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San Marino, Chiesanuova. Castello di poesia

da Redazione

Il libro è edito da Ente Cassa di Faetano, Banca di San Marino e Leasing Sammarinese e curato da Girolamo Allegretti.

 

di Alessandro Carli

 

La splendida fontana di Tonino Guerra, “La voce del canneto”, è un fazzoletto di seta messo nel taschino dell’abito da sera. Nell’abito “abitato” di Chiesanuova – al centro della quarta pubblicazione della collana “Storia dei Castelli della Repubblica di San Marino”, edita da Ente Cassa di Faetano, Banca di San Marino e Leasing Sammarinese e curato da Girolamo Allegretti -, un vestito storico che affonda le radici nelle tradizioni del Titano.

Presentato ufficialmente il 5 dicembre agli Eccellentissimi Capitani Reggenti e in serata all’interno del Cinema Pennarossa di Chiesanuova, il prezioso stampato – che cade nell’anno della scomparsa del grande poeta romagnolo – allunga le sue radici nodose nell’humus locale.

Adagiato sul versante appenninico (“Il territorio del Castello di Chiesanuova si sviluppa nella parte sud-ovest della Repubblica di San Marino. Partendo dallo spartiacque tra il bacino idrografico del Torrente San Marino ad est ed il bacino del Torrente Mazzocco, si riconoscono quattro crinali principali che scendono verso il corso del Torrente San Marino” scrivono Cristiano Guerra e Conrad Mularoni), il Castello cela storie che mescolano il dialetto alle microstorie. Tutto, a Chiesanuova, è nuovo. Restano, del suo secolare passato, pochi toponimi, qualche cartapecora, ruderi minimali; e resta, per l’età moderna, una non cospicua documentazione cartacea, che per lo più va estrapolata, e quasi distillata, da corpi eterogenei e molto più ampi.

Entrare, bussando, nelle case delle persone, è un modo gentile per riappropriarsi dei respiri del passato. In un libro di memorie famigliari – curioso e in vario modo intrigante, anche per la struttura narrativa – il favoloso (e facoltoso) nonno Geri, “che ha case e possedimenti fuori e dentro il territorio di San Marino, dove vive anche per lunghi periodi, avrebbe la possibilità di ottenere anche la cittadinanza, ma non gli interessa [perché] essendo nato, anche se al confine, dentro il territorio italiano gli sembrerebbe di tradire la sua patria. Viceversa l’unica preoccupazione di mio padre [mezzadro o bracciante] e mia è stata quella di perdere la cittadinanza di San Marino andando a lavorare in casa [Geri, pochi metri oltre il confine]”. Un passo al di qua, in territorio sammarinese, c’è la casa di Fontescara, dal vecchio Geri assegnata al figlio quando prende in sposa una ben allevata donzella fiorentina. Una grande e bella casa anche questa: “è da più di sei mesi che ci sono i pittori per restaurare gli affreschi”.

Così. “Realtà marginale a metà tra il ‘fuori’ e il ‘dentro’, tra Italia e San Marino”. Una casa di qua una casa di là, cittadinanza si cittadinanza no, cittadinanza che va e viene. Al di là di quello che dice la servetta, nonno Geri “domiciliato a Montemaggio ha in animo di trasferire il suo domicilio” a San Marino, mentre Andrea Albertini nato a San Marino ora residente a Montemaggio vuol tornare con la famiglia in Repubblica. Una piantata attraversata di sghembo da un confine di stato visibile solo sulle mappe, il Rò a San Marino e il Bunì in Italia, un gioco di bocce che arbitrariamente sconfina, una strada con le case di destra appartenenti a una repubblica e quelle di sinistra all’altra (ma le auto tutte targate RSM). Un confine permeabile, definito sulle carte ma per lo più irriconoscibile sul terreno, e che perfino sulla carta lascia scoperta una “terra nullius”, come tale indicata nella mappa Pelacchi: specie di zona franca in esenzione di gabelle di passo tanto per i sammarinesi quanto per le comunità pontificie di Montemaggio, Valle e Monte a tenore degli accordi del 1754. Un aneddoto solo apparentemente “superficiale”: questo passaggio infatti ci fa capire come, nella realtà delle cose, la storia del castello sia relativamente moderna. Solo nel ‘700 difatti si comincia a usare, come identificazione del territorio, la dizione “parrocchia di Chiesanuova”, che poi diviene corrente negli atti pubblici e privati dell’800.

“Benché la circoscrizione sia già ben definita nei catasti – scrive Allegretti -, a cominciare dal Pelacchi del 1774 – la ‘comunità’ è molto più evanescente, e di più recente individuazione: ma, oggi almeno, reale e percepibile. Di una vera comunità, consapevole e riconoscibile, credo si possa parlare però solo nel ‘900, quando comincia a delinearsi, e poi via via a prender forma, un paese nuovo lungo la ‘strada di Teglio’ (o ‘strada del monte’), equidistante da Teglio e Poggio, i due ‘villaggi principali’ che nel Natale del 1910 celebrarono ‘la pace e l’unione’ reciproca. È la Chiesanuova che oggi conosciamo, col suo edificio scolastico (1915, progetto Ennio Gianfranceschi), la casa del Castello (1943, progetto Gino Zani), la nuova chiesa (1961, progetto Gino Zani), il cinematografo (1964, progetto Gilberto Rossini), infine tutti i servizi di un paesino moderno ben organizzato, non escluso il decoro di una bella fontana nella piazzetta (2011), ideata da Tonino Guerra su commissione dell’Ente Cassa di Faetano”.

Nel 1925, com’è noto, il territorio verrà diviso in dieci circoscrizioni.

“Anche per Chiesanuova, che era una sommatoria di ville e case sparse senza un centro dominante . prosegue Allegretti -, viene usato il termine improprio di Castello; lo si chiama impropriamente Pennarossa (antico castello che Chiesanuova non ha e non ha mai avuto niente a che fare) e per conseguenza è fuori luogo la piuma rossa che tuttora campeggia nello stemma. Nel 1945 le circoscrizioni scendono a nove”. Solo una legge del 1979 sostituirà la denominazione Pennarossa con quella di Chiesanuova; permarrà tuttavia, e permane, lo stemma peregrino.

La pubblicazione, già disponibile presso ogni agenzia di Banca di San Marino, vede la collaborazione del Centro Sammarinese di Studi Storici e ospita le firme anche di Sabrina Bernardi, Paola Bigi, Gianluca Bottazzi, Sara Cambrini, Sandro Casali, Tommaso di Carpegna Falconieri, Debora Fabbri, Olimpia Gobbi, Cristiano Guerra, Filippo Mariotti, Leo Marino Morganti, Conrad Mularoni, Daniel Pedini, Biancamaria Rizzo, Luigi Rossi, Andrea Suzzi Valli e Carlo Vernelli.

A “La voce del canneto”, il grande amico di Federico Fellini, è anche dedicato il calendario 2013 del gruppo Banca di San Marino, che omaggia tutte le fontane “ideate” da Tonino Guerra. E una sua affermazione, che ben sposa la collana dei Castelli: “Non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande”.

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