Home FixingFixing Il rilancio del lavoro? In inglese suona meglio

Il rilancio del lavoro? In inglese suona meglio

da Redazione

Jobs act: tutte le proposte firmate dal segretario del Partito democratico. Pietro Ichino suggerisce a Matteo Renzi: “Impara da San Marino”.

 

Il 2014, per la Repubblica di San Marino, dovrà essere un anno cruciale e di svolta. Le parole rilasciate dal Presidente di ANIS Emanuel Colombini a San Marino Fixing sono cristalline: “L’estrema lentezza istituzionale che lamentiamo da anni non è consona per un Paese che, per le sue dimensioni, potrebbe aspirare a ben altra capacità di risposta. Con un po’ tutte le riforme siamo indietro, a partire da quella del mercato del lavoro”.

Già, il mercato del lavoro. L’ufficio di statistica del Titano fotografa un’immagine dalle sfumature drammatiche: Al 31 dicembre 2013 le forze di lavoro complessive sono state pari a 21.772 unità di cui 11.984 maschi (55,0%) e 9.788 femmine (45,0%); rispetto al 31 dicembre 2012 si evidenzia un decremento di 58 unità (-0,3%). I lavoratori dipendenti sono 18.392 (84,5% della forza lavoro), 1.887 quelli indipendenti (8,7%) e infine 1.493 sono i disoccupati totali (6,9%), di cui 1.199 sono disoccupati in senso stretto.

Profondo rosso anche per la Cassa Integrazione Guadagni: l’Upeceds, nell’ultimo bollettino, ha sottolineato che da gennaio a settembre 2013 si sono registrate 550 aziende che hanno fatto ricorso alla CIG. Nello stesso periodo sono stati erogati 6.405.971 euro, una cifra maggiore del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2012 (6.008.059 euro). Anche nei primi nove mesi del 2013, il motivo preponderante di ricorso alla CIG è stato “Situazioni temporanee di mercato” (71,7% dell’importo totale) seguito da “Causa di forza maggiore” (15,7% dell’importo totale).

In attesa di capire come si muoverà il governo sammarinese, al di là dei confini c’è chi ha messo tra i primi punti dell’agenda il problema-lavoro. Dopo aver parlato della riforma Ichino – che nei giorni scorsi ha detto a San Marino RTV che “per nuovo Codice Renzi” dovrebbe imparare “da San Marino”, accogliamo le riflessioni del segretario del Pd Matteo Renzi, che nei giorni scorsi ha pubblicato un vademecum, una sorta di “punti” da discutere con le forze politiche italiane per provare a rilanciare l’economia dello Stivale.

Nome inglese – Jobs act – ma spiegazioni di netto stampo italiano. La bozza (che verrà discussa a breve) è divisa in tre capitoli principali: sistema (in cui si chiede, tra le altre cose, una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende e la eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico); i nuovi posti di lavori (divisi in sette settori per cui il job act individuerà un piano industriale) e le regole (semplificazione delle norme, assegno universale, riduzione delle forme contrattuali).

“L’obiettivo – scrive Renzi – è quello di creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto al mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? E allora basta ideologia e mettiamoci sotto”.

Per il segretario del Pd “non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L’Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l’incantesimo. Per farlo c’è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi”.

 

Jobs act


Il documento è suddiviso in tre parti. La prima è dedicata al sistema Paese ed esordisce con l’energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili). Immancabile una riflessione sulle tasse: chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.

Si passa poi alla spending review, “vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro” e alle azioni dell’agenda digitale, ovvero la fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla Rete. Sempre sotto il primo punto trovano spazio l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio “(“Un piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni” annota Renzi) e della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. (“Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali”). E ancora: la burocrazia, con un intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo. Schematico e sintetico. E trasparente: “Le PA, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato”.

La parte B invece si focalizza sui nuovi posti di lavoro e sviluppa sette aree: cultura, turismo, agricoltura e cibo; made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato); ICT, green economy, nuovo welfare, edilizia e manifattura. “Per ognuno di questi sette settori, il Jobs act conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro” segnala Renzi.

Le proposte poi si chiudono con le regole. Sei punti che spaziano dalla semplificazione delle norme (presentazione entro 8 mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero) alla riduzione delle varie forme contrattuali (“Oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti” rimarca il politico). E ancora: assegno universale per chi perde il posto di lavoro “anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro”; l’obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico “ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance” e la creazione di un’Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali. In chiusura, la creazione di una legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

“Pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della PA possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento