibile solo ed esclusivamente attraverso una decisa apertura agli investimenti internazionali, al mercato e alle competenze”.

 

COSA SERVE ALLE IMPRESE

Le quattro libertà dell’Ue inevitabilmente ricadono sul sistema economico del Paese. Rispetto alla circolazione dei lavoratori e delle persone, emergono alcuni nodi da sciogliere, ma anche alcuni riflessioni.

Il confronto e lo scambio libero di figure professionali tra gli Stati dell’Unione europea è un asset strategico per tutti i settori economici, con ricadute sulla competitività dell’intero sistema Paese.

Per far crescere l’economia del Titano, crescita che comporterà anche la creazione di nuovi posti di lavoro qualificati, sarà necessario abbandonare lo status quo e aprirsi – anche culturalmente – all’esterno. Le competenze e professionalità non sammarinesi diventeranno un prezioso bacino da cui attingere. In questo senso la riforma del mercato del lavoro – la “Riforma Ichino”, che dovrebbe essere presentata entro l’anno – dovrà necessariamente tenere conto di questo processo di scambio e integrazione con l’Ue, per cui dovranno essere riviste tutte le attuali norme protezionistiche verso imprese e lavoratori frontalieri ed esteri. In tale ambito vanno riconsiderate le attuali disposizioni, particolarmente restrittive, in materia di permessi di residenza e di soggiorno, anche quale presupposto per attrarre imprenditori e competenze.

La libera circolazione dei lavoratori e delle imprese avrà un effetto-domino molto positivo anche su altri comparti economici del Titano. Su tutti (ma non solo), l’edilizia. Un cavallo di battaglia di San Marino Fixing e di ANIS: i cittadini dell’Ue che verranno a lavorare in Repubblica devono avere la possibilità di acquistare una casa. In questo modo tutto il settore che gira attorno al mondo degli “appartamenti” (muratori, imbianchini, arredatori d’interni, idraulici, eccetera) avrà importanti ricadute.

In questa lunga disamina non possiamo non soffermarci sulla libera circolazione delle merci e dei servizi, regolamentata a San Marino da oltre vent’anni da un accordo di unione doganale con l’Ue, con disposizioni e procedure che devono necessariamente modificate e adeguate in quanto prevedono oneri burocratici ed economici ormai insostenibili per le imprese. L’elevata incidenza dei costi legati a questa burocrazia penalizzano la capacità competitiva delle aziende del territorio. Oggi vendere i prodotti di San Marino, con le attuali barriere doganali, è davvero complicato: si pensi, giusto per fare un esempio, all’emissione e all’appuramento del T2, alle operazioni doganali, al prefinanziamento dell’IVA.

ANIS, che si fa portavoce ancora una volta dei bisogni delle imprese, sostiene con forza che “la strada maestra da perseguire con determinazione è quella che porta all’eliminazione delle procedure doganali, per aderire ad uno scambio di informazioni telematico (Intrastat) vigente nei paesi dell’Unione europea. Se l’Ue dovesse modificare il regime del rappresentante fiscale, che oggi ci consente di oltrepassare il problema delle dogane, si aprirebbe un problema commerciale e fiscale di cui non possiamo immaginare la portata”. Percorso davvero in salita, come ha rimarcato il Governo, che ha spiegato che il Titano, poiché non è Paese membro dell’Ue e non fa parte del territorio fiscale dell’Unione, non può aderire a Intrastat.

Altro limite su cui lavorare è quello legato all’obbligo di transito in territorio della merce acquistata o prodotta in Italia e nell’Ue. E’ una procedura che limita pesantemente l’interscambio commerciale.

Sulla libera circolazione dei servizi finanziari e dei capitali, l’Associazione diretta da Stefano Ceccato sostiene che si debba garantire agli istituti finanziari la possibilità di operare al di fuori del mercato interno.

Osservazioni che, come ha confermato il segretario di Stato agli Esteri Pasquale Valentini, verranno prese in debita considerazione. L’esecutivo ha aggiunto che per quel che concerne il recepimento delle norme formanti l’acquis dell’Unione sulle quattro libertà fondamentali e le politiche orizzontali collegate, la trattativa ha margini piuttosto ridotti.

Sarà invece compito del governo sammarinese valutare e discutere le diverse forme, le modalità e i tempi del recepimento.

 

DALLA MONOFASE ALL’IVA

Dialogare con l’Ue significa dare una potente accelerata al processo – anche questo davvero epocale – di abbandono dall’imposta monofase al sistema IVA. La prima deadline (1° gennaio 2016) è stata “bruciata”, come ha confermato a San Marino Fixing il segretario di Stato alle Finanze Gian Carlo Capicchioni. Lo stesso segretario però ha promesso che già nel mese di settembre partiranno i tavoli di confronto con le associazioni di categoria: l’obiettivo, nemmeno tanto nascosto, è quello di riparametrare l’IGC sulle reali necessità e dimensioni del Paese.

A stretto giro di posta poi si dovrà lavorare sulla Legge. Un passaggio-chiave per stipulare con l’Unione un buon accordo. Su questo tema l’esecutivo ha spiegato che intende procedere sul cammino intrapreso, ovvero l’introduzione dell’IGC.

