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San Marino, la grandezza del Piccolo Stato

da Redazione

L’orazione ufficiale che Romano Prodi tenne sul Titano nel 1995: abbandonare il rapporto monogamico con l’Italia.

 

di Romano Prodi

 

In questo contesto in forte movimento, qual è il ruolo di un piccolo Stato come San Marino, sulla scena internazionale? Sul piano puramente economico e commerciale sono numerosi gli esempi che testimoniano di come piccoli Stati possano prosperare e svilupparsi. E’ particolarmente significativo, ad esempio, notare come Hong Kong e Singapore, in Asia, abbiano potuto registrare un tasso di espansione della propria economia sostanzialmente superiore alla maggior parte degli altri paesi della regione. Come è possibile dunque che piccole comunità possano sopravvivere accanto a giganti da un miliardo di abitanti? Sembrerà strano, ma oggi, in misura maggiore di quanto poteva forse accadere solo qualche anno fa ciò è reso possibile dal modo in cui si è andate trasformando il sistema economico. In primo luogo, l’esistenza di singole realtà nazionali, che spesse costituiscono nobili testimonianze di un passato glorioso e significativo può costituire in alcuni casi un vantaggio, posto che esse naturalmente non si contrappongano al manifestarsi delle forze del mercato, ma ne favoriscano il funzionamento, sia pure in un quadro di corretto. reciproco rispetto delle regole.

A ciò si aggiunge il fatto che il concetto di “sicurezza nazionale” ha ormai subito una profonda trasformazione, diventando sempre più imprescindibile da quello di sicurezza internazionale. In questo contesto, la dimensione geografica di una singola nazione conta sempre meno nel determinarne il grado di sicurezza nei confronti dell’ambiente esterno mentre tende a contare sempre di più l’appartenenza o meno ad una determinata area d ‘influenza economico-commerciale. Si pensi, ad esempio, con riferimento alla capacità di reazione della comunità internazionale, a quanto accaduto a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’esercito iracheno o, al contrario, a quanto successo in Somalia o in Rwanda. Sul piano più strettamente economico la vera e propria rivoluzione nel campo delle comunicazioni telematiche e le importanti innovazioni in fase di introduzione nel campo dei trasporti hanno profondamente modificato le motivazioni alla base delle scelte localizzative delle attività economiche, sia nella produzione industriale che nei servizi. Oggi i fattori fisici di localizzazione non sono più così determinanti come potevano esserlo in passato, mentre altri elementi, come ad esempio la disponibilità di personale altamente qualificato, acquistano un ruolo strategico fondamentale. Il miglioramento nei sistemi di comunicazione e di trasporto ha poi un significato particolare nel caso di piccole nazioni, nel favorire l’affrancamento dall’eccessiva dipendenza economica da un unico mercato di sbocco. Si pensi ad esempio al caso di Singapore: nel giro degli ultimi dicci anni, questo piccolo paese asiatico ha significativamente ridotto la propria dipendenza dai mercati geograficamente limitrofi ed oggi è in grado di vendere oltre il 40% delle proprie esportazioni ai paesi geograficamente molto distanti come l’America del Nord e l’Unione Europea. Naturalmente, la presenza nel nuovo quadro di riferimento internazionale di condizioni favorevoli allo sviluppo delle nazioni più piccole non è di per sé sufficiente. Occorre sapersi meritare uno spazio nella comunità internazionale, cercando di valorizzare con intelligenza e originalità quello che si sa di poter fare al meglio, anche rifacendosi alle proprie tradizioni storiche e culturali. Nel caso di San Marino, esistono indubbiamente i presupposti perché il piccolo Stato si possa inserire in modo efficace nei grandi flussi commerciali internazionali. A tal fine la conclusione dell’Accordo interinale del 1992 – che stabilisce un ‘unione doganale con la Comunità Europea – costituisce senza dubbio un passo importante. Gli effetti positivi dell’Accordo sono poi destinati ad aumentare quando entrerà in vigore (si spera in tempi brevi) anche la parte di esso relativa alla cooperazione. In tale quadro, San Marino potrà sviluppare in particolare il settore dei servizi, le cui potenzialità di espansione sono molto significative. Poi, anche per la Repubblica di San Marino, come è accaduto o sta accadendo per altri piccoli Stati, si porrà forse il problema di una maggiore integrazione europea, ferma restando, naturalmente, la necessità di preservare a pieno la sua piena autonomia e sovranità. Su un piano più generale, altrettanto positivo appare l’abbandono dello schema di relazioni internazionali di tipo rigidamente “monogamico” con l’Italia, che contraddistingueva sino a non molti anni fa la politica estera di San Marino. Particolarmente significativa è la partecipazione al Consiglio d’Europa, alle Nazioni Unite e al Fondo Monetario Internazionale; sono queste. infatti, le premesse per la ridefinizione del ruolo di San Marino sulla scena internazionale. Ciò non significa trascurare il rapporto con l’Italia, che anzi deve procedere di pari passo, per evitare che le relazioni di amicizia, antiche e collaudate, fra i due Paesi possano risentire degli sviluppi delle rispettive politiche internazionali. Il negoziato in corso sulla cooperazione in materia di lotta al riciclaggio e denaro sporco costituisce un esempio della necessità di aggiustare progressivamente, man mano che il quadro economico-commerciale evolve, il rapporto fra i due Paesi. Ma quali potrebbero essere i passi successivi? Innanzitutto San Marino deve aumentare la propria partecipazione accordi internazionali multilaterali e a organizzazioni internazionali la cui procedura decisionale è quella “uno Stato, un voto”. E’ infatti evidente che in tali sedi la “dimensione” del Paese non conta, cosa che hanno da tempo ben capito, ad esempio, le diplomazie di molti piccoli Stati, anche di paesi in via di sviluppo. Inoltre, poiché la partecipazione se vuota di contenuti, è di per sé inutile, San Marino dovrà, nei prossimi anni, elaborare una strategia di politica estera, che trascenda i meri aspetti economici e commerciali.

Dovrà in altre parole cercare una costante d’azione che qualifichi il suo comportamento sul piano internazionale, aumentando la visibilità e il prestigio. Qui le soluzioni possono essere molte. Ne vorrei lanciare una in particolare: perché non assumersi il ruolo sostegno sistematico di alcuni diritti basilari (protezione delle minoranze, tutela della privacy, ecc.) o di alcuni valori che stanno assurgendo come fondamentali a livello internazionale (ad esempio la tutela dell’ambiente) non solo all’interno di Organizzazioni internazionali, ma anche promuovendo studi, fondando un osservatorio o un centro ricerca con sede a San Marino? E’ infatti in un concentrato di idee ideali, oltre che di risorse, che San Marino potrà trovare il suo “sbocco al mare” sulla scena internazionale. Il mondo è in movimento, i grandi blocchi si disgregano e nuove riaggregazioni riemergeranno: questo processo difficilmente sarà indolore. Perché lo sia il più possibile è necessario promuovere valori di civiltà, tolleranza e di razionalità su scala internazionale. In un’opera del genere ogni contributo è prezioso. Finalmente, nel nuovo mondo, la grandezza uno Stato non è commisurata alle sue dimensioni geografiche.

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