Home FixingFixing Aggrappati alla boa in loden. E adesso Mario Monti che farà?

Aggrappati alla boa in loden. E adesso Mario Monti che farà?

da Redazione

Tutto il mondo lo vuole, e gli italiani? Il doppiogioco berlusconiano, le paure di Bersani. Troppo rigore e zero crescita, pochi tagli: qualche punto di spread non vale un programma.

 

di Saverio Mercadante

 

E’ la boa intorno alla quale gira la politica italiana. Quello che deciderà Mario Monti nelle prossime settimane su una sua possibile diretta discesa in campo nelle prossime elezioni sposterà tutto lo scacchiere politico italiano e internazionale. La situazione è paradossale. il governo non ha più la fiducia delle Camere. Ma in molti se non tutti tirano per la giacchetta il presidente del Consiglio italiano. Sembra, però, che sia sceso un certo gelo con il presidente della Repubblica concordano i maggiori editorialisti dei giornali italiani confermato dalla sottolineatura di Napolitano: in quanto senatore a vita non potrebbe presentarsi alle elezioni. Altro segnale di presa di distanza: contrariamente a quanto affermato negli ultimi mesi, anche a fronte della fine anticipata della legislatura, sarà Napolitano a dare l’incarico al nuovo presidente del Consiglio e non si dimetterà prima della fine del suo settennato. In ogni caso il gradimento degli italiani nei confronti di Monti, secondo i sondaggi, seppure in discesa, resta più alto rispetto ai partiti. Più tra gli elettori del centro sinistra che tra quelli del centro destra. Il diretto interessato per ora prende tempo. Monti sembra che sia pronto a presentare una sorta di memorandum. Un elenco delle riforme già attuate dal suo governo e una bozza di programma per la prossima legislatura da sottoporre ai leader politici. Potenziali alleati. Un Monti Bis lo chiedono da tempo l’Udc di Pierferdinando Casini e i futuristi di Gianfranco Fini. Ma anche il movimento Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. Anche se D’Alema ha affermato al Corriere della Sera: “La discesa in campo di Monti sarebbe moralmente discutibile”, il leader del Pd Bersani e anche Monti stesso sembrano più vicini di quanto possa sembrare. Bersani deve trovare la quadra tra Vendola e i centristi su possibili alleanze sul dopo voto. Non è affatto sicuro che al Senato la possibile vittoria del centrosinistra, con questa legge elettorale, possa garantirgli la maggioranza. Se Maroni e Berlusconi raggiungeranno l’accordo per la regione Lombardia, e ci sarà un effetto a cascata anche in Veneto, sarà decisivo per anche per gli equilibri del prossimo parlamento. Berlusconi fa molta tattica in questo momento e ha tentato Monti sino alla fine nel ruolo di federatore dei moderati. Era il maggior responsabile della pessima situazione economica italiana (e per questo gli hanno tolto la fiducia): senza alcun dubbio è peggiorata nell’ultimo anno, solo l’export mostra un +12%, la bilancia dei pagamenti è l’unico segnale positivo. Ora, invece, per Berlusconi e per il PDL che ha votato tutti i provvedimenti lacrime e sangue del governo Monti, compresa la pesantissima IMU, all’improvviso era diventato una specie di salvatore della patria. Ma pare proprio che Berlusconi, avesse deciso di giocare su più tavoli. Visto che l’ipotesi Monti è decaduta, ha già iniziato la campagna elettorale con la lunghissima intervista (sic!) di un’ora e venti da Barbara d’Urso su Canale 5. Resta la sensazione di un certo scollamento tra questo trasversale endorsement nella classe politica italiana e internazionale, anche la Merkel, Obama, il FMI, a favore di Monti, e la pancia del Paese. Anche nei sondaggi più favorevoli una lista montiana non supererebbe il quindici per cento. Troppa IMU, troppo rigore senza almeno un minimo di incentivi per la crescita. Troppe promesse mancate, rispetto al programma iniziale. Troppa poca spending review, mai iniziata di fatto, troppa poca lotta alla burocrazia, troppa poca attenzione alla ricerca e innovazione. E una squadra di ministri tecnici veramente deludenti nonostante il bel curriculum professorale. Non basta aver recuperato la reputazione internazionale e qualche punto di spread, ci vuole ben altro per essere il leader politico di un Paese e caricarlo di ottimismo, energia, risorse economiche e leggi propulsive.

Rigor Mortis si dovrà trasformare in Rigor Vitae, se vorrà avere un futuro politico.

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