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Leon Engineering, certificazione energetica edifici: business o necessità?

da Redazione

Gli edifici di nuova concezione, considerati come veri e propri organismi viventi con un input ed output energetici, rappresentano a tutti gli effetti la nuova generazione dell’edilizia, cosa che potrebbe portare nuova linfa ad un mercato stagnante.

 

di Fabio Tini

 

Gli edifici di nuova concezione, considerati come veri e propri organismi viventi con un input ed output energetici, rappresentano a tutti gli effetti la nuova generazione dell’edilizia, cosa che potrebbe portare nuova linfa ad un mercato stagnante. Gli immobili, nella fase di costruzione ed esercizio, rappresentano oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità Europea; il rimanente 60% è impiegato dal settore industriale e dai trasporti. Negli edifici residenziali quasi il 70% dei consumi energetici è dovuto al riscaldamento degli ambienti, il 10% alla produzione dell’acqua calda sanitaria, il 5% per la cucina e circa il 16% per uso elettrico: illuminazione, elettrodomestici e condizionamento estivo.

Grazie all’evoluzione della tecnologia, della tecnica costruttiva, dei materiali, delle caratteristiche prestazionali degli elementi oltre ad un’impiantistica sempre più all’avanguardia, le costruzioni oggi sono sempre meno energivore. La certificazione energetica degli edifici in particolare è un ottimo strumento atto a diversificare le prestazioni energetiche del patrimonio edilizio.

Questa certificazione però tende troppo a premiare a livello di classe energetica gli edifici di nuova costruzione, mentre punisce forse anche eccessivamente il patrimonio edilizio esistente. L’indice di prestazione energetica EP e la Classe energetica sono facilmente traducibili in costi energetici, ovvero in €/anno di costi per le bollette del gas metano. Da qui la facile possibilità da parte del proprietario di scegliere edifici efficienti e “risparmiosi”.

Un edificio in Classe A consuma circa il 50% in meno rispetto ad un edificio in Classe C e circa l’80% in meno di un edificio in Classe G. L’incidenza del costo dei consumi energetici durante un arco di vita di 20 anni incide approssimativamente per circa il 5% rispetto al costo dell’immobile se l’edificio è in Classe A e per il 15- 20% se l’edificio è in classe G. Tutto questo ovviamente a livello teorico.

Dal punto di vista pratico, questa differenza prestazionale si può realmente misurare tramite diagnosi energetica. Un edificio di classe energetica A con ventilazione meccanica controllata permette di ottenere, in modo continuo e controllato, il ricambio d’aria necessario a far “respirare” la casa, riducendo l’umidità relativa e incrementando il comfort abitativo.

La ventilazione meccanica controllata è essenziale per il raggiungimento delle classi di efficienza più alte, però è qua che difetta il calcolo della prestazione energetica dell’edificio. Sulla carta un edificio di classe A con ventilazione meccanica controllata consuma molto poco; se gli abitanti tengono aperte le finestre anche solo per 2-3 ore al giorno, l’involucro edilizio consuma molto di più.

Infatti le abitudini dei residenti (come ad esempio l’uso indiscriminato del riscaldamento ad elevata temperatura, l’apertura frequente delle finestre, regolazioni errate di termostati), fanno consumare l’involucro ben più del dovuto.
Quindi è necessario mediare e soprattutto cercare di interpretare in maniera distaccata e oggettiva i dati relativi alla prestazione energetica dell’edificio, aspettandosi consumi anche più elevati di quelli attesi. La certificazione energetica degli edifici è un strumento molto utile e pratico per la scelta dell’immobile, però si deve fare attenzione e non incentrarsi troppo sulla classificazione energetica.

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