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San Marino, sicurezza: 250 furti all’anno, nel mirino case e aziende

da Redazione

Il segretario Pasquale Valentini: “C’è chi studia le abitudini, per questo controlliamo chi risiede qui, anche il lavoro nero porta con sé tale rischio”.

 

di Daniele Bartolucci

 

Microcriminalità e polemiche sulla sicurezza occupano da anni, salvo rare eccezioni, i primi titoli dei telegiornali italiani, enfatizzando sia un presunto aumento dei reati denunciati sia una mancata attenzione del fenomeno da parte delle istituzioni. Anche San Marino sta vivendo questa situazione, con l’attenuante che essendo un piccolo Stato anche un singolo reato può fare scalpore. Ma se l’Italia vive purtroppo anche il dramma di essere ‘terra di frontiera’ del Mediterraneo, a San Marino la situazione è davvero così allarmante? I numeri, ma soprattutto le azioni messe in campo e il livello di attenzione (da parte delle istituzioni così come da parte dei cittadini) palesano un reale problema o sono solo polemiche strumentali? La verità sta nel mezzo come sempre, anche se rapportata al contesto attuale (l’Italia ma anche il resto del mondo industrializzato) San Marino appare senza dubbio un posto migliore di tantissimi altri, anche sul fronte della sicurezza.

 

FURTI IN CALO: MENO DI UNA DENUNCIA AL GIORNO

Una corretta analisi della situazione non può che partire dai numeri, che fotografano una realtà sicuramente meno problematica di quella italiana, ma allo stesso tempo non esente dal fenomeno della microcriminalità. Sulla criminalità vera e propria, quella che sfocia in episodi cruenti, San Marino sembra addirittura un mondo a parte, con nessun omicidio da circa quarant’anni (e l’ultimo, a memoria, fu per motivi passionali). Stessa cosa per quanto riguarda le rapine, che solo negli anni 2006-2009 avevano rappresentato un numero significativo (da 5 a 9 all’anno, come si vede in tabella), ma che sono praticamente azzerate negli ultimi anni, eccezion fatta per l’inizio 2015 con ben 3 casi nel giro di pochi mesi, dopo due anni con nessun episodio di questo tipo. Statisticamente si tratta del 300%, ma su numeri così piccoli la statistica vale poco. Lo stesso dicasi dei furti di automobili, meno di una ventina all’anno. Mentre sono importanti, a livello statistico, i numeri dei furti ‘nelle’ automobili (lunotti frantumati), perpetrati molto probabilmente da ladruncoli o balordi, che comunque non incidono a livello statistico sul totale delle auto circolanti e/o parcheggiate a San Marino da residenti, frontalieri, visitatori e turisti, stimabile in diverse migliaia di mezzi. Quello che è importante rilevare è invece il trend dei furti denunciati, “tendenzialmente negativo”, come spiega il Segretario di Stato agli Esteri Pasquale Valentini. “Nell’ultimo quinquennio sono stati denunciati 1.206 furti, distribuiti uniformemente nell’arco degli anni, con una diminuzione nell’ultimo biennio”. In pratica circa 200 furti all’anno che, su una popolazione di soli 32mila residenti, diventa statisticamente irrilevante, soprattutto tenendo conto degli oltre 5.000 frontalieri che quotidianamente salgono sul Monte e dei circa 2 milioni di turisti che passano per San Marino. A ben guardare, però, conteggiando anche i tentativi e le appropriazioni indebite, si arriva a superare tranquillamente la media di una denuncia al giorno, e questo aumenta la percezione di insicurezza. “Percezione che andrebbe però ‘tarata’ frequentando una qualsiasi delle città italiane, per capire che a San Marino non si respira lo stesso clima di tensione e di preoccupazione, anche se si gira per la strada da soli di notte”, ammonisce il Segretario facendo leva su quella che è la qualità di vita del Titano, considerata tra le migliori al mondo. “Inoltre”, aggiunge, “grazie anche ad un welfare vicino alle persone e alle famiglie, a iniziare dal sistema scolastico, non registriamo nella nostra società fenomeni pericolosissimi come la tossicodipendenza giovanile, né abbiamo preoccupanti numeri per quanto riguarda la violenza sulle donne. E questo grazie all’azione coordinata delle istituzioni e delle forze di polizia preposte, votate alla prevenzione, perché certi numeri rimangano anche in futuro molto bassi”. Infine, va rilevato che, mentre in Italia si sta mettendo in discussione la Legge Merlin e in Europa esistono ormai ovunque quartieri a luci rosse o luoghi deputati al meretricio, a San Marino la prostituzione è un fenomeno inesistente, per lo meno quella pubblica, in strada.

