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San Marino, RETE e gli altri. I cittadini che vogliono rottamare la politica

da Redazione

RETE

Hanno nomi che si legano in maniera indissolubile al territorio, rappresentano grillianamente la voglia dei cittadini di dare una risposta alla vecchia politica. Alcuni di loro puntano sui referendum, altri – vedi la RETE – si presenteranno alle elezioni. Come cambia il quadro politico del Titano.

di Alessandro Carli

 

SAN MARINO – Hanno nomi che si legano in maniera indissolubile al territorio (s8marino, anche se attualmente è stato parcheggiato; Per San Marino, Movimento Civico San Marino; eccetera) e rappresentano – forse sull’onda popolare del movimento 5 Stelle di Beppe Grillo – la coscienza di una cittadinanza stanca della vecchia politica, che si riunisce per provare a dare una risposta civile agli atavici problemi della Repubblica. Non si sono (ancora) riuniti sotto un fronte comune – diverse sono le individualità che spendono – ma rappresentano un nuovo modo di vivere la cosa pubblica. Giovani, spesso giovanissimi, che hanno fatto dei social network il loro mezzo di divulgazione, di comunicazione. Twittano, corrono veloci in Rete (a proposito, c’è un movimento che si chiama RETE, per l’appunto, quasi a voler confermare quanto scritto), discutono sui massimi sistemi e propongono soluzioni. Non hanno sedi, spesso nemmeno un telefono cellulare: si ritrovano su Facebook (Barack Obama docet), e da FB lanciano i loro progetti. Che, a quanto pare, iniziano a trovare consensi.
 

RETE
RETERinnovare, Equità, Trasparenza ed Ecologia. E’ quanto si cela dietro all’acronimo RETE, il movimento politico nato un paio di mesi fa nella Repubblica di San Marino e che oggi ha i volti di Matteo Zeppa, Michele Pazzini, Roberto Ciavatta, Augusta Taddei, Grazia Zafferani. “L’intenzione – spiega Michele Pazzini – è quella di restituire il dovuto significato alle parole ‘politica’ e ‘democrazia’, sorrette da concetti come ‘trasparenza’ e ‘meritocrazia’. L’attuale distanza tra cittadinanza e potere politico manifesta una crisi di rappresentanza; l’élite dei governanti è lontana dai comuni problemi della gente e si è dimostrata così incapace di economizzare da aver portato la spesa pubblica alle stelle. A ciò si aggiungono tutte quelle pratiche che contraddistinguono il peggior modo di fare politica: clientelismo, cordate di potere, familismo”. Ed è proprio il legame (o meglio: il non legame) con la “vecchia politica” una delle condizioni necessarie per entrare nel movimento.
“Per aderire a RETE – prosegue Pazzini -, la persona non deve avere vincoli con altri partiti. Non deve aver avuto un passato politico, ovvero non deve essere stato consigliere, Capitano Reggente, né tantomeno un vertice politico. E non deve avere una tessera”. Movimento politico senza sede (“Siamo solo su Facebook, e ogni giorno cresciamo – sottolinea -. Il social network oggi rappresenta un grandissimo canale di promozione e di comunicazione. E’ gratis e permette di riunire idee e promuovere iniziative”), RETE guarda già alle prossime elezioni, previste per l’autunno del 2013: “Sicuramente ci candideremo – annuncia Pazzini -. Il programma è pronto all’80%. Per scelta lo terremo aperto sino alla fine. Per legge, il numero dei candidati devono oscillare da un minimo di 12 a un massimo di 60. Non escludiamo una ‘terza coalizione’, ma solamente se i requisiti verranno rispettati”.
Tra i punti-cardine, la trasparenza. “Il 40% della somma che un nostro consigliere ricaverà dall’attività politica dovrà essere versato al movimento. Entrare in RETE significa mettersi a nudo. Significa non nascondere nulla: quote societarie, conti, eccetera”.
E nel caso di un ruolo nell’esecutivo, ogni spesa dovrà essere verbalizzata”.    
All’interno del movimento, diverse personalità accumunate da principi comuni. “Diamo spazio alle individualità: ogni contributo e ogni competenza può essere davvero fondamentale per la crescita”. Pazzini allontana subito il paragone con le Cinque Stelle di Beppe Grillo, ma anche i contatti con altri movimenti sammarinesi nati in questo periodo (“Sono quasi tutte legati ai partiti politici”).
RETE elimina da subito la minima possibilità di un sistema politico in cui vengono soddisfatti gli interessi personali e dove si cede a compromessi anche se si rappresenta l’opposizione. “Se la politica deve essere una zona di ricatti tra partiti, che senso ha più la politica?” conclude Pazzini.