 

IL PROBLEMA DELLE DOGANE

Altro capitolo da approfondire riguarda la gestione delle dogane. Come noto, l’accordo vigente riconosce alla Repubblica di San Marino la gestione delle dogane e la riscossione dei dazi per le merci provenienti dai paesi extra UE. Sempre lo stesso accordo ha previsto che, per un periodo di cinque anni, la gestione delle dogane fosse affidata all’Italia con una remunerazione del 20% sui dazi incassati. San Marino non ha mai rivendicato una gestione diretta, se non proprio di tutte le dogane, almeno di alcune, come invece auspicato da ANIS. La questione è certamente complessa e va chiarita. Ad esempio le autorità italiane possono sanzionare le imprese importatrici, sulla base di norme a volte anche diverse da quelle comunitarie. Tali sanzioni poi sarebbero di pertinenza sammarinese, ma di fatto non è così. Non solo, quando un impresa sammarinese vince un contenzioso, non vi è una procedura che stabilisca come deve avvenire la restituzione delle sanzioni indebitamente applicate.

Tema complesso e articolato, come ha rimarcato il segretario Valentini che, riconoscendo alle imprese il desiderio di eliminare le barriere, ha ricordato che va tenuto presente l’aspetto della fattibilità giuridica e i conseguenti costi, mettendo sulla bilancia una crescita delle responsabilità, anche sotto il profilo delle frodi e della sicurezza dei prodotti alimentari.

Nodo piuttosto complicato ma non strettissimo: esistono comunque margini per migliorare le condizioni doganali.

 

MADE IN SAN MARINO O MADE IN UE?

La questione del “made in” è un altro tema importante.

San Marino è un Paese terzo e, com’è noto, deve indicare per le vendite di prodotti in Ue il “Made in”.

Questo a volte può essere penalizzante in quanto il “Made in San Marino” è davvero poco significante. Sarebbe utile superare il problema e far sì che le merci sammarinesi, oggi in libera pratica nell’Unione, non siano più considerate provenienti da Paese terzo, ma della stessa Ue. Quello della libera circolazione delle merci e dei servizi è ovviamente il nodo centrale. Occorre considerare che altri Paesi, Italia per prima, hanno predisposto una serie di norme di controllo che impediscono alle imprese sammarinesi di agire liberamente sul mercato.

Ad esempio, ANIS ha da tempo sollevato il problema dell’impossibilità di commercializzare in Italia i prodotti “bio”, così come quello della necessità della preventiva registrazione presso i diversi ministeri italiani per poter essere autorizzati all’esportazione di taluni altri prodotti. Vi è poi il problema del mancato aggiornamento delle procedure per l’acquisto del gas (gpl) per bombolette spray e la questione, per ora molto sottovalutata, dei prodotti dual use (civile e militare). Non certo per ultima la questione dei mandatari o comunque di tutte quelle figure che le imprese devono incaricare quali loro rappresentanti sul territorio comunitario. Si tratta di burocrazia costosa e difficile da gestire anche dal punto di vista delle responsabilità.

L’Associazione Nazionale Industria San Marino propone di superare il problema convenendo che i diversi organismi comunitari incaricati possano effettuare i loro controlli direttamente sul territorio sammarinese, come già avviene per il settore veterinario. Per tutti questi problemi, segnalati da tempo, ANIS chiede un intervento concreto per dare risposte concreta alle imprese.

Anche su questo argomento le maglie sono piuttosto strette: al momento negli accordi commerciali che l’Ue ha concluso o ci accinge a farlo, è in essere una clausola sui prodotti del Monte che recita che “(il nome del Paese in questione) accetta come prodotti originari dell’Unione europea (…) i prodotti originari della Repubblica di San Marino”.

Sul “bio” invece ci sono più possibilità: nell’accordo di associazione i margini sono più ampi. I prodotti bio del Titano sono certificati da quattro organismi italiani e possono essere commercializzati in tutti i Paesi Ue secondo le modalità stabilite dei regolamenti dell’Unione.

 

LA FORZA MONDIALE DELL’E-COMMERCE

I numeri parlano da soli: in tutto il mondo l’e-commerce rappresenta una leva formidabile del futuro sviluppo di tutte le attività economiche, dalle più piccole alle più grandi. Occorre condividere nuove regole, che consentano alle aziende del territorio di lavorare con la certezza di rispettare le norme dell’Ue, sia quanto riguarda le imposte indirette (dove si paga l’IVA), sia per quelle dirette (le imposte si versano dove si trova il server o meglio dove esiste la parte “sostanziale” dell’organizzazione d’impresa). Al commercio elettronico si lega anche il problema della cosiddetta cookie law, rispetto alla quale ANIS non avuto ancora una risposta certa e chiarificatrice dall’autorità garante del Titano. Sull’importanza dell’e-commerce è d’accordo anche il Governo, che punta a negoziare adeguatamente con l’Ue anche questo punto.

 

INTRASTAT: MOLTO COMPLICATO

Se la Repubblica di San Marino desidera davvero mantenere le imprese esistenti e allo stesso tempo attrarne di nuove, imprese che operano sui mercati internazionali, occorre fare tutto quanto verrà richiesto per il superamento delle dogane, con la contestuale acquisizione di un sistema di scambio di informazioni tipo Intrastat.

Su questo ultimo passaggio, l’esecutivo si è già espresso. L’auspicio è che vi siano margini di dialogo.

L’economia del Paese si appoggia sulle imprese. Che devono essere messe nelle condizioni migliori per lavorare.

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