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San Marino, certificati di malattia: regole più stringenti

da Redazione

Le ha decise l’ISS, per evitare alcune distorsioni, soprattutto sulle assenze brevi. Le norme valide anche per i frontalieri. “Giallo” sulla entrata in vigore.

 

L’Istituto per la Sicurezza Sociale ha deciso di cambiare le regole per quanto riguarda la certificazione di malattia per i lavoratori occupati a San Marino. Una circolare di una paginetta resa pubblica nei giorni scorsi e fatta girare anche alle imprese, per una conoscenza il più diffusa possibile tra i loro dipendenti, che prevede alcune regole più restrittive rispetto al passato. Il problema è che la prassi utilizzata finora lasciava dei varchi in cui era possibile incunearsi abilmente, restando a casa dal lavoro eludendo i controlli di medicina fiscale. Così l’ISS ha di fatto dichiarato guerra ai “furbetti del termometro”, rendendo un po’ più complicata la vita a tutti i lavoratori per colpa di qualcuno.

Che ci sia chi se ne approfitta sistematicamente ce lo confermano anche dall’Associazione Nazionale dell’Industria Sammarinese. “I casi non sono molto numerosi ma ce ne sono. Diverse aziende ci hanno segnalato di propri dipendenti che in maniera sistematica si ‘ammalano’ puntualmente sempre di venerdì, o qualche volta di lunedì, o in occasione di qualche ponte, e poi dopo il week end lungo tornano regolarmente al proprio posto di lavoro perfettamente recuperati. In ogni caso le malattie brevi, quelle di un giorno o al massimo due, sono sempre difficili da verificare”. Questo è un problema che incide chiaramente sulla produttività, ma anche sul clima all’interno dell’azienda. Il lavoro che queste persone riescono a evitare infatti, inevitabilmente ricade sui colleghi.

Di fatto si è andati a cercare di evitare di lasciare “vuoti” nella compilazione dei certificati, rendendo impossibile la loro retroattività. Il discorso è semplice: se il lavoratore può farsi sottoscrivere il certificato di malattia il giorno dopo per il giorno prima, in quella giornata può andare teoricamente anche al mare – o magari a sciare, data la stagione, senza che sia possibile verificare la sua reale condizione di inabilità temporanea al lavoro. Lo stesso dicasi per il certificato di continuazione della malattia. Ora insomma è tutto più rigido e non ci sono più scappatoie.

Dobbiamo rilevare una anomalia riguardante le nuove norme. La comunicazione infatti, oltre a non essere protocollata, soprattutto non specifica una data di entrata in vigore. A seguito di una domanda di chiarimenti in proposito, dall’ISS hanno fatto sapere che non si tratta di una dimenticanza bensì di una decisione volta a un’introduzione “morbida” delle nuove direttive, specificando che per il momento per chi utilizza la prassi tradizionale non vengono sollevati rilievi di sorta. Ma se, visto il periodo, si può ipotizzare che questa fase di transizione duri fino alla fine dell’anno, con l’apertura di una nuova pagina dal 1 gennaio 2014, questa mancanza di chiarezza può essere considerata penalizzante nei confronti dei lavoratori che già oggi iniziano a utilizzare le nuove norme a discapito degli altri. Altra puntualizzazione: il discorso vale nello stesso modo anche per i frontalieri.

 

Come funziona il meccanismo


Le malattie sul lavoro sono un costo economico di non poco conto. Nel 2013, quindi a consuntivo non ancora completato, sono costate all’ISS poco meno di 7 milioni di euro, che salgono a oltre 9 milioni se si tiene conto delle altre voci collegate, tra cui i permessi per maternità e allattamento. Si tratta di un diritto sociale che viene sostenuto in larghissima parte dalle aziende e in parte anche dai lavoratori con un contributo obbligatorio del 5,40% in busta paga. L’ISS è chiamata a pagare ogni giorno di malattia l’86% della paga base del lavoratore per i primi 14 giorni e, successivamente, al 100%.

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