 

NEL MIRINO CASE E DITTE: I LADRI “STUDIANO” I COLPI

Se rapine e furti d’auto non preoccupano i sammarinesi, sicuramente c’è stato un evidente salto di qualità da parte dei ladri nello scegliere i loro obiettivi, visto che sono in aumento i furti in abitazioni private e nelle attività economiche. Sintomo che chi decide di commettere questo genere di reati trova il modo di studiare a priori la situazione, individuando punti deboli nei sistemi di sicurezza – sempre che ci siano questi sistemi – e ricostruendo le abitudini dei proprietari (orari di lavoro, quanta gente frequenta la casa o l’azienda, ecc). “Se da una parte non viviamo nel terrore dei piccoli delinquenti che rubano tutto ciò che trovano incustodito”, avverte Valentini, “è chiaro che siamo di fronte a un fenomeno più complesso, che va affrontato da più punti di vista, non ultimo sensibilizzare anche la cittadinanza a tenere comportamenti più prudenti che in passato, anche dotandosi di sistemi di sicurezza adeguati, perché questo fenomeno è ormai presente in tutto il mondo e non possiamo ritenerci esenti da certe attenzioni”. E’ chiaro che per entrare indisturbati in un appartamento o in un negozio, piuttosto che in un capannone industriale, occorre una certa pianificazione e, quindi, è del tutto evidente che i ladri necessitano di una serie di informazioni che non possono avere se non dopo aver fatto sopralluoghi o essere stati direttamente dentro al luogo preso di mira. “Non credo ci siano dei cosiddetti basisti tra i sammarinesi”, puntualizza Valentini, “questo non toglie che lo potremmo essere tutti inconsapevolmente o, peggio, aprire la porta noi stessa ai malintenzionati”. Il riferimento è anche al lavoro nero, soprattutto quello a basso costo, che arriva a San Marino senza che nessuno sappia o chieda chi siano, basta che costi un po’ meno: “Il fenomeno del lavoro nero porta con sé questo rischio”, ammette il Segretario. Non a caso anche i dati sui furti hanno avuto un picco negli anni 2007-2008 quando c’era il boom dell’edilizia e proliferavano subappalti a ditte straniere di dubbia provenienza. Ma anche oggi, stante la crisi di molte famiglie e aziende, l’appeal rappresentato da un prezzo più basso espone molti sammarinesi al rischio di aprire la porta di casa ai malintenzionati. Discorso diverso per gli stranieri che vogliono venire a lavorare e vivere a San Marino: “La nostra società è molto accogliente in questo caso, fin dai tempi degli sfollati per la guerra abbiamo avuto un atteggiamento fortemente integrativo, che poi si riflette anche nel nostro ordinamento, come nel caso dei permessi di soggiorno per lavoro. Questo strumento permette sia un controllo a priori e quindi efficace su chi entra in territorio, sia una maggiore integrazione nel nostro sistema sociale, onde evitare che si creino ghetti o gruppi di persone non integrati alla nostra comunità”.

 

LE FORZE DI POLIZIA: CONTROLLO E PRESIDIO

“Lavoratori in nero, ma anche presenze sgradite sono uno degli obiettivi principali dell’azione quotidiana delle forze di polizia sammarinesi”, spiega Valentini, “a partire dai controlli sulle false residenze e nelle attività economiche. Controlli quotidiani che impegnano il personale di Gendarmeria, Polizia Civile e Guardia di Rocca a seconda delle loro prerogative, che forse apparirà meno evidente dei posti di blocco in strada, ma pone un filtro fondamentale per evitare che sul nostro territorio circolino o addirittura risiedano persone che potrebbero favorire il fenomeno di microcriminalità di cui stiamo parlando”. Controlli amministrativi che oggi riguardano anche reati fiscali “come il riciclaggio che fino a pochi anni fa non c’era, ma anche la falsa documentazione e la criminalità informatica, tutte azioni che necessitano una formazione adeguata, su cui dobbiamo investire maggiormente”, avverte Valentini, che a tal proposito cita l’ordine del giorno approvato dal Consiglio per l’individuazione del nuovo Comandante della Gendarmeria (il candidato è Maurizio Faraone, già direttore dell’Interpol di San Marino): “Sarà questo uno dei compiti del nuovo Comandante, oltre al maggiore coordinamento tra i Corpi che dovrà portare alla creazione di una centrale unica in futuro”. Inoltre “il nuovo Comandante dovrà anche completare l’organico dei vari Corpi e adeguare la linea gerarchica degli stessi, cosa su cui in passato si è investito purtroppo troppo poco, tanto che l’allora Comandante Zechini chiese di arrivare a 130 militari della Gendarmeria mentre ad oggi, tra pensionamenti e mancati ricambi, siamo ad appena 83 militari (di cui 2 sospesi e uno impegnato al Tribunale, ndr). Per quanto riguarda la Polizia Civile abbiamo 59 unità e 33 sono i componenti della Guardia di Rocca. Numeri sicuramente importanti per una realtà come San Marino (172 in totale, ndr), ma rispetto alle tante e diversificate attività occorre investire maggiormente in formazione e in nuove specializzazioni”.

