Non ha la risonanza dei due grandi pilastri crollati nella storia più recente di San Marino ma è di certo, per la sua portata e la ricaduta che potrebbe rappresentare una svolta a dir poco epocale. Parliamo dell’ipotesi di passare dalla Monofase al sistema IVA. Se ne parla al convegno in programma domani al Best Western Palace Hotel.
di Alessandro Carli
SAN MARINO – Non ha la risonanza dei due grandi pilastri crollati nella storia più recente della Repubblica – ci riferiamo all’anonimato societario e al segreto bancario -, ma è di certo, per la sua portata e la ricaduta che potrebbe rappresentare (usare il condizionale è d’obbligo), una svolta a dir poco epocale.
Parliamo, ad essere più precisi, del possibile passaggio dall’attuale imposta Monofase al sistema IVA, un cambio di pagina per la Repubblica di San Marino che riguarda uno dei punti focali del prezioso convegno (il programma integrale lo trovate CLICCANDO QUI) organizzato dall’Associazione Nazionale Industria San Marino e in programma il 25 ottobre dalle 14.30 in poi nelle sale del Palace Hotel Best Western.
All’incontro “Verso il futuro. San Marino nella fiscalità internazionale”, tra i compomnenti del parterre du roi, anche il commercialista e consulente dell’ANIS, Fabrizio Cremoni. Che, a volo radente, entrerà nei dettagli dell’Imposta sul Valore Aggiunto.
In attesa del suo intervento alla platea, San Marino Fixing l’ha intervistato: un piccolo antipasto per capire il significato – e le possibili ricadute – dell’eventuale passaggio dall’imposta monofase all’IVA.
“In termini di gettito, i vantaggi sono ipotizzabili, anche se chiaramente tutti da verificare – spiega Fabrizio Cremoni -. Molto dipenderà dall’elasticità, dal modo in cui reagiranno i consumi interni. L’imposta monofase non grava sul produttore o sul commerciante, ma si trasferisce direttamente sul consumatore finale. L’IVA invece viene applicata in tutti i passaggi intermedi. A costanti consumi, con l’Imposta sul Valore Aggiunto aumenterebbero gli introiti per lo Stato”.
Oltre ai maggiori introiti per le casse statali della Repubblica, “l’IVA – conclude il commercialista Fabrizio Cremoni – ‘parla’ la stessa lingua degli altri paesi europei”.
Insomma, anche più snellezza, e un allineamento alle imposte comunitarie.