Home FixingFixing San Marino, Francesco Cossiga: “La gloriosa storia di libertà”

San Marino, Francesco Cossiga: “La gloriosa storia di libertà”

da Redazione

L’orazione ufficiale che tenne per l’insediamento dei Capitani Reggenti Pier Marino Menicucci e Giovanni Giannoni.

 

di Francesco Cossiga

 

Voi assumete la Vostra carica in un momento assai complesso e difficile della vita dell’Europa, dell’Occidente e del mondo intero. Oggi infuria la guerra sull’Iraq e la perdita di vite umane in entrambi gli schieramenti intristisce i nostri cuori, ma anche fa fremere le nostre coscienze. Perché purtroppo, giusta od ingiusta, legittimata dalla comunità internazionale o decisa unilateralmente da un gruppo più o meno allargato di potenze che sia – il mio giudizio in questa materia è noto, ma mi astengo dal rinnovarlo – la guerra è sempre, dolorosamente: come si vuole dire in inglese “Killing people and destroying things!”, “uccidere la gente e distruggere le cose”.

L’occasione in cui vengo chiamato a parlare è un momento solenne per la Vostra Repubblica e che quindi dovrebbe anche essere lieto per la Vostra Patria e per chi Voi onorate con la Vostra amicizia e altrettanta amicizia nutre per Voi!

L’avvicendarsi da secoli in questo Palazzo dei Rappresentanti del Popolo sammarinese, è ricordo perenne della grande e gloriosa storia di libertà e democrazia di una Repubblica che, sin dal Medioevo, ha fatto dell’indipendenza e della libertà l’humus su cui prosperare.

Eppure, lieto del tutto non potrà essere questo giorno, perché Voi siete cittadini di San Marino, ma anche dell’Europa e del mondo, perché nessuno di noi può dimenticare ciò che sta avvenendo nel presente, né momentaneamente accantonarlo puranco per le solenni celebrazioni in corso.

Permettetemi oggi di arditamente parafrasare il grande poeta Carducci, che nel 1894 arricchiva con il suo discorso l’inaugurazione del Palazzo della Repubblica: “Ci troviamo in un periodo storico in cui genti e governi ondeggiano in tempesta di pensieri, d’eventi, d’aspettazioni; mentre un sordo brontolio sotterraneo par minacciare le fondamenta stesse della civiltà”.

Seppur pronunciate più di un secolo fa, queste parole suonano oggi tragicamente attuali, anche se, forse, ormai, le aspettazioni son divenute tragiche realtà, e quello che era un brontolio sotterraneo, è adesso un grido lacerante che ferisce il nostro cuore! Perdonatemi una certamente non umile citazione di me medesimo! Ma le riflessioni del Poeta in quella lontana occasione mi hanno riportato alla mente e al cuore ciò che io stesso ebbi occasione di dire durante la mia ultima visita nella Vostra Repubblica, il 4 aprile dello scorso anno: ‘’La tragedia mondiale che noi viviamo, la negazione dei diritti umani e delle libertà, la rinascenza di estremismi religiosi e tribali, rendono necessari purtroppo sempre più gli interventi umanitari, anche con l’uso legittimo della forza militare”.

Allora mi chiedevo addirittura, arditamente, se San Marino, benché tradizionalmente neutrale, non potesse rendersi disponibile a una qualche simbolica presenza armata per la libertà e la pace, nella sua qualità di Membro delle Nazioni Unite e quale Membro del Consiglio d’Europa. Disponibile, però, a prendere parte, allora (mi riferivo all’epoca alla Bosnia-Erzegovina e al Kossovo), ad un intervento “legittimo” nell’ambito della legalità internazionale! Oggi infuria invece la guerra – sì, ahimè, perché in guerra lo siamo tutti, anche se i militari nostri e Vostri non marciano sulla sabbia del deserto! – una guerra di cui io – che, nella mia lunga carriera politica, pacifista certo non sono stato e non sono – potrei anche comprendere le motivazioni etiche e politiche, ma che considero purtroppo non legittima perché condotta al di fuori dell’ONU benché da grandi Stati e Nazioni democratiche Nei mesi in cui venti di guerra sempre più impetuosi soffiavano sul mondo, ho riflettuto con profonda e dolorosa intensità, da democratico e da cristiano, su quella che ho chiamato “la guerra versus Iraq”; e cioè una guerra che non vuole esser certo contro il popolo, ma che vorrebbe soltanto essere guerra contro il regime, da tutti giustamente considerato dittatoriale e sanguinario di Saddam Hussein, ma che inevitabilmente va a ricadere anche sull’intero popolo iracheno. Si tratta di una questione che ha posto (e pone) complessi problemi, sollecitando gravi e complessi interrogativi di natura giuridica, internazionale e interna, politica ed etica, e finanche religiosa ed ecclesiale.

Non sono certo, lo ripeto, un pacifista ad oltranza, anzi, non posso dirmi nemmeno un “pacifista” perché non dico “no” a tutte le guerre e non credo che la Pace ad ogni costo sia il bene supremo! Sono anzi convinto (e non vi sono dubbi su questo punto, neppure nella comunità internazionale!), che l’Iraq, governato da un sanguinario e folle autocrate, possa costituire un grave pericolo, per possedere esso i mezzi per procurarsi e forse per già disporre di quelle armi di distruzione di massa che ha già usato crudelmente contro iraniani, curdi, irakeni sciiti (e l’Occidente allora colpevolmente non si mosse!), e potrebbe ancora usare; o di cui potrebbe rifornire Al Qaeda o altre organizzazioni terroristiche per attaccare quelli che sono gli ormai proclamati “nemici”: che sono non soltanto gli Stati Uniti d’America, il Regno Unito ed Israele, ma anche l’Occidente, gli ebrei e i cristiani tutti!

