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Grilli, ci lasci in black list ma tolga il Decreto incentivi

da Redazione

Lettera aperta di Fixing al Ministro italiano dell’Economia. Aspettando verdetti politici basterebbe un atto previsto dal DL 40/2010.

vittorio grilli 

 

 

di Loris Pironi

 

Gentile Ministro Grilli, sono il direttore di San Marino Fixing, settimanale economico di San Marino. Come testata da oltre vent’anni ci pregiamo, tra le altre cose, di dare voce alle istanze del mondo imprenditoriale della nostra antica Repubblica. Vado dritto al sodo perché ben comprendo che l’attuale situazione italiana non consente di girare troppo attorno ai problemi, e so anche questo non sarebbe un approccio idoneo per trattare con una persona pratica come Lei. La questione dei rapporti tra Italia e San Marino la conosce bene. Sa che la maggior parte delle imprese sammarinesi, per via della black list e delle conseguenze del Decreto Incentivi del 2010, tuttora in vigore, si trovano in grave difficoltà, ma che queste difficoltà si riverberano anche su un gran numero di attività economiche italiane, per lo più insediate in un ambito produttivo trainante come l’Emilia-Romagna e le Marche, che da decenni hanno un rapporto consolidato con San Marino. Noi, come giornale, tutti i giorni ci confrontiamo con questi imprenditori, sentiamo, viviamo e raccontiamo le loro difficoltà. Mi rivolgo a Lei per caldeggiare una soluzione pragmatica ad una situazione divenuta ormai insostenibile. Una soluzione su cui Lei avrà certamente già riflettuto. Nei giorni scorsi, con il Suo parere favorevole, il Consiglio dei Ministri ha approvato la Convenzione tra la Repubblica Italiana e quella di San Marino per evitare le doppie imposizioni e per prevenire la frodi fiscali, con relativo protocollo di modifica, firmato a Roma lo scorso 13 giugno, documento che il Parlamento sammarinese ha già ratificato il 2 luglio. La situazione politica italiana, è noto, non permetterà di portare a compimento l’iter per la ratifica entro la fine della Legislatura. Ma le imprese, quelle sammarinesi e quelle italiane che gravitano attorno al Monte Titano, non possono più aspettare.

Posto che – è stato dichiarato in più occasioni – il permanere di San Marino nella black list è legato a filo doppio alla ratifica degli accordi bilaterali, una motivazione che è possibile comprendere, vorrei andare oltre alla lettera aperta che da poco le è stata inviata da alcuni Deputati in cui le chiedevano di togliere tout-court San Marino dalla black list.

Quello che le chiedo ora è invece di continuare a mantenere la nostra Repubblica in questa scomoda e, a mio vedere ingiusta, posizione sino alla ratifica della convenzione, e nel frattempo può risolvere la questione escludendo San Marino dagli effetti operativi del decreto incentivi del 2010. Infatti sulla base di quanto previsto dal comma 2 dell’art.1 dello stesso, Lei, in qualità di Ministro dell’Economia, “con proprio decreto di natura non regolamentare” ha la facoltà di escludere “l’obbligo di cui al comma uno”, ovvero “la comunicazione telematica all’agenzia delle entrate” “da parte dei soggetti passivi all’imposta sul valore aggiunto”. Questo sarebbe un provvedimento sufficiente, in attesa di interventi “definitivi”, per riportare la situazione ad un livello di normalità operativa indispensabile per garantire un futuro a tante imprese e a tanti lavoratori sammarinesi e italiani.

Le ricordo inoltre che San Marino, autonomamente, ha adottato un provvedimento legislativo (Legge 106/2011) con il quale garantisce assistenza fiscale internazionale e lo scambio d’informazioni sulla base degli standard internazionali e dei modelli definiti dall’Ocse previsti in convenzione. Dunque uno sforzo chiaro e incontrovertibile nel contrasto all’evasione fiscale operante nelle forme dei cosiddetti caroselli e cartiere, che era proprio l’obiettivo principe del Decreto Incentivi in questione. In questo modo l’Italia potrebbe attendere quanto ritiene opportuno per verificare l’opportunità di togliere San Marino dalla black list, decisione (giustamente) politica. Ma nel frattempo le nostre imprese, le nostre e le vostre, avrebbero qualche possibilità di non morire di burocrazia.

Certo della sua comprensione,

cordialmente la saluto.

Loris Pironi

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