Home FixingFixing Roberto Ciavatta (RETE): “Non ci si può arricchire facendo i dirigenti della PA”

Roberto Ciavatta (RETE): “Non ci si può arricchire facendo i dirigenti della PA”

da Redazione

Qualche mese di campagna elettorale lanciata online, e immediatamente l’entrata a Palazzo Pubblico con una manciata di Consiglieri.

 

di Alessandro Carli

 

Qualche mese di campagna elettorale lanciata online, e immediatamente l’entrata a Palazzo Pubblico con una manciata di Consiglieri. Il movimento Rete, sin dalle prime sedute, ha subito fatto sentire la propria voce. Roberto Ciavatta ci racconta la sua esperienza nella stanza dei bottoni.


Dalle parole ai fatti: siete in Consiglio al primo tentativo. Quali sono, secondo voi, le priorità per rilanciare l’economia del Paese?


“I questi mesi abbiamo fatto molti emendamenti e altrettante proposte. Crediamo che lo Stato dovrebbe far partire una seria di microinterventi per la ristrutturazione degli stabili di proprietà, che oggi sono inutilizzati. Nel frattempo però ci sono tanti uffici statali che pagano un affitto. Nello specifico, i microinterventi – attraverso gare d’appalto – dovrebbero essere assegnati a piccole imprese del territorio, in modo da far ripartire un po’ il settore edile. Nel medio e lungo periodo le spese rientrerebbero”.


Qualche critica ha accompagnato il decreto sviluppo. Chiaramente non è la panacea di tutti i mali, ma avrebbe mosso un po’ le acque.


“Il decreto sviluppo ricalca quello che è stato fatto negli ultimi anni: qualche defiscalizzazione e poco più. Il movimento Rete ritiene che sia stata una delusione. Noi abbiamo proposto una serie di emendamenti per abbassare asticella, ma non c’è stato nulla da fare. In aula, quando si affrontava l’argomento, non c’era discussione. E’ stata una farsa”.


La Finanziaria 2014 non è di facile lettura. Da quello che si può capire però, lo stato di salute delle casse non è buono.


“Il buco di bilancio è profondo. Si chiedono tasse ai cittadini, ma non per rilanciare il sistema, bensì per coprire il rosso. La spiegazione che ha dato il segretario alle Finanze Claudio Felici è stata: ‘Dobbiamo fare cassa perché c’è un buco’. Ci sono due modi per coprire la voragine: incassare di più e spendere di meno. La pubblica amministrazione è un buco senza fondo. Non parlo degli stipendi, anche se, a dire il vero, quelli dei dirigenti sono altissimi. Mi riferisco agli sprechi”.


La PA è nell’occhio del ciclone.


“Per noi la pubblica amministrazione presenta un aspetto positivo, ovvero quello di dare un posto di lavoro estremamente più sicuro rispetto a chi lavora nel privato. A fronte di questa sicurezza però non può esserci una busta paga più alta. Se una persona crede di valere di più, è meglio che vada nel privato. Non ci si può arricchire facendo i dirigenti del pubblico”.


Si parla di spending review. Dove possono essere applicati i tagli?


“Il sistema politico ha spese enormi non dirette. Non mi riferisco ai gettoni, ovvero di 80 euro giornata intera. Piuttosto, alle spese collaterali: nomine, authority, diplomazia, trasferte, enti e BCSM. Molti soldi potrebbero essere risparmiati”.


La crisi però non molla.


“A Natale doneremo alcuni gettoni consiliari in beneficenza. Quest’anno li daremo alla Caritas, che aiuta 40 famiglie sammarinesi in difficoltà. Questo testimonia il fallimento del sistema, assieme ai numeri dei disoccupati: oltre mille unità”.

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