Home FixingFixing Villa Manzoni, Mirco Semprini: “Equilibrio tra antico e moderno”

Villa Manzoni, Mirco Semprini: “Equilibrio tra antico e moderno”

da Redazione

“Gli intonaci garantiscono una buona traspirabilità. L’edificio inoltre ha prestazioni termiche e acustiche importanti, e grande attenzione è stata data alla disposizione delle luci per valorizzare l’atmosfera dell’edificio”.

 

di Alessandro Carli


Di lui parla il progetto che ha realizzato: il restauro di Villa Manzoni. Le sue spiegazioni sono quel tocco fatto con il pennellino per dare ancora più valore e bellezza ai colori e alle pareti dell’edificio. L’architetto Mirco Semprini, in occasione della presentazione alla stampa del nuovo volto di Villa Manzoni, ha fatto da Virgilio per raccontare, in una lezione peripatetica (prendiamo a prestito Aristotele: come aggettivo, “peripatetico” è spesso usato per indicare itinerante, errante, in movimento), come e dove ha operato. Una passeggiata tra piani nobili, mezzanini, corridoi, bagni e sale molto luminose.  

“La sfida era ambiziosa: si trattava di mettere a fuoco un nuovo uso per l’edificio, che doveva risultare funzionale e accessibile, cercando un punto di equilibrio tra antico e moderno. Il primo impatto con la Villa, dopo la sua piena acquisizione, è stato poco confortante. A parte il valore affettivo e di testimonianza, dal punto di vista architettonico, della qualità dei materiali, degli affreschi, delle decorazioni, ma anche della semplice realizzazione edilizia, l’immagine complessiva si è rivelata non facile. Alcune crepe nella muratura, che potevano anche essere superficiali, non lasciavano prevedere la fragilità e la debolezza di una struttura che, apparentemente, sembrava abbastanza solida e conservata. Cinque anni fa ho iniziato a fare i primi sopralluoghi. Volevo vedere da vicino e di persona la struttura, capire come muovermi per effettuare il restauro di Villa Manzoni e come riuscire a realizzare il parcheggio. Gli ultimi tre anni e mezzo li ho trascorsi, come si suol dire, ‘in cantiere’. Il progetto è stato improntato mettendo a fuoco alcuni punti ben precisi. Innanzitutto, il riuso dell’immobile, che doveva tornare ad essere fruibile, tenendo sempre in mente la conservazione di tutto ciò che fosse degno di essere recuperato: due esempi su tutti, le cassapanche e le boiserie del Seicento. Dall’analisi dei manufatti è stato individuato un primo nucleo, forse addirittura anteriore al Seicento, che presumibilmente poteva essere una semplice casa contadina. E’ emersa poi tutta una serie di aggiunte, sovrapposizioni e rifacimenti successivi, fino ad arrivare, tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, alla forma e all’aspetto che noi tutti conosciamo. Ovvero, quelli di una villa di campagna, dalle sembianze sicuramente molto signorili e quindi molto diverse rispetto alle abitazioni di quella zona”.

Dopo l’analisi, il lavoro. “Dopo alcune indagini preliminari, si è deciso di intervenire in maniera poco invasiva, eccezion fatta per due stanze – che sono state ampliate al fine di ottenere una capienza soddisfacente – e l’inserimento di un ascensore che collegasse il parcheggio interrato agli spazi interni. Nella scelta dei materiali, ho cercato di conservare la leggibilità e la storia della Villa. Un’opera del Maestro Pomodoro inoltre è stata portata all’interno dell’edificio, mentre un’altra è stata posizionata nel parco. Complessivamente si è trattato di un lavoro più complesso di quanto possa apparire: al di là degli interventi, nel progettare il parcheggio ho prestato attenzione alle linee scelte da Giancarlo De Carlo”.

Dopo una visita, la Villa è molto più chiara. “Gli intonaci garantiscono una buona traspirabilità. L’edificio inoltre ha prestazioni termiche e acustiche importanti, e grande attenzione è stata data alla disposizione delle luci per valorizzare l’atmosfera dell’edificio”.

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