Home FixingFixing I commercialisti italiani ora “benedicono” San Marino

I commercialisti italiani ora “benedicono” San Marino

da Redazione

Dopo l’uscita dalla black list. Intervista di Fixing a Bruno Piccioni, Presidente dell’Ordine di Rimini: “Sono stati fatti passi da gigante, si apre una nuova fase. I vantaggi sono reciproci”.

 

di Daniele Bartolucci

 

“San Marino ha fatto passi da gigante sulla strada della trasparenza e questo gli viene ora riconosciuto, come dimostra l’uscita dalla black list italiana”. Parole che suonano come musica per San Marino e per tutti i sammarinesi quelle di Bruno Piccioni, Presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e Esperti Contabili di Rimini. I “tecnici” plaudono quindi alla fine della quarantena in cui l’Italia – e non solo – aveva posto l’antica Repubblica, dando un senso anche più “umano” a questa nuova fase nei rapporti tra i due Paesi.

 

Presidente, se a San Marino hanno esultato per l’uscita dalla black list, in Italia come avete accolto questa notizia?


“E’ un fatto positivo, senza dubbio, per due motivi principali: il primo è ovviamente operativo, visto che noi commercialisti e i nostri clienti non dovremo più compilare le segnalazioni mensili o trimestrali, a seconda del volume, per tutte le operazioni con San Marino. Il secondo motivo è meno tecnico, più psicologico: con questo passaggio San Marino diventa a tutti gli effetti uno Stato con cui instaurare rapporti commerciali basati sulla trasparenza e lo scambio di informazioni. E’ un fatto molto positivo, quindi, anche a livello di immagine”.

 

C’era una sorta di “black list psicologica”, quindi?


“C’era, e forse in parte c’è ancora, una mentalità diffusa in Italia, per cui San Marino è visto purtroppo come un Paese in cui la legislazione fosse poco chiara, tanto che avrebbe favorito anche un’economia sommersa. Motivo per cui sarebbe stato meglio tenersene alla larga”.

 

Anche a San Marino si parla di “riacquistare credibilità”: pensa che questa etichetta resterà per sempre?


“No, anzi, sono sicuro del contrario: e cioè che un sistema del genere non potrebbe più esistere. San Marino, come società e come governo politico, penso l’abbia compreso molto bene e con notevole velocità ha adeguato la sua legislazione agli standard richiesti. Uno sforzo che gli è stato riconosciuto in questi anni, arrivando all’uscita dalla black list di queste settimane. Un’uscita, vorrei sottolineare, che a San Marino era già stata raggiunta mesi prima con la firma dell’Accordo con l’Italia, ma che è stata ratificata solo ora. Nelle scorse settimane, partecipando ad un convegno sul tema – non a caso – della trasparenza, ho avuto modo di incontrare il Segretario alle Finanze, Claudio Felici, e complimentarmi per questo risultato. E’ chiaro, allo stesso tempo, che per cambiare quella mentalità, non devono più accadere fatti che facciano pensare a una San Marino poco rigorosa nell’applicare quelle leggi di cui si è dotata. Sarebbe un passo indietro rispetto ai tanti, ripeto, fatti in avanti in questi anni”.

 

Ora si apre una nuova fase?


“Gli scambi commerciali non erano vietati nemmeno prima, ma è chiaro che con quegli adempimenti si limitava l’appeal di San Marino e delle sue aziende. Ora questi ostacoli non ci sono più e le autorità competenti hanno tutti gli strumenti per garantire trasparenza e operatività. C’è ancora la differenza tra monofase e Iva, è vero, ma credo che San Marino sia pronta a fare anche questo ulteriore passo avanti”.

 

Resta da capire, però, se c’è ancora qualcosa da commercializzare.


“Il problema, per San Marino, è che questa black list è arrivata in concomitanza alla grande crisi economica e non è un mistero che molte aziende siano poi sparite o emigrate altrove. Per questo sono sicuro che una nuova ripartenza dell’economia sammarinese – economia reale quindi – avrà riflessi positivi anche sul circondario, a iniziare da Rimini e Pesaro. Basti pensare ai nostri lavoratori frontalieri, oltre seimila famiglie, in pratica”.

 

Per il futuro, quindi, San Marino sarà una risorsa?


“Lo è sempre stata, ora lo sarà ancora di più. E lo sarà per quell’economia sana su cui anche l’Italia deve puntare. E, mi auguro, anche per nuove collaborazioni tra i due Stati stessi. Un esempio è l’aeroporto di Rimini: essere oggi ‘internazionale’ grazie proprio a San Marino, è un valore aggiunto importantissimo”.

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