Home FixingFixing La laurea è un foglio di carta straccia? Quel punto di domanda dopo la laurea

La laurea è un foglio di carta straccia? Quel punto di domanda dopo la laurea

da Redazione

LA LETTERA / La nostra provocazione. Fixing “crede” nell’università e nello studio, ma la crisi deprime…


Riceviamo e pubblichiamo.

Gentilissimo Direttore,

con rammarico ho letto il titolo dell’articolo di Alessandro Carli apparso su Fixing del 31 maggio: “La laurea è un foglio di carta straccia”. Perché con rammarico? Perché mi è sembrato offensivo e verso la laurea, considerata alla stregua di un rifiuto per la raccolta differenziata (a San Marino si fa?), e, soprattutto, verso i laureati che l’hanno ottenuta con dedizione, sacrifici e aspirazioni sicuramente di alto profilo sociale e professionale. Se “carta straccia” è una laurea, alla stessa maniera lo sono i master, i diplomi delle scuole superiori e tutti gli attestati professionali, perché, come dice e spiega Carli, la crisi dei posti di lavoro ha penalizzato indistintamente ogni settore occupazionale.

Sempre a proposito di laurea vorrei ricordare che in tutti gli anni del passato ci siamo sempre detti che era importante conseguire tale traguardo per trovare con sicurezza un’occupazione. Che ogni settore era alla ricerca di alta professionalità. Che in Italia il numero dei laureati era insufficiente a coprire l’offerta di lavoro. Che eravamo gli ultimi in Europa. Che dovevamo far collaborare le università e le imprese. E cose di questo genere. E’ di questi giorni un intervento del Segretario di Stato Giuseppe Maria Morganti che suggerisce una “università che possa fare impresa”! Sul Corriere della Sera leggo “ingegneri, medici, ricercatori sono ricercati da Germani e Svizzera”. E su un quotidiano riminese, sempre in questi giorni, riporta “Abbiamo una vera università… che sta tentando un’esperienza quasi unica al mondo sfornando eccellenze”. Allora mi sorge spontanea una domanda dall’analisi dei brutti dati occupazionali della Repubblica di San Marino: perché è successo tutto questo? Ricordo che è stata quasi sempre in testa nelle classifiche dei redditi procapite. Che ha avuto una evoluzione da paese agricolo a paese industriale difficilmente comparabile, in quel tempo, in altri Stati. Cosa che ha consentito un’alta scolarizzazione, ma a basso contenuto tecnologico e finanziario. Tanti avvocati e dottori commercialisti, ma pochi ingegneri e dottorati in economia e finanza o altre specializzazioni.

Quando dall’impiego statale e dal manifatturiero si è voluti passare al sistema bancario finanziario, com’era giusto a quel tempo, si è visto subito la mancanza di qualità professionali sammarinesi. Ruoli coperti da italiani e da improvvisati banchieri e finanzieri sammarinesi e forensi. Con le conseguenze che oggi conosciamo: il fallimento del settore. Mi è piaciuto leggere di “decrescita felice”. Ma non solo ciò. Perché ne è nata di conseguenza la black-list che ha rovinato completamente tutto il comparto economico sammarinese.

Vorrei infine ricordare che da altrettanto tempo si parla e si riparla e si fanno comitati, tavoli di concertazione, gruppi di lavoro per la realizzazione del “polo tecnologico” con in testa l’Università sammarinese. A parte i soldi e le infrastrutture, ma con quali laureati, ricercatori, informatori tecnologici (IT) sammarinesi si coprirebbero quei posti di lavoro? Tutte cose che Lei e i suoi Collaboratori conoscete da tempo e molto bene. Ma è proprio per questo, per concludere, che quel titolo “laurea carta straccia” andava allora scritto con il punto interrogativo, perché avrebbe messo in evidenza la mancanza di lauree attinenti al mondo dell’industrializzazione avanzata che a San Marino è mancata. Se così non fosse stato oggi la Repubblica non soffrirebbe per tanti disoccupati, laureati compresi.

Purtroppo il tempo concesso è forse scaduto, con il rammarico di una ricchezza sprecata e il fardello di un debito che sento dire sempre più crescente. Che peccato! Però… sono stato sempre ottimista ed ho sempre creduto nella vitalità sammarinese. Auguri.

 

Mario Alvisi  

 

Ancora una volta colgo al balzo la sollecitazione propostaci da Mario Alvisi, grande conoscitore delle questioni sammarinesi e – evidentemente – attento lettore del nostro giornale, per alcune considerazioni su un argomento che ci sta particolarmente a cuore. In effetti ci siamo interrogati a lungo, qui in redazione, se aggiungere oppure no quel punto interrogativo di cui ora stiamo questionando. Alla fine ha prevalso la “linea” che ha portato a far passare un messaggio più forte. Anche malgrado le insistenze dell’estensore del pezzo, il nostro Alessandro Carli, che al suo “dott.” davanti al nome ci tiene assai, non fosse altro che per la grande fatica con cui se l’è conquistato. Posso dire con grande sincerità che in questo caso la scelta finale di dare, con il titolo, una lettura negativa alle cifre snocciolate nel pezzo, sia anche stata influenzata dalla tristezza che ci stanno trasmettendo altri numeri, che in questi giorni rielaboriamo, numeri che ci raccontano quanto sia profonda la crisi di San Marino. A questo punto non vorrei suonare troppo retorico, ma alla laurea, noi di Fixing, ci crediamo. Più ancora, crediamo allo studio, alla crescita culturale e poi anche professionale. Crediamo alla formazione come una chiave per il successo. E crediamo anche che l’Università di San Marino sia una grande opportunità, ma che va sfruttata meglio; non a caso abbiamo in programma un approfondimento a breve sulla sua indispensabile riforma. Ecco quindi perché, con quel titolo, abbiamo voluto suscitare un moto d’orgoglio nei nostri lettori. Ci siamo riusciti? Speriamo. Perché non è più possibile proseguire su questa linea. E se fosse necessario l’elettroshock per accendere il cambiamento, elettroshock sia. (L.P.)

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