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Ma la stampa è libera? San Marino Fixing sale in cattedra

da Redazione

Venerdì 3 maggio un convegno al Kursaal. Dove parleremo (anche) di noi. Il giornalismo 2.0 passa dalla formazione. Il nostro progetto col liceo.

 

di Loris Pironi

 

Ma la stampa è veramente libera a San Marino? Questa domanda non è retorica. Tendenziosa, casomai. Serve a stanare chi sta lì ad elucubrare sui giornalisti (presunti) servi di fantomatici padroni oscuri. Sull’ipotetica (improbabile) impossibilità di veicolare le notizie “vere” nel Paese, sulla supposta volontà di qualcuno di tenere nascoste informazioni che farebbero tremare dalle fondamenta la Rupe e chi la controlla. Ecco, giochiamo a carte scoperte: chi pensa che la stampa non sia libera, a San Marino, è gravemente in errore. E rischia di sviare l’attenzione sul vero problema della stampa di San Marino, ovvero la sua inesperienza, la sua ingenuità, la mancanza di formazione. Di stampa, a San Marino, ce n’è pur troppa. Ci sono ben otto quotidiani che ogni santo giorno parlano della Repubblica (quattro italiani, tre sammarinesi più un quotidiano sportivo locale), un settimanale (Fixing, il nostro), una televisione di Stato con annesse radio, un’infinità di siti web che dicono di tutto (e spesso il contrario di tutto). Più i social network, che vengono utilizzati come il ricettacolo di ogni male sammarinese: anch’essi devono essere considerati fonte di informazione per larga parte della popolazione.

Il problema, casomai, va guardato in un’altra prospettiva.

Il problema, casomai, è che a San Marino ci sono troppo poche persone. Appena 35 mila anime non sono sufficienti per tutta questa stampa, anche aggiungendo uno zero in fondo al numero degli abitanti, tutta questa stampa sarebbe comunque “troppa”. Forse ce ne vorrebbero due, di zeri.

Ecco che ne facciamo una questione meramente economica. Come si possono sostenere 8 quotidiani (e un settimanale) più i siti d’informazione / blog che animano la vita pubblica sammarinese andando a gravare su un bacino che più che uno stagno può essere considerato a malapena un pozzo? Parliamo di lettori, ma anche di inserzionisti. Perché – sveliamo il gran segreto – realizzare un giornale costa un mucchio di soldi. Costano i giornalisti, costa la stampa, la distribuzione. In un microcosmo come quello sammarinese dove non c’è neppure bisogno di essere giornalisti per essere direttori di testata, dove la reale proprietà dei giornali è il mistero dei misteri (quella di Fixing, in controtendenza, è conclamata: facciamo riferimento all’Associazione degli Industriali), è arrivato il momento di sollevare la questione. La deregulation non può più essere accettata. E sono gli stessi operatori del settore a chiedere regole certe e precise. Venerdì 3 maggio al Kursaal di San Marino si celebra la libertà di stampa. L’iniziativa è portata avanti dalla Segreteria di Stato al Lavoro e all’Informazione, che ha organizzato un convegno ricco di spunti interessanti, con relatori di spessore ed un programma articolato che affronterà sia il tema della libertà di stampa, sia quello della nuova legge sull’informazione e sull’editoria con cui si sta cimentando – finalmente – la Segreteria di Stato di riferimento. Il titolo, “Libera stampa, libero Stato”, riprende quasi fedelmente quello – peraltro non originalissimo, quasi scontato, dobbiamo ammetterlo – della pagina che Fixing ha dedicato all’argomento poco più di un mese fa. E non è un caso, perché anche Fixing sarà tra i protagonisti di questa giornata dedicata alla nuova era del giornalismo a San Marino. Il sottoscritto, in qualità di direttore dell’unico settimanale economico della Repubblica, è stato infatti chiamato a raccontare di questo unicum che è Fixing. Un settimanale che sgomita per trovare spazio in edicola tra i quotidiani malgrado una tradizione più che ventennale caratterizzi la sua distribuzione principale nella spedizione in abbonamento postale ai principali operatori economici e agli opinion leader della Repubblica. Ma noi, come sempre, vi spiazzeremo. E infatti vi parleremo della nostra vera peculiarità, quella che ci rende davvero “unici” a San Marino, e che non passa per gli argomenti o per i canali di distribuzione. Fixing è l’unico giornale, infatti, che guarda al futuro. Che lavora per costruire un futuro: non tanto il nostro (questa deve essere una conseguenza) ma quello del Paese. Delle sue imprese, della sua economia. Ma prima ancora delle sue coscienze. Quelle dei cittadini, dei nostri lettori, di chi per caso si trova tra le mani questo bel giornalone giallo e blu e incomincia a sfogliarlo per la prima volta.

Un giornale che non solo prova settimana dopo settimana a fare opinione e a fare informazione, ma che da qualche tempo in qua ha sposato anche la causa della formazione, quella vera, utile – anzi indispensabile – ai lavoratori (l’altro nostro lettore di riferimento) e di conseguenza anche alle imprese. E quindi al sistema economico. E quindi allo Stato, disperatamente a caccia di nuove entrate. Fixing ha dunque un ruolo attivo anche in questo; non solo raccontiamo ma anche agiamo, perché se non ci si rimbocca le maniche non si va più da nessuna parte, ormai. E noi le maniche ce le siamo tirate su, da un pezzo ormai. Volete un esempio? Dall’inizio dell’anno, in collaborazione con la Scuola Secondaria Superiore, Fixing sta portando avanti un percorso di giornalismo con 19 studenti delle classi quarta e quinta del Liceo Economico. Qualcuno di loro si è appassionato, e chissà che un giorno diventerà un buon cronista, soprattutto onesto. Ma noi non volevamo formare lavoratori, volevamo inoculare il sacro germe dell’informazione nelle loro giovani coscienze. Volevamo aiutarli a ragionare. Volevamo ascoltarli e farli sentire ascoltati.

A questo punto avremmo anche dovuto parlarvi del convegno. Ma non c’è più spazio. Pazienza, per ulteriori informazioni vi rimandiamo al nostro sito, www.sanmarinofixing.com. E vi invitiamo il 3 maggio al Kursaal. Se vi porterete dietro una copia di questo nostro piccolo lenzuolo giallo e blu vi riconosceremo fra i tanti…

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