Per formazione e per cultura religiosa, etica, filosofica e giuridica credo che la guerra possa perciò essere anche “giusta” – secondo il pensiero che dal cattolico Sant’Agostino e Tommaso va al calvinista Grozio e secondo le proposizioni ripetute nel catechismo della Chiesa Cattolica – anzi, talvolta addirittura “doverosa”; e anche giusta, e forse anch’essa talvolta doverosa possa essere anche la così detta ‘Preventive self defence” ‘’guerra difensiva preventiva”. Perché se è lecito, e al limite, appunto doveroso, per un governo respingere con la forza un’offesa arrecata ingiustamente, non solo al proprio, ma anche ad altro paese – la Germania invadendo la Polonia non invase né il Regno Unito né la Francia, ma giustamente il Regno Unito e la Francia accorsero in aiuto della Polonia – legittimo sarà anche utilizzare preventivamente la forza militare per evitarla quando vi sia un imminente e reale pericolo di essa, “non evitabile” con altri mezzi – e mi chiedo se forse provvidenziale non sarebbe stata una guerra difensiva e preventiva quando la Germania nazista occupò la Ruhr, riarmò la Germania invase l’Austria, si annesse i suddetti, invase la Boemia,

invase la Moravia e invase la Cecoslovacchia, e inseguendo un astratto desiderio di pace le grandi potenze occidentali non intervennero.

Dunque, in linea di principio, sarei potuto essere forse favorevole anche a questa guerra, se ad essa non fosse mancato e non mancasse un presupposto fondamentale ed imprescindibile per il rispetto del diritto internazionale, per il mantenimento cioè di una regola certa di convivenza internazionale: la legittimazione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, l’unica autorità competente a disporre o autorizzare un eventuale uso della forza, qualora si sia maturata nella collettività internazionale, con certezza morale e politica, la convinzione comune che non sia più possibile difendere o stabilire quella che Sant’Agostino definiva come pace, che non è una qualsiasi tranquillità, ma è la tranquillità nell’ordine e, quindi nello sviluppo dell’attuale comunità civile e anche nella libertà se non con l’uso della forza militare.

Su questo punto condivido pienamente la prudente e saggia posizione del Governo della Repubblica di San Marino. Eppure, per quanto si possa essere contrari ad un intervento armato unilaterale e privo della legittimazione della comunità internazionale, è tuttavia innegabile che la minaccia alla civiltà da parte della cricca criminale di Saddam Hussein è tragicamente reale. Ciò che sto per dire potrà essere considerato – no, anzi, lo sarà certamente! – ‘’Politically incorrect”, ma lo dirò lo stesso. “La verità – cito ancora Carducci – è la migliore eloquenza e, troppo spesso, essa è la prima vittima della guerra”.

La civiltà, oggi in pericolo, la nostra civiltà europea ed occidentale, cristiana e democratica, si basa su un’idea di “repubblica” e di libertà di cui San Marino, che l’americano Abramo Lincoln definiva “dominio piccolo, ma nondimeno uno dei più onorati della storia”, è un esempio tanto nobile, addirittura un simbolo vivente per tutti i Popoli! Fu Machiavelli il primo ad intuire che l’idea di Europa si identificava con l’idea della repubblica, cioè della libertà, contrapposta al dispotismo asiatico. E questa stessa idea ritorna in Montesquieu, per cui l’Europa è “terra di molti stati e quindi della libertà; l’Asia è terra dell’immenso impero e quindi del dispotismo”.

Ma è inutile ragionare con il senno del poi: in guerra siamo. Illegittima certo, ma ormai in corso. Non serviranno a fermarla, purtroppo, le “marce per la pace” che in tutto il mondo, ogni giorno, si moltiplicano; né le accorate parole di un Pontefice sul cui volto, ai segni della malattia e della vecchiaia, si aggiungono quelli incancellabili dell’angoscia per il destino dell’umanità!

Ma non dobbiamo permettere all’impero dispotico o alla tentazione egemonica del fondamentalismo, di ogni fondamentalismo, di quello islamico o anche di quello cristiano, non solo di produrre morte e distruzione, ma anche di creare lacerazioni insanabili all’interno del mondo libero: di infliggere al tessuto unitario di noi popoli liberi ferite che si rimarginerebbero molto lentamente! Non trascuriamo neanche, in questo momento di profonda divisione, dunque le radici comuni di libertà, di democrazia, di etica repubblicana e di tolleranza religiosa e civile che ci hanno permesso di essere “terra di molti stati”: uniti nella libertà, nella nostra varietà.

Spadolini, mio successore alla Presidenza del Senato della Repubblica Italiana, carissimo e compianto amico, definì in un suo memorabile discorso qui pronunziato, il Titano “Scoglio repubblicano, scoglio dell’ospitalità e insieme simbolo della tolleranza”.

Ed oggi, dunque, mentre si dipana una tragedia, umanitaria, certo, ma che potrebbe minare le fondamenta stesse della nostra civiltà, ricorrendo ancora una volta alle parole del Carducci, noi, con le memorie di quindici secoli, lo scoglio Sammarinese e i suoi Capitani che oggi si insediano, accomandiamo e quasi protendiamo alle speranze dell’avvenire!

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento