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San Marino, c’è chi dice no: le critiche di ANIS e CSU alla nuova legge sul lavoro

da Redazione

Il nodo della rappresentatività, gli Industriali: Ha un’incidenza sull’intero sistema di attrazione degli investimenti. Interruzioni dei rapporti: l’attuale normativa risulta già ben adiacente alle esigenze del territorio.

 

di Alessandro Carli

 

Pur contenendo una serie di aspetti certamente positivi e pur essendo stata solamente una spiegazione della filosofia di quella che sarà la riforma del mercato del lavoro della Repubblica di San Marino, non è stato privo di critiche il codice semplificato del lavoro – un documento composto da 50 articoli – scritto dal senatore e giuslavorista Pietro Ichino, e illustrato per sommi capi qualche giorno fa alle associazioni di categoria del Titano all’interno del Centro Congressi Kursaal.

Il progetto voluto dalla segreteria di Stato al lavoro e portato avanti da Ichino, iniziato lo scorso novembre, dovrebbe venir portato in prima lettura nella sessione di marzo del Consiglio Grande e Generale, non prima però aver attraversato un confronto (troppo accelerato, riteniamo, vista l’immediata scadenza: poco più di un mese), che crediamo doveroso e piuttosto delicato, sia politico che con le parti sociali.

Ma andiamo con ordine, ed entriamo nelle pieghe del progetto che, come ha spiegato il segretario di Stato per il lavoro Iro Belluzzi, “non è ermetico e chiuso, bensì aperto a integrazioni e migliorie”. Anche perché deve essere tarato sulle esigenze e la realtà locale.

Il nuovo codice sammarinese, che andrebbe di fatto ad aggiornare la normativa sulla tutela del lavoro e del lavoratore (Legge numero 7 del 1961), introdurrà una serie di novità piuttosto importanti, che spaziano dalla “sostanziale equiparazione tra un lavoratore subordinato e dipendente” al “fare un passo in avanti verso quanto richiede e stabilisce la normativa di diritto internazionale esplicitata nella Convenzione dell’OIL n. 111/1958” (che però il Titano non ha ratificato), ovvero una parificazione di trattamento lavorativo tra il lavoratore sammarinese e il non sammarinese sino a un nuovo regime per le interruzioni dei rapporti di lavoro (che verrà però applicato unicamente ai nuovi rapporti di lavoro), che preveda un “obolo” economico, una specie di “salvagente” che la stessa impresa dovrà versare al lavoratore licenziato.

Non è stato chiarito se l’eventuale introduzione dell’obolo a carico delle aziende comporterà una riduzione dell’attuale sistema degli ammortizzatori sociali. Come non è stata fatta menzione di come verrà reso più efficiente il sistema del collocamento per ridurre i tempi per una nuova occupazione.

 

Il nodo della rappresentatività


Durante l’illustrazione delle linee-guida del codice – sottotitolato “Una misura a costo zero per ridurre i costi di transazione e fluidificare l’incontro tra domanda e offerta” – i rappresentanti e della Centrale Sindacale Unitaria, hanno evidenziato una serie di nodi da risolvere.

In primo luogo, la rappresentatività: la stessa Associazione Nazionale Industria San Marino ha sottolineato con forza l’urgenza di “dirimere contestualmente questa questione che ha una incidenza sull’intero sistema di attrazione degli investimenti e che non può creare incertezza chi vuole fare impresa a San Marino”.

Crediamo quindi – come hanno rimarcato ANIS e i sindacati (“La CSU rivendica il diritto di svolgere fino in fondo il proprio ruolo negoziale e di proposta progettuale fin dalla fase di impostazione e messa a punto dei progetti legislativi, evitando – come fin troppe volte è successo – che il confronto venga sacrificato nelle ultime fasi dell’iter legislativo, quando le possibilità di intervento sono pressoché nulle” hanno tuonato Giuliano Tamagnini e Marco Tura) – e come poi ha assicurato il segretario di Stato al lavoro Iro Belluzzi, debba essere analizzata contemporaneamente.

E’ chiaro che nell’ambito di un sistema generale di condizioni che un imprenditore si trova ad analizzare e valutare, oltre agli incentivi, alla celerità dell’apparato giuridico, alla snellezza burocratica, alla certezza delle normative e ai costi dell’energia, riveste un ruolo di fondamentale importanza il contratto di lavoro che deve essere applicato.

Ricordiamo che esiste già un allegato contrattuale siglato dall’Associazione Nazionale Industria San Marino e dalle due sigle sindacali storiche che dà una serie di indicazioni sufficientemente precise. L’intesa, firmata nel luglio del 2012, non esclude alcun attore dal tavolo contrattuale ma specifica il peso di ciascuna parte in sede di trattativa, stabilendo quando il contratto unico ha i numeri per essere erga omnes e quando no.

 

I nuovi rapporti di lavoro


Come detto, tra le priorità del nuovo codice del lavoro sammarinese troviamo l’aumento del grado di stabilità dei lavoratori, che però riguarderà unicamente i nuovi rapporti. L’idea avanzata da Pietro Ichino si dirige verso una forma di “tempo indeterminato” e analizza, tra i diversi aspetti, anche quello delle interruzioni dei rapporti di lavoro per motivi economico-organizzativi. Che, alla presentazione, non ci è sembrata pienamente calata nella realtà locale. Partendo dal presupposto che il datore sia soddisfatto del lavoratore, può accadere però che l’azienda debba ricorrere ai tagli. In questo caso la “fine del rapporto” verrà monetizzata attraverso il pagamento di un importo economico rapportato agli anni di servizio.

 

Le interruzioni dei rapporti di lavoro, oggi


Riservandoci di approfondire questo aspetto, il Titano, per quel che concerne le interruzioni dei rapporti di lavoro collettivi, oggi non appare affatto in affanno.

L’Associazione Nazionale Industria San Marino ha rimarcato che l’attuale “normativa in vigore sul Monte – la Legge numero 23 del 1977 – risulta essere ben adiacente alle esigenze del territorio. La procedura di riduzione del personale si conclude in 30 giorni nel rispetto dei criteri stabiliti e il numero di vertenze prodotte è quasi nullo. Pertanto nell’opera di riordino dell’intera legge, questa disciplina va mantenuta com’è”.

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