Home FixingFixing Troppo poco lo spazio sulla terra? E Google mette i suoi server in mare

Troppo poco lo spazio sulla terra? E Google mette i suoi server in mare

da Redazione

Linea verde: Google ha deciso di mettere i propri server in mare. Il progetto di Google arriva in Finlandia: l’acqua in circolazione funge da raffreddamento. Il colosso di Mountain View inoltre ha deciso di rendere pubblici i consumi.

di Alessandro Carli 

in collaborazione con Marco Grandoni

 

Google, il colosso dei motori di ricerca, deve sempre essere aggiornato. Poiché l’incremento dei dati è in continua crescita, deve acquistare sempre più server, il che comporta innalzamento dei costi di stoccaggio e di elettricità per alimentarli e raffreddarli. Dal 2005 Google ha posizionato i suoi server in nord Carolina (uno Stato che possiede grandi quantità di energia e spazio) e, attraverso un patto con il Paese, vengono esentati gli impianti  dalle tasse per trenta anni, per valore complessivo di 165 milioni di dollari. Ma Google sta già trovando una nuova soluzione: i server in mare. Sembra bizzarro ma invece è geniale: in questo modo riesce a colmare tutte gli aspetti, che spaziano dal raffreddamento dei computer alla collocazione, sino alle spese legate alle imposte.

 

Google in the water

A Mountain View sembra che ne sappiano una più del diavolo, se è vero che Google ha presentato richiesta per un singolare brevetto: trasferire o assemblare ex novo dei server da posizionare in mare, in modo da pagare meno tasse, abbattere il digital divide e utilizzare energia pulita per alimentarle.
Adoperando tunnel già esistenti e un condotto scavato nel granito che portano al golfo di Finlandia, Google utilizza l’acqua del mar Baltico; questa arriva all’interno del data center, prelevata con speciali tubazioni in fibra di vetro rinforzate con il titanio e messa nel ciclo di raffreddamento. Per fare poi in modo che l’acqua calda non provocasse eventuali problemi ambientali, legati allo sbalzo di calore della, nel suo percorso di ritorno si mescola con altra acqua fredda del golfo, ottenendo così una temperatura più vicina e simile a quella del mare. Il data center di Hamina è stato costruito e progettato con tutte le norme di sicurezza atte a prevenire la protezione dei dati informatici. Google ha fatto richiesta della certificazione europea PUE (Power Usage Effectivness); ovvero il dato che misura l’efficienza energetica di un CED (centro di calcolo, o centro elaborazione).
Il sito comprato da Big G è una vecchia cartiera abbandonata, che disponeva già delle infrastrutture di collegamento fra lo stabilimento e il mare. Questo non toglie che Google debba fare un gran lavoro per predisporre il raffreddamento di un intero datacenter usando solo l’acqua salmastra. Il direttore dei lavori, Joe Kava, ha spiegato che Google ha già trovato soluzioni per gran parte delle sfide necessarie per portare a termine l’impresa.
“Il progetto prevede che venga prelevata acqua di mare dal Golfo di Finlandia mediante una pompa, che l’acqua venga quindi convogliata attraverso appositi moduli di raffreddamento dell’impianto. Alla fine del ciclo, l’acqua ormai calda verrà miscelata con quella fredda, così da essere rigettata in mare a una temperatura non troppo diversa da quella del Golfo”.
Kava ha spiegato che l’azienda ha sfruttato un tunnel lungo un quarto di miglio che era già stato costruito per rifornire di acqua di mare la vecchia cartiera, oltre a “un sacco di infrastrutture esistenti che abbiamo potuto riutilizzare in modo da ridurre l’impatto ambientale sul sito”. Fra questi ci sono un vecchio mulino e un condotto scavato nel granito, che è in ottimo stato, com’è stato possibile verificare con l’impiego di telecamere e luci. I problemi di progettazione non sono mancati, perché è stato necessario venire a capo di innumerevoli varianti, fra cui gli effetti del vento, la direzione della marea, il flusso e riflusso dell’acqua, la temperatura e la densità dell’acqua di mare, la formazione di incrostazioni all’interno dei condotti di raffreddamento e altro ancora. Riguardo a quest’ultimo elemento è stato alla fine deciso di usare tubazioni in fibra di vetro rinforzata con lastre di titanio per evitare che il calcare corrodesse con il tempo le tubature. A parte per i servizi igienici e per la ristorazione, il sito di Hamina di Google non farà uso di acqua potabile.

 

Ecologic Google

L’idea “verde” dell’azienda di Mountain View è di rendere pubblici i dati per motivare la propria filosofia ecologica: per gestire il potente motore di ricerca, YouTube, la posta elettronica di Gmail e gli indispensabili banner della pubblicità, i server di Google hanno consumato lo scorso anno 2.26 kilowatt-ora per utente. Ciò equivale alla stessa quantità di energia che è necessaria per tenere accesa una lampadina da 60 watt per un periodo di tre ore.
E’ la prima volta che Google rende pubblico l’ammontare del consumo energetico dei suoi giganteschi computer. Nella scelta verde del colosso del Web ci sono anche altri obiettivi ecologici che Google si pone di raggiungere, come ad esempio un terzo del consumo, entro il 2012, dovrebbe essere sostenuto solo attraverso energie rinnovabili.

 

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