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San Marino, il castello che è erede di una parrocchia

da Redazione

Ente Cassa di Faetano, Banca di San Marino e Leasing Sammarinese. Presentato il volume sulla storia di Acquaviva, curato dal prof. Allegretti.

 

di Alessandro Carli

 

Con la presentazione del volume dedicato ad Acquaviva la collana dedicata alla storia dei Castelli della Repubblica di San Marino – promossa da Ente Cassa di Faetano, Banca di San Marino e Leasing Sammarinese – è arrivata al giro di boa.

Un progetto, quello del recupero dei castelli del Titano, che intende rivisitare la storia sammarinese non nella sua forma statuale ma nella fattispecie delle comunità che la compongono, sulla falsariga della Local History inglese e di analoghe esperienze italiane.

Sin dalle prime pagine del libro, presentato la scorsa settimana davanti a una platea davvero gremita e attenta (presenti oltre 130 persone), si può scorgere la prima deliziosa anomalia, riportata con grande precisione da Girolamo Allegretti, il professore che ha curato il progetto.

“Il Castello di Acquaviva – scrive nel libro Allegretti – non è erede di un castello, ma di una parrocchia. La formazione del suo territorio è dunque parzialmente maturata in ambito religioso, ma nelle sue linee fondamentali – e, per ora, definitive – è risultato di processi che rinviano alla formazione storica del comune sammarinese. È noto il travaglio che l’antica comunità insediata sul Titano – i cui primordi nulla vieta di ricondurre al santo patrono – affrontò con straordinaria determinazione, per darsi la forma-comune (comune ‘di castello’ e non ‘di pieve’, come è stato sostenuto con buoni argomenti) e ampliarne progressivamente la curia, in solido con il vescovo feretrano prima, e poi disconoscendone la sovranità fino ad affrancarsi totalmente nel corso del XIV secolo”.

Acquaviva, hanno commentato insieme il presidente dell’Ente Cassa di Faetano Maurizio Zanotti, il presidente di Banca di San Marino Giuseppe Guidi e il presidente del Leasing Sammarinese Walter Guidi, “è un castello che appare oggi come una serie di insediamenti sparsi su di un territorio segnato nei secoli da gravi problemi di dissesto geologico che ne hanno condizionato l’assetto urbanistico. Un castello le cui vicende possono sembrare legate essenzialmente allo sviluppo economico della seconda metà del XX secolo ma che, in realtà, vanta una lunga storia di terra di confine segnata da una disputa territoriale, anche cruenta, protrattasi per secoli”.

Come ben spiega Marco Sassi nel suo intervento contenuto nel volume, partiamo dalla toponomastica. “Acquaviva si ricollega con evidenza all’acqua, elemento di presenza significativa nel territorio. La sua formazione è certamente medievale e nella forma Aquaviva lo ritroviamo nel 1254. I toponimi legati all’elemento acqua e spesso uniti ad un aggettivo – nel nostro caso viva , riferibile cioè ad una sorgente o anche ad un torrente – sono abbastanza diffusi in Repubblica e solitamente risultano ben riconoscibili”. Luogo periferico rispetto al resto del territorio della Repubblica di San Marino, il castello di Acquaviva, scrive la studiosa Laura Rossi, “non è mai stato al centro di fondamentali eventi storici del passato, che lo hanno piuttosto interessato in virtù della sua collocazione di confine e di passaggio. Tradizione vuole che, Marino di Arbe, provenendo da Rimini, dopo aver seguito il greto del fiume Marecchia e dopo essersi separato dal compagno Leone, diretto sul Monte Feliciano, di qui sia transitato, prima di raggiungere il rifugio della Baldasserona”.

Per capire meglio la storia di Acquaviva, ci vengono incotro gli studi di Gianluca Bottazzi e Paola Bigi. “Le possibilità comunicative di questo comparto territoriale sono comprese tra la percorrenza di crinale prossima a Monte Titano e il fondovalle del Marecchia, potendo prevedere pertanto un’area di strada complessa e mutevole nel corso delle stagioni e dei secoli”.

Alcuni ritrovamenti fortuiti e le ricerche archeologiche condotte dai Musei di Stato a partire dalla metà degli anni Novanta del Novecento testimoniano, scrivono i due studiosi, “la frequentazione e il popolamento dell’area di Acquaviva nell’antichità. Da Acquaviva proviene una punta di freccia in selce datata all’Eneolitico rinvenuta dal dottor Dario Felici e donata al Museo nel 1987. Per l’età romana vanno segnalati

il ritrovamento fortuito ottocentesco di un bronzetto da larario di Mercurio alla Serra di Acquaviva e attestazioni da Cerreto e Murchie”.

Leo Marino Morganti invece si sofferma sull’architettura: il nucleo originario d’Acquaviva, alle pendici nord di Montecerreto, comprende la sorgente dell’antica fonte da cui prende il nome, la chiesa dedicata a sant’Andrea, opera d’impianto secentesco e il piano murato, su cui sorge il ‘casone’ Masi. Per secoli i limiti urbani d’Acquaviva, data la sua natura legata all’economia agricola e a quella molitoria, non hanno subito sostanziali modificazioni.

Il profilo storico del Castello pare prenda corpo da quello che fu il dominio padronale della famiglia di Guido di Cerreto, insediata sul monte omonimo, in evidenza in un importante documento di epoca medievale (1243) dove è testimoniata l’esistenza dei Consoli e del Vescovo a capo della Comunità sammarinese. L’attuale configurazione del Castello (Castello dal 1925), che ha assorbito nel perimetro urbano anche aree marginali, è, comunque, assai recente e lo sviluppo dell’intero centro abitato, sino alle sue diramazioni periferiche, è dovuto, prevalentemente, alla presenza della vecchia arteria stradale che dal confine di Stato conduce a Borgo Maggiore.

Per realizzare la copertina del libro che, come di consueto è costituita dalla riproduzione di un’opera commissionata ad un prestigioso artista, i promotori si sono affidati a Ubaldo Bartolini, pittore marchigiano, uno dei principali esponenti dell’anacronismo, una tendenza pittorica caratterizzata da libera citazione e recupero di temi e tecniche dell’arte del passato. L’artista ha rappresentato il nucleo centrale di Acquaviva, sviluppatosi attorno alla Chiesa, immerso nel verde di una natura pressoché incontaminata: una visione bucolica, soffusa di luce e di atmosfera, che suscita emozioni e ricordi, e che suggerisce riflessioni.

Il libro può essere richiesto in tutte le agenzia della Banca di San Marino.

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