 

Massimo Quindici
Dopo la presentazione della nuova proposta di referendum, hanno sollevato un bel polverone. Sono giovani, si incontrano su Facebook, hanno a cuore i temi della trasparenza, della legalità, della democrazia, dello stato sociale e della sostenibilità. E fanno sicuramente politica, anche se, ammettono a Fixing, “il nostro obiettivo non è quello di presentarci alla prossima tornata elettorale”.
Alla luce di quanto sta accadendo, nei fatti, Massimo Quindici (che nel nome richiama a chiare lettere la massima durata di un incarico politico), vuole ripensare il ruolo della politica nel Paese, “cominciando con il liberarla dalle stanze segrete in cui pare essersi ormai rinchiusa, per restituirla alla popolazione, facendola tornare ad essere patrimonio comune, esperienza condivisa e ‘realmente’ condivisibile. L’attualità ci dimostra infatti che la protratta permanenza delle medesime persone nelle stanze dei bottoni dà origine a fenomeni distorsivi del senso vero della politica (intesa come servizio), che tendono a produrre nella pratica un sistema più oligarchico che democratico, in cui la volontà popolare ha raramente (quasi mai) una qualche rilevanza. Allo stesso tempo ci è evidente, fuor d’ipocrisia, che chi siede per lungo tempo sugli scranni del potere trova, se vuole, il modo di essere riconfermato ad libitum, per motivi che spesso non hanno nulla a che vedere con il merito”.
Massimo Quindici vuole “consentire un ricambio effettivo delle persone che gestiscono le sorti del Paese, secondo il principio dell’alternanza al potere, ben sapendo che chi non ha come obiettivo la propria rielezione farà scelte più libere e presumibilmente ispirate a più alti principi”. Per un rinnovamento sia delle idee che delle persone.

 

Movimento Civico San Marino
Tre punti secchi – creare le condizioni per un modo nuovo di gestire la cosa pubblica; mettere a punto un programma condiviso per l’intento attivo di singoli, imprese e associazioni; riportare il Paese  agli antichi onori di libertà, onestà, trasparenza e democrazia – per dare l’idea di essenzialità: in questo modo si presenta il Movimento Civico San Marino, che, come spiegano i diretti interessati, “non è un partito politico, ma un gruppo libero e pacifico di cittadini sammarinesi e residenti”.

 

Gli Arancioni
Gli Arancioni propongono diverse soluzioni per migliorare il futuro della Repubblica. Il loro vademecum passa attraverso lo scudo fiscale (con l’introduzione dello scudo fiscale sammarinese, avremmo la possibilità di rimpatriare ingenti somme di danaro, di cittadini sammarinesi che hanno soldi in banche all’estero); l’abolizione dell’anonimato societario; i politici a tempo determinato (“Dopo la legge che mette un limite di dieci anni ai Segretari di Stato, noi arancioni crediamo che sia necessario introdurre un limite, anche per chi è in Consiglio Grande e Generale. Riteniamo infatti, che quattro legislature, siano più che onorevoli e soddisfacenti per chi vuole cambiare un Paese. La proposta ha valore anche retroattivo, quindi, chi ha già maturato quattro legislatur non deve più candidarsi”); Smac Plus (gli Arancioni sono al corrente che fra Italia e San Marino, non ci può essere una fiscalità superiore ai 5 punti. Ma San Marino deve anche tornare ad essere conosciuto per la convenienza dei sui prezzi, rispetto agli altri Paesi).

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