Questo soprattutto in un’ottica di aggiornamento delle normative e di una sempre più efficace collaborazione con le forze di polizia italiane ed internazionali: “Siamo uno Stato senza barriere ai propri confini e una pattuglia h24 impegna 12 persone in base ai turni lavorativi, anche implementando le 3 pattuglie attuali (per cui 36 militari, ndr) non saremmo in grado di presidiare tutti gli accessi, che sono oltre la trentina. Abbiamo installato le telecamere (43 in totale), di cui molte dotate del sistema di riconoscimento delle targhe, sia come controllo che come deterrente. Ma il passaggio fondamentale è la piena collaborazione con le forze dell’ordine italiane, che, forte dell’intesa tecnica sottoscritta a fine 2013, a breve si formalizzerà con un canale diretto tra Centrale operativa della Gendarmeria (anche per conto di Polizia Civile e Guardia di Rocca) con la Sala operativa della Polizia di Rimini, sia per il pronto intervento che per lo scambio di informazioni e di accesso alle rispettive banche dati”.

 

IL SINDACO DI RIMINI ANDREA GNASSI: “CALA IL RAPPORTO TRA DENUNCE E RESIDENTI”

Quando si parla di criminalità in Italia c’è sempre una statistica o una graduatoria che pone Rimini tra i primi posti, ma come ricorda il Sindaco Andrea Gnassi: “La Provincia di Rimini, dal punto di vista prettamente statistico, subisce una ‘correzione turistica’, cioè una effettiva penalizzazione nei numeri, dovuta all’accentuazione dei flussi di persone soprattutto in alcuni periodi dell’anno. Peccato che la statistica si limiti a dividere numero di reati per residenti all’anagrafe. Ma questo mi interessa fino a un certo punto. Due cose mi interessano di più e la percezione è la prima perché essa non è un elemento volatile, ma reale, perché modifica i comportamenti. Su questo bisogna lavorare e su questo è importante che la presenza delle istituzioni si avverta ad ogni angolo. Qui il problema: da anni lo Stato sta regredendo gli investimenti in sicurezza, lasciando la patata bollente alla gestione locale. Ne nasce un paradosso: lo Stato si sfila, forze dell’ordine sul territorio e istituzioni locali vengono lasciate sole, ma poi non possono disporre perché le competenze di legge sono dello Stato! Il fenomeno della prostituzione è la testimonianza plastica di questo avvitamento: lo Stato sta a guardare, i Comuni producono ordinanze che si muovono su un fragile crinale legislativo, i tribunali bocciano le ordinanze”. Ma c’è anche una statistica di cui invece può rallegrarsi Gnassi, quella che vede il trend dei reati sul territorio in diminuzione se si guarda appunto al rapporto denunce/residenti: “In questo caso le statistiche non mentono. Ci sono stati anni ‘peggiori’ per il territorio riminese. Questo non significa che l’allarme sociale che c’è nei territori è un’invenzione. Molte cose sono cambiate- nel mondo, in Italia, in provincia di Rimini- dalla fine degli anni ’90”. Infatti, “i delitti denunciati sono in numero inferiore ma l’impressione diffusa è che vi sia una recrudescenza. E’ un caso in cui hanno ragione sia i numeri sia le percezioni. Probabilmente la crisi economica ha accentuato anche nel privato incertezza e paure. Ci sentiamo più insicuri nelle finanze, sul lavoro e probabilmente per questo percepiamo in maniera più accentuata fenomeni micro e macro legati non solo alla criminalità canonica, ma anche di degrado